Il direttore di Rai3 Andrea Vianello? È “un arrogante” che dovrebbe “dare un chiaro e immediato segnale editoriale”. La direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer? “Se dipendesse da me, riterrei che ha dato tanto, ma così tanto alla Rai che può anche bastare”. Malgrado le polemiche e gli attacchi dei Cinque Stelle e della minoranza dem, il segretario della Commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, non cambia idea. In due interviste a Repubblica e al Fatto Quotidiano conferma quanto detto al Corriere della Sera:
“C’è un problema con Rai3 e il Tg3, purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico, non si sono accorti che c’è un nuovo segretario”. E ancora: “Ballarò sforna editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana”.
Oggi Anzaldi torna sull’argomento con interventi ancora più duri. “A Rai3 ci sono delle violazioni di pluralismo e lo dico con i dati alla mano. Sul Tg3 hanno costruito un’opposizione che non c’è, quella di Bersani e compagnia, a danno delle vere opposizioni che sono Grillo e Forza Italia”.
A stretto giro gli risponde, via Twitter, il deputato Pd Roberto Speranza: "Non tocca alla politica definire i contenuti di tg e talk show. Le affermazioni di questi giorni può farle Berlusconi. Non certo il Pd". La libertà dei giornalisti - sottolinea l'esponente della minoranza Pd - "è un bene prezioso".
Non tocca alla politica definire i contenuti di tg e talk show. Le affermazioni di questi giorni può farle Berlusconi. Non certo il Pd.
— Roberto Speranza (@robersperanza) 30 Settembre 2015
Con gli editti bulgari la storia del #PD non c'entra. Non tocca alla politica decidere cosa un Tg deve raccontare al paese. @PdSinistra
— Danilo Leva (@LevaDanilo) 30 Settembre 2015
Ai Cinque Stelle, che sul blog di Beppe Grillo lo hanno ritratto con un fotomontaggio nelle vesti del nazista Goebbels, risponde così: "Ho detto quel che dovevo. E la faccia di Goebbels non me la merito", "penso che il presidente Fico domani mi chiederà scusa e mi manderà un regalo. I 5 stelle in televisione non esistono, il problema del pluralismo riguarda soprattutto loro".
Parole durissime per il direttore della terza rete Rai: quando Vianello è venuto in Vigilanza – attacca Anzaldi – lo ha fatto “con arroganza”, “è venuto a dire che va tutto bene. Ci ha trattato male e nonostante questo è finita a tarallucci e vino”.
"Sono l'unico che legge quel che bisogna leggere stando qui. E cioè i dati dell'osservatorio di Pavia […]. A Ra3 si sono anche inventati il nuovo panino nel pastone del tg. Prima parla la minoranza Pd, poi il Pd e infine i 5 stelle", "sa chi sono quelli che hanno più minuti nei tg? Il primo è Renzi, il secondo Roberto Speranza".
Tuona contro il governo Renzi Corradino Mineo, senatore del Partito Democratico, secondo cui il premier si sta comportando “peggio di Berlusconi. "La crisi mondiale è tale che questo tentativo di Renzi di trasformare una presa del partito e del governo in un regime finirà in nulla. Se non fosse per questo sarei preoccupato per la libertà oltreché per la Rai”, ha detto Mineo a Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano. “La cosa che ha fatto Anzaldi è senza eguali. Lui non si è limitato a fare un nuovo editto bulgaro, chiedendo l'allontanamento dalla Rai di Vianello e Berlinguer. Lui fa peggio di Berlusconi, stabilisce una teoria secondo la quale è il governo a decidere quali uomini debbano andare in televisione. Vogliono mandare nei talk show i loro amici, ritengono che il giornalista non debba avere la possibilità di invitare chi ritiene più opportuno. L'unico precedente di atteggiamenti simili ricorre al MinCulPop, questo atteggiamento è tipico del Partito Fascista. Nell'arroganza pacchiana di alcuni seguaci di Renzi si è superato il limite. Spero che Renzi rinsavisca, tolga questo Anzaldi dalla Commissione di Vigilanza e chiarisca che non chiede la cacciata di nessuno, senza pretendere che un talk show chiuda perché fa meno ascolti di Rambo".Poi la sferzata: "Non si possono tollerare atteggiamenti di questo genere nel Partito che si diceva Democratico. Molto meglio andare subito a votare, si dice che tutto il mondo è con Renzi? Bene, andiamo a votare subito, vediamo quanti voti prende Renzi con questa legge elettorale. Il Partito Democratico è stato completamente destituito da Renzi, la sua leadership ora è del tutto illegittima, nessuno degli elettori che lo votarono alle primarie potevano immaginare che questo sarebbe stato il suo racconto. O cambia verso o si dimette".
Minacce a Raitre, se Renzi e il Pd scambiano la democrazia per la bestiale legge del più forte
Il Potere è una brutta bestia. Tradizionalmente chi lo conquista tende ad eternarlo. Per questo indigna, ma non stupisce, l’intervento a gamba tesa su Raitre, fatto nel più puro stile berlusconiano dal deputato Pd, Michele Anzaldi. Sostenere che “il problema” della Rete e del suo tg è quello di “non aver seguito il percorso del Partito Democratico” e di “non essersi accorti” dell’elezione di Matteo Renzi a segretario prima e premier poi, dimostra ancora una volta che in Italia la libertà di parola e di critica è un valore da difendere ogni giorno. Chiunque sia al governo.
L’attacco ha infatti un mandante preciso: il presidente del Consiglio. Il politico che sino a un anno fa attirava simpatie a destra e a manca ripetendo e twittando “fuori i partiti dalla Rai”, ma che quando è arrivato a Palazzo Chigi ha nominato nel Cda di viale Mazzini il suo spin doctor, Guelfo Guelfi, la vice responsabile cultura dei Dem, Rita Borrioni e Antonio Campo Dall’Orto, un manager tv presente in tutte le edizioni della Leopolda e forse per questo premiato con uno stipendio da 650mila euro l’anno. Una scelta oscenamente partitocratica seguita, il 21 settembre, da una direzione del Pd in cui il premier ha sfottuto pesantemente i talk-show per i loro ascolti e li ha pubblicamente accusati di disfattismo per un racconto del Paese “in cui tutto va male”.
Considerazioni pronunciate non per caso e non nel semplice esercizio del diritto di critica che in democrazia va riconosciuto anche all’uomo più potente di tutti. Con quelle parole Renzi, come sapeva bene, ha invece dato il via libera agli insulti del governatore della Campania Vincenzo De Luca contro Milena Gabanelli e Riccardo Iacona (“camorrismo giornalistico”) e alle minacce contro il direttore di Raitre, Andrea Vianello, pronunciate dal fedele Anzaldi (“ora è importante che non faccia altri errori”).
A oggi le differenze con l’escalation che portò all’editto bulgaro di Silvio Berlusconi e alla conseguente occupazione della tv pubblica, sono davvero poche. Anche se, conoscendo l’abilità politica del premier, immaginiamo che nei prossimi giorni o nelle prossime ore Renzi interverrà direttamente, o per interposta persona, per gettare acqua sul fuoco (questa vicenda non fa bene alla sua immagine) per poi lasciare che le cose facciano il loro corso. Del resto basta già ora parlare con i colleghi della Rai – che con tutti i giornali implorano di non essere citati – per capire quale clima di paura si respiri in azienda.
Obbiettare come fa qualcuno (con in testa i renziani) che in fondo Beppe Grillo e il M5S hanno lanciato strali più diretti e, secondo loro, peggiori nei confronti di giornalisti della tv e della carta stampata, non ha senso. E non tanto perché il Movimento non è al potere o perché quando si è trattato di scegliere un membro del Cda Rai, i 5 Stelle hanno fatto eleggere una personalità competente e indipendente come Carlo Freccero. Ma perché un comportamento che si ritiene sbagliato non ne può mai giustificare uno analogo.
Usare argomentazioni simili dimostra solo che si concorda con la continua e sfacciata occupazione dei media da parte della politica, di qualunque colore essa sia. Dimostra che si è nati per servire. Un po’ come tutti quegli esponenti ora silenziosi di un Partito che continua a dirsi Democratico, quando invece scambia la democrazia per la bestiale legge del più forte.
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