Siccome esistono precedenti di personaggi politici “dimissionati” sarebbe il caso di adottare sempre lo stesso metro.
E il metro è Josefa Idem che è stata
buttata fuori dal governo per un’inezia relativa al pagamento dell’ICI.
Ovviamente la stampa che ne reclamò le dimissioni rimuove la sua vicenda
perché accostare l’esempio della Idem all’affare Boschi rischia di
essere molto imbarazzante.
Il ministro Boschi è in conflitto di
interesse perché il governo ha salvato la banca in cui cui suo padre
ricopriva la carica di vicepresidente? Penso di no: credo che il governo
avrebbe varato il decreto anche se non fosse stata coinvolta la Banca
Etruria.
Ma sarebbe stata inserita ugualmente la
norma che limita fortemente la possibilità di azionisti e
obbligazionisti di avviare un’azione di responsabilità nei confronti
degli amministratori delle banche in dissesto? Quella per cui prima di
procedere occorre l’autorizzazione della Banca d’Italia? Chi ce lo
assicura? Renzi che pronuncia la formula “Possa cadere il soffitto della
Leopolda se ho pensato al padre della Boschi”?
Questa è la questione che pone Saviano e
che non è per niente pretestuosa, come riconosce anche Bersani che ha
dichiarato che il ragionamento generale di Saviano è giusto e
condivisibile, salvo poi aggiungere che le conclusioni, ossia la
richiesta di dimissioni, sono esagerate. Ma qui siamo nel campo delle
aporie della sinistra PD, che denuncia, ma poi non è conseguente e
pretenderebbe analoga irresolutezza da parte di Saviano.
E più si approfondisce la vicenda più
affiorano aspetti inquietanti, come emerge dalla testimonianza dell’ex
impiegato della Banca Etruria che ha rifilato l’investimento sòla al
povero Luigino di Civitavecchia morto suicida: il direttore aveva
indetto una gara di eccellenza nella fregatura, con pesanti richiami
agli impiegati di banca con meno pelo sullo stomaco e più remore ad
imbrogliare i clienti. Se l’ex bancario non è un mitomane e quindi le
sue affermazioni venissero confermate, è ipotizzabile che i vertici
della banca, tra cui il padre della Boschi, non sapessero niente di
questo campionato del raggiro dei clienti? E se affiorassero altri
particolari più raccapriccianti? E’ ragionevole il sospetto che quel
codicillo sia stato inserito per attenuare gli effetti di un’indagine
devastante?
Ma La Boschi non è la Idem, non è tipo
da passi indietro, essere inseguita dal sospetto non la preoccupa. Non
mi risulta che abbia rivolto una sola parola alla famiglia della vittima
di questo imbroglio, al contrario si è scusata con il padre, al centro
di clamori mediatici a causa del suo ruolo di ministro. Direi che un
rappresentante delle governo dovrebbe rivolgere le sue preoccupazioni ad
una cerchia un po’ più ampia della sua famiglia, specialmente se fuori
del clan c’è un suicida. Ma questo purtroppo è il senso delle
istituzioni della nostra classe dirigente.
E sa anche che Renzi dovrà difenderla
fino a quando non sarà un problema insormontabile per il governo e per
lui stesso per due motivi: 1) la Boschi è l’eroina delle riforme
costituzionali, il perno su cui ruota l’immaginario di questo governo
del fare, la faccia che mostrerà nella campagna referendaria, volete che
faccia crollare questo castello narrativo che si regge per metà sul
mito della tenace Maria Elena? 2) suo padre è rappresentante di uno di
quei mondi che sostengono Renzi, la direzione delle banche dai grandi
emolumenti e dalle piccole responsabilità. Che devono rimanere piccole.
Per questo la Boschi siede al governo, per difendere questi interessi.
Perciò non si comprendono le remore
della sinistra PD a porre la questione della Boschi come se si trattasse
di un volgare attacco personale: dietro il codicillo c’è suo padre, ma
c’è anche un sistema di potere che agisce irresponsabilmente scaricando i
costi della propria inefficienza sui cittadini e va combattuto perché
causa ingenti danni sociali ed esistenziali.
E non è una battaglia che va combattuta? Ecchissenefrega se la Boschi frigna che si vuole colpire lei tramite il suo papà.
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