mercoledì 9 novembre 2011

Berlusconi e la “rivoluzione liberale”: il fallimento totale di un’illusione collettiva

 
di Matteo Pucciarelli
 
Siccome non è così folle pensare che Silvio Berlusconi – diciassette anni son pochi – una volta caduto e una volta convocate nuove elezioni (adesso o nel 2013, chissà) possa ricandidarsi, evocando come sempre l'avvento dei cosacchi, la fine delle libertà, l'aumento delle tasse, il regime dei giudici e le solite idiozie buone a raggirare chi non sa ancora accedere a Internet, va fatto il punto sulla sua azione di governo in questi tre anni e passa.
Mettiamo subito le mani avanti: noi incalliti elettori di sinistra possiamo solo tirare un sospiro di sollievo se il programma della coalizione di centrodestra presentato nel 2008 è rimasto carta straccia, buona per asciugare dopo aver spruzzato il Vetril. Ma il punto non è questo. In ballo, come sempre, c'è la credibilità di un uomo e di un'intera classe dirigente. Che Berlusconi fosse un venditore di tappeti da tv locale sull'orlo del fallimento (ti vende l'arazzo e poi scappa con i soldi) i più avveduti l'avevano capito ben prima che scendesse in politica. Ma quando hai quella potenza mediatica, e quella potenza economica, e hai fatto di tutto in quasi 20 anni per tagliare i fondi all'istruzione perché solo nell'ignoranza altrui puoi sguazzare, capita che metà Paese possa ancora credere che tu sia San Francesco, giusto con qualche veste in più.
Allora, programma alla mano. La risorta "rivoluzione liberale". Meno tasse e più soldi per tutti, il paese dei balocchi alle porte contro la triste dittatura dei soviet.
Promessa: "Diminuzione della pressione fiscale sotto il 40%". Dopo tre anni, è al 43,5%.
Promessa: "Abolizione dell'Irap e riduzione dell'Iva". Dopo tre anni l'Irap è viva e vegeta mentre l'Iva è salita al 21%.
Il federalismo fiscale non è stato realizzato (mancano i decreti attuativi), 
Il debito pubblico è salito da 1600 miliardi di euro (2008) agli attuali 1900 (luglio 2011).
Hanno pompato un'intera campagna elettorale sul tema della sicurezza, tanto che allora pareva che a ogni angolo di strada ci fosse un magrebino pronto a stuprare te e il resto della tua famiglia. Ecco, in tre anni le risorse per la sicurezza sono state tagliate di 2,5 miliardi di euro. Le macchine della Polizia al momento non hanno neanche la benzina. E nei tribunali manca la carta per stampare gli atti.
Il Ponte sulle Stretto di Messina doveva collegare la Sicilia con l'intero sistema Italia-Europa-Pianeta Terra-Via Lattea. I finanziamenti sono stati appena soppressi.
La disoccupazione è salita dal 6,7% all'8,3%.
I fondi per la banda larga (800 milioni) sono stati bloccati.
Brunetta aveva promesso di digitalizzare questo mondo e anche quello che verrà. L'unica cosa attivata è stata il certificato medico online. Svolta epocale insomma (vorrebbero copiarci anche gli americani, un team del Mit di Boston sta cercando di capire come abbiamo fatto, ma ancora non ci sono arrivati: Brunetta mantiene il segreto).
Era stato promesso un piano casa per le giovani coppie sposate o pronte a sposarsi. Delle abitazioni nessuna traccia, ma magari nel frattempo qualche matrimonio e/o fidanzamento si è rotto (compreso quello di Berlusconi, che tanto giovane non è ma comunque di minorenni se ne intende).
I 34mila enti inutili indicati dal governo all'inizio della legislatura sono rimasti lì dove sono: o non erano poi così inutili oppure era la solita panzana buona a riempire le pagine di Libero e il Giornale.
Sarebbe anche bello sapere a che punto è l'iter per conferire il premio Nobel per la Pace a Lampedusa, ma forse è meglio passare oltre perché abbiamo ancora una dignità e far rivivere certi ricordi fa sempre male.
Per chiudere in bellezza, il piano più evocato nella storia dell'umanità. Il mitico "piano per il Sud". Al sud, si sa, i tempi sono spesso più dilatati. Ma dopo quasi quattro anni il famigerato provvedimento è rimasto incagliato in qualche remota spelonca nella corteccia cerebrale del premier. E lì non ci entri nemmeno con i Navy Seals equipaggiati di tutto punto.
Cari elettori di centrodestra, cari spettatori fedeli delle reti Mediaset, cari che "metti sul Tg1, voglio sapere come va il mondo", insomma, lo avete fatto nel 1994. Ci siete ricascati nel 2001. Terza ricaduta nel 2008. Pensateci bene se siete tentati a farlo di nuovo: i reparti di neuropsichiatria sono già pieni – e neanche accoglienti.

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