di Paolo Ferrero – ilfattoquotidiano.it -
La lettera aperta di Doria, Pisapia e Zedda,
che partendo dalle elezioni francesi ripropone l’unità di sinistra e Pd
per battere le destre populiste nelle elezioni amministrative, è
sbagliata e frutto di una grave miopia politica.
I sindaci non vedono che le destre razziste in Italia come in tutta Europa sono il prodotto delle politiche neoliberiste volute e praticate congiuntamente da popolari e socialisti. I sindaci propongono come rimedio quella che invece è la causa della crescita delle destre populiste.
Le destre oggi in Europa fanno leva sul senso di insicurezza sociale derivante dal brutale attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei popoli europei condotto attraverso le politiche di austerità.
E’ l’austerità ad aver prodotto disagio sociale e paura. Al centro
delle politiche di austerità vi è il mantra che i soldi non ci sono. La
campagna ossessiva sulla scarsità, sulla necessità di tirare la cinghia,
ha ingenerato nella società una drammatica guerra tra i poveri.
Questa viene declinata in forme diverse da Renzi e da Salvini, ma
entrambi fanno leva sullo stesso tema: la coperta è corta, non ce n’è
per tutti. Renzi dice che se i giovani sono precari è
perché gli anziani si sono mangiati tutto, con le loro pensioni, i loro
stipendi, i loro diritti. Salvini declina questo stesso
messaggio dicendo che i nemici sono i migranti e gli zingari. La logica
che li accomuna è che la coperta è corta ed è meglio che rimangano
fuori i piedi di qualcun altro. Il problema invece è rovesciato: la
ricchezza c’è ma è troppo mal distribuita con ricchi troppo ricchi e
popoli troppo poveri.
Pensare di sconfiggere le destre razziste rafforzando Renzi, il Pd e
in generale i socialisti europei è come voler spegnere l’incendio
gettando benzina sul fuoco: sono i trattati di Maastricht, di Lisbona, il Fiscal Compact,
votati insieme da socialisti liberali e popolari, ad aver costruito la
gabbia d’acciaio neoliberista in cui oggi sono imprigionati i popoli
europei. Sono queste politiche al servizio del grande capitale ad aver
determinato paure e disgregazione sociale su cui le destre fanno leva
per proporre risposte false e barbariche.
Non mi sfugge che sul tema della paura sociale si innesta il tema
della sicurezza e della paura del terrorismo islamico. Anche qui però
non si può non vedere come le guerre occidentali – Afganistan, Iraq, Libia, Siria
– abbiamo avuto un ruolo fondamentale non solo nella costruzione di un
terreno fertile per le barbariche opzioni terroriste, ma addirittura
abbiano costruito e foraggiato le organizzazioni come l’Isis. Anche
questo disastro è stato compiuto insieme da popolari e socialisti, da
Unione Europea e USA.
Inoltre non è un caso che i paesi europei dove la destre populiste non avanzano sono quelle dove avanzano le sinistre antiliberiste.
In Grecia come in Portogallo, la presenza di una sinistra antiliberista
robusta, che chiaramente si batte per la modifica dello stato di cose
esistenti e indica vie positive di uscita dalla crisi, costituisce un
punto di riferimento per gli strati popolari facendo crescere la
battaglia per la giustizia sociale invece della guerra tra i poveri.
Quest’ultimo è un punto fondamentale. La guerra tra i poveri – nelle
varianti del confitto generazionale e del razzismo – prolifera dove non
esiste la lotta per la giustizia sociale. Nella misura
in cui i privilegi dei ricchi vengono incrementati, protetti e
santificati, prende corpo il conflitto tra i poveri. Al contrario nella
misura in cui si dispiega un sano conflitto di classe, dei poveri contro
i ricchi, del basso contro l’alto, non crescono le guerre tra i poveri e
i razzismi.
Da questo punto di vista occorre evitare di sbagliare i parallelismi
storici: la situazione attuale non è da paragonare a quella del ‘44 ma
agli anni ’20 del secolo scorso. Oggi non ci troviamo davanti a regimi
fascisti naufragati nella guerra e da sconfiggere attraverso un fronte
democratico. Oggi dobbiamo impedire che le risorgenti “destre
fascistoidi” diventino egemoni su larghi strati popolari annichiliti
dalle politiche di austerità. Il nazismo vinse le
elezioni in Germania nel ‘33 proprio facendo leva sui 5 milioni di
disoccupati prodotte dal governo Bruning, che attuava le stesse
politiche di austerità che oggi piacciono tanto alla Merkel. Oggi non
siamo in una situazione simile a quella della fine della seconda guerra
mondiale, ma in una specie di “Weimar al rallentatore”, dove ancora è
possibile evitare che i nazisti conquistino la fiducia del popolo.
In conclusione, le destre populiste proliferano dove comandano i banchieri.
Che questo avvenga attraverso la Merkel e Hollande, o i nostrani Monti e
Renzi, poco importa. Per sconfiggere le destre populiste occorre
sconfiggere le politiche neoliberiste e per questo è necessario
costruire una alternativa di sinistra, che faccia gli interessi dei
popoli coniugando libertà, eguaglianza e fraternità. Per sconfiggere i
populisti occorre costruire l’alternativa ai liberisti.
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