di Roberto Musacchio e Massimo Torelli-
Tre
autorevoli sindaci -Doria, Pisapia e Zedda- prendono spunto dal voto
francese per rilanciare il centrosinistra come barriera contro le
destre. Peccato che il voto francese dica precisamente il contrario.
Il
voto pessimo delle regionali per i socialisti è figlio, secondo la gran
parte dei commentatori, proprio del malcontento per le politiche
economiche seguite dal governo Walls e dal Presidente Hollande.
Un
orientamento di voto maturato in tempi precedenti allo stesso terribile
attacco terroristico. Le amministrazioni locali sono diventate in
Francia, ma certamente anche in Italia, il punto piu' debole di una
crisi, e di scelte politiche sciagurate, che si scaricano sui cittadini e
sulla loro vita quotidiana. E in particolare le amministrazioni sono
bersaglio di un malessere che fatica anche a trovare altri sfoghi in
quanto ormai le decisioni vengono assunte in sede ademocratiche e
lontane, inarrivabili. Per altro, con l'eccezione della Germania dove la
camera dei land diede via libera alla Merkel per la firma del Fiscal
compact solo dopo che il governo centrale si assunse i debiti locali, in
Europa e qui in Italia avviene esattamente il contrario e il patto di
stabilita' è stato messo a carico degli enti locali.
La
nuova destra francese vince certo grazie ai fenomeni di xenofobia e
razzismo ma costruisce il suo exploit intorno ad un malessere sociale
ormai drammatico. Per altro le stesse misure prese dal governo Hollande e
Walls di sfregio ai valori costituzionali rendono il loro baluardo di
civiltà contro le destre assai poco credibile. Il discorso fatto per la
Francia vale purtroppo per tutta l'Europa. La ferocia con cui si e'
cercato di reprimere l'esperienza di Tsipras, la dice lunga sulla natura
di questa Europa che si fonda precisamente su un accordo sistemico tra
popolari e socialisti. È questo accordo che ha prodotto le politiche di
austerità e quelle contro i migranti. E il cattivo risultato della
sinistra francese è strettamente collegato alla ferocia dell'attacco al
governo Tsipras: assoluta intransigenza a istanze di giustizia e
cambiamento a costo di lasciare spazio ai nazionalismi e ai razzisti.
Questo
stato dei fatti lo viviamo anche in Italia. Il non successo elettorale
nel 2013 di Italia Bene Comune sta dentro questa subalternità alle
politiche europee che essa manteneva. E il governo Renzi è la
conseguenza di questo insuccesso e ha approfondito il legame con la
Troika. Legame non solo nelle scelte finanziarie ma in quelle sociali e
addirittura ideologiche. I tagli agli enti locali sono stati devastanti.
Jobs act e buona scuola danno un duro colpo ai diritti. Certo, anche
Renzi prova a fare un po' di ammuina, ma non è certo da lui e dal suo
governo che può nascere l'alternativa a questa Europa. Parlare come
fanno i tre sindaci di fisiologiche diversità tra un governo centrale e
quelli locali, non sembra proprio cogliere la drammaticità della
situazione. Cosi come considerare anomala la alleanza con forze di
centro destra quando purtroppo la sostanza della subalternità alla
Troika è proprio nel Pd. Come possa poi crescere una sinistra in questa
gabbia è un vero mistero. E la stessa crisi della cosiddetta stagione
arancione non può non essere vista.
Non
è la mancanza del centrosinistra che fa perdere i bisogni e i voti
popolari ma la larga convergenza su politiche di destra ( convergenza
che per altro favorisce le destre). E la paura delle destre diviene
l'alibi per difendere lo status quo.
Neanche
la sacra e storica disciplina repubblicana francese vale più come
soluzione. Figuriamoci la riedizione di un centrosinistra come quello
italiano che ha come cardine un partito come il Pd, un leader come
Renzi, esperienze come quelle del Comune di Roma, candidati come Sala e
bandiere come la riforma Costituzionale della ministra Boschi. E in una
situazione italiana in cui c'è una realtà come i Cinque Stelle che ha
peculiarità diverse.
Altra
è la strada che ci pare necessaria. Nei territori quella di Barcellona e
Madrid dove si sono costruite coalizioni vincenti dal basso e in
alternativa alle politiche dominanti, a livello generale la costruzione
di una sinistra europea autonoma, forte e popolare. Questo l'unico vero
baluardo contro le destre e per porre fine all'assurdo circolo vizioso
tra peggio e meno peggio che uccide la democrazia.
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