Il Comitato Umbro Acqua Pubblica ribadisce a gran voce: l’acqua è un bene comune, privatizzarla è un crimine contro l’umanità
Il comitato umbro acqua pubblica è formato da decine di associazioni regionali è attivo sul territorio umbro ormai dal 2006 quando si costituì insieme a centinaia di altri comitati in Italia per promuovere la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico presentata in Parlamento da oltre 400.000 firme di cui circa 6.000 cittadini umbri.
Il principio di base di tale legge è che l’acqua e il servizio idrico sono un diritto umano fondamentale, da tempo ormai riconosciuto tale dall’ONU e dall’UNESCO e da tantissime organizzazioni internazionali.
Il comitato umbro, ha più volte ricordato che il 14 luglio la Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno.
I due quesiti sull’acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).
Inoltre è stato chiesto a tutti gli Ambiti Territoriali Integrati ed ai Sindaci Umbri di ottemperare immediatamente a quanto abrogato dai quesiti referendari, predisponendo gli atti necessari a togliere “l’adeguata remunerazione del capitale” dalla tariffa e ad avviare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Umbra Acque, secondo quanto il comitato Umbro ha dichiarato, “trasforma il deposito cauzionale sulle utenze in una sorta di tassa punitiva” per i ritardatari dei pagamenti, in aggiunta naturalmente degli interessi di mora".
“Chi paga, anche con pochi giorni di ritardo, è obbligato a versare oltre agli interessi di mora previsti, un deposito cauzionale triplicato, non previsto dal contratto iniziale di allaccio chi ha pagato anche con un solo giorno di ritardo la bolletta, forte del fatto che nel caso dell’acqua non si può recedere dal contratto, visto che non si può ne vivere senza acqua, ne scegliere il gestore”.
E non basta, il Comitato Umbro continua la sua battaglia da tempo e tiene a sottolineare che in realtà questa “specie di tassa punitiva” non è altro che una manovra di Umbra Acque per fare liquidità colpendo gli utenti economicamente svantaggiati che già soffrono per l’impossibilità di rispettare le scadenze di pagamento, una vera violazione del diritto all’acqua".
Il comitato umbro infine ha esortato tutti i Sindaci affinchè modifichino il regolamento di gestione del servizio idrico, abrogando il balzello e che Umbra Acque interrompa e rimborsi l’aumento del deposito cauzionale per i contratti già in corso.
Il principio di base di tale legge è che l’acqua e il servizio idrico sono un diritto umano fondamentale, da tempo ormai riconosciuto tale dall’ONU e dall’UNESCO e da tantissime organizzazioni internazionali.
Il comitato umbro, ha più volte ricordato che il 14 luglio la Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno.
I due quesiti sull’acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo).
Inoltre è stato chiesto a tutti gli Ambiti Territoriali Integrati ed ai Sindaci Umbri di ottemperare immediatamente a quanto abrogato dai quesiti referendari, predisponendo gli atti necessari a togliere “l’adeguata remunerazione del capitale” dalla tariffa e ad avviare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.
Umbra Acque, secondo quanto il comitato Umbro ha dichiarato, “trasforma il deposito cauzionale sulle utenze in una sorta di tassa punitiva” per i ritardatari dei pagamenti, in aggiunta naturalmente degli interessi di mora".
“Chi paga, anche con pochi giorni di ritardo, è obbligato a versare oltre agli interessi di mora previsti, un deposito cauzionale triplicato, non previsto dal contratto iniziale di allaccio chi ha pagato anche con un solo giorno di ritardo la bolletta, forte del fatto che nel caso dell’acqua non si può recedere dal contratto, visto che non si può ne vivere senza acqua, ne scegliere il gestore”.
E non basta, il Comitato Umbro continua la sua battaglia da tempo e tiene a sottolineare che in realtà questa “specie di tassa punitiva” non è altro che una manovra di Umbra Acque per fare liquidità colpendo gli utenti economicamente svantaggiati che già soffrono per l’impossibilità di rispettare le scadenze di pagamento, una vera violazione del diritto all’acqua".
Il comitato umbro infine ha esortato tutti i Sindaci affinchè modifichino il regolamento di gestione del servizio idrico, abrogando il balzello e che Umbra Acque interrompa e rimborsi l’aumento del deposito cauzionale per i contratti già in corso.
da Umbrialeft
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