Più consumi, meno paghi. In barba al risparmio energetico e ai continui appelli sulla riduzione delle emissioni inquinanti. Secondo ambientalisti e consumatori, sarebbe questa la logica su cui si basa la riforma delle tariffe elettriche, proposta dall’Autorità per l’energia e il gas. Non solo. La riforma bloccherebbe anche lo sviluppo delle fonti rinnovabili a favore di quelle fossili, e aumenterebbe i costi della bolletta elettrica per le famiglie più povere. Per questo le associazioni di categoria sono sul piede di guerra e lo stesso governo, per bocca del sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, ammette che c’è il rischio di un aumento degli esborsi “per molti consumatori”.
Sono mesi che l’Autorità ci lavora ma, nonostante varie limature, il testo continua a essere oggetto di critiche. L’obiettivo del Garante è quello di aggiornare il metodo di calcolo delle bollette della luce, eliminando la progressività che ora permette a chi consuma meno di pagare in proporzione di meno e spostando gli oneri di rete e di sistema (che servono per esempio a finanziare la promozione delle fonti rinnovabili e delle “assimilate”) dalla parte variabile della bolletta, cioè l’importo da pagare sulla base dell’energia elettrica trasportata sulla rete per soddisfare la richiesta del cliente, a quella fissa (tutte le altre spese indipendentemente dai consumi). In questo modo, è il ragionamento, chi consuma di più, come le famiglie numerose e le piccole imprese, avrà una bolletta più leggera.
Di contro salirà quella di chi consuma poca energia, come single, coppie e non residenti con bassi consumi. Va da sé, però, che al contempo si rende meno conveniente risparmiare energia o autoprodurla, con il risultato di disincentivare il ricorso alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Inoltre, famiglie numerose ma molto povere possono comunque avere consumi più bassi di un single benestante.
Una prima versione di riforma era già stata presentata a febbraio scorso. Ma, dopo molte polemiche, il garante ha deciso di avviare una nuova consultazione su una proposta più soft, per arrivare al testo finale entro novembre prossimo. “Secondo alcuni partecipanti alla consultazione – si legge nel nuovo documento – investimenti in efficienza energetica e per l’autoconsumo perderebbero parte del proprio valore e l’introduzione della riforma tariffaria rischierebbe di modificare gli equilibri economici di investimenti già compiuti e di rallentare la naturale evoluzione del mercato verso soluzioni tecnologiche caratterizzata da una maggiore sostenibilità ambientale”.
Rispetto alla prima versione, il nuovo testo prevede un’applicazione più graduale delle misure, che entrerebbero in vigore tra il 2016 e il 2018, e uno spostamento degli oneri rimodulato in modo da non penalizzare troppo il risparmio energetico e l’autoconsumo. Altra novità è il mantenimento della differenziazione tra residenti e non residenti per diminuire l’impatto della riforma sui clienti nelle loro abitazioni di residenza, anche se a svantaggio delle abitazioni non di residenza.
Ma i cambiamenti non sono serviti a smorzare le critiche. Adusbef, Codici, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente e Wwf continuano a chiedere di fare un passo indietro sulla progressività introducendo il principio del “consumerismo ecologico“. Ossia “minor consumo, maggior risparmio”. Per le sette associazioni la riforma non è adeguata alle esigenze sociali, ambientali, economiche e produttive: “Aumenta i costi dell’energia elettrica, in particolare per le fasce deboli della popolazione e incoraggia il consumo di energia elettrica prelevata dalla rete, che è ancora prevalentemente prodotta da fonte non rinnovabile, disincentivando ogni forma di risparmio di energia elettrica”, dicono.
A scendere in campo anche i presidenti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, Ermete Realacci e Giuseppe Francesco Maria Marinello: si “rischia di favorire un uso meno efficiente dell’energia, con conseguente aumento delle emissioni e delle bollette”, in particolare “per le famiglie più povere”, si legge in una lettera congiunta all’Autorità per l’Energia.
Obiezioni a cui il sottosegretario Vicari ha cercato di rispondere in occasione di un’interrogazione sul tema presentata dal senatore pentastellato Gianni Girotto in commissione Industria al Senato. “Il governo ha chiesto all’Autorità di conoscere l’impatto complessivo della proposta” e “valuterà i dati che saranno forniti, riservandosi gli opportuni interventi”, ha affermato Vicari. Ammettendo però che “il graduale superamento dell’attuale struttura tariffaria può portare un aumento di alcune componenti tariffarie, con impatto per molti consumatori”.
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