Assemblea affollata ieri a Roma. Oggi tocca a
Firenze. Domani a Torino. E poi Trieste, Bari e altre città. Il
movimento No Debito include e convince settori sociali e politici
diversi. Tutti quelli che vogliono opporsi al governo Monti e ai diktat
della Bce.
Qui di seguito il comunicato finale emerso dall’assemblea cittadina di Roma sul No Debito
I circa 200 partecipanti riuniti nell’assemblea del 23 novembre
presso il dipartimento di Fisica della Sapienza a Roma chiamano tutte e
tutti coloro che sono intenzionati a rifiutare i diktat della Banca
Centrale Europea, della finanza internazionale, delle multinazionali e
del grande padronato, a un rilancio delle mobilitazioni per costruire
una reale opposizione politica e sociale nel paese al nuovo governo
Monti e nella città alla giunta del sindaco Alemanno.
Il governo Berlusconi è caduto per lo sgretolamento della sua credibilità tra i poteri forti e del consenso popolare nel paese. Berlusconi però è stato sostituito da un governo che, con Napolitano come garante e con il sostegno dell’intero arco parlamentare, ha adottato come suo programma la lettera ed i diktat programmatici della BCE. Un programma economico di ristrutturazione selvaggia che, in nome del pagamento del debito e della crisi da parte dei ceti subalterni, si propone di tagliare pensioni, stato sociale e diritti, di ridurre il salario legandolo strettamente alla produttività, di privatizzare e svendere i beni comuni, di precarizzare ulteriormente la vita e cancellare il presente ed il futuro di milioni di giovani, tramite tagli alla scuola, all’università e alla ricerca pubblica.
Il governo Berlusconi è caduto per lo sgretolamento della sua credibilità tra i poteri forti e del consenso popolare nel paese. Berlusconi però è stato sostituito da un governo che, con Napolitano come garante e con il sostegno dell’intero arco parlamentare, ha adottato come suo programma la lettera ed i diktat programmatici della BCE. Un programma economico di ristrutturazione selvaggia che, in nome del pagamento del debito e della crisi da parte dei ceti subalterni, si propone di tagliare pensioni, stato sociale e diritti, di ridurre il salario legandolo strettamente alla produttività, di privatizzare e svendere i beni comuni, di precarizzare ulteriormente la vita e cancellare il presente ed il futuro di milioni di giovani, tramite tagli alla scuola, all’università e alla ricerca pubblica.
Per applicare queste ricette la troika BCE-UE-FMI sta facendo passare
l’idea della necessità di un’economia di guerra, che congeli tutti gli
spazi di democrazia residua nei paesi sottoposti agli attacchi
speculativi in questo periodo (Grecia ed Italia in primis).
Diciamo subito che noi non siamo disposti a barattare ciò che resta
della democrazia e dei diritti in cambio di eventuali misure di una
presunta “equità” dei sacrifici.
Le risorse devono essere sottratte alla speculazione delle banche, ai
favori alle imprese, all’evasione fiscale, agli investimenti militari,
alle devastazioni ambientali e in generale ai profitti.
Contemporaneamente devono essere destinate a salari, reddito, welfare e
diritti.
L’appoggio unanime del parlamento a questo governo dimostra che oggi
un vero cambiamento sociale fondato sull’eguaglianza, sulla giustizia e
la democrazia non può realizzarsi né con il centrodestra, né con il
centrosinistra, perché entrambi adottano come riferimenti immodificabili
le politiche liberiste della Bce e del Fondo Monetario Internazionale.
Dobbiamo fermarli noi, perché nessuno lo farà al nostro posto!
VOGLIAMO ESSERE NOI A DECIDERE SUL NOSTRO FUTURO
Siamo di fronte a un’emergenza democratica perché chi continua ad
arricchirsi e speculare non vuole rischiare in nessun modo un confronto
politico pubblico. Dare la parola al paese reale che paga già da tempo i
costi di questo modello economico fallimentare significherebbe per loro
andare incontro a sonore bocciature. Quindi rivendichiamo di poter
prendere la parola, anche attraverso un referendum, per poter dire no ai
vincoli della finanza internazionale e della Banca centrale europea.
CONTRO LE POLITICHE DI ALEMANNO
Queste politiche di austerity e sacrifici sono in perfetta sintonia
con le misure applicate dalla Giunta Alemanno nella città di Roma. Una
città che dietro le vetrine mediatiche di questa giunta inefficiente e
reazionaria nasconde uno spaccato sociale drammatico. In un comune ai
primi posti nel paese per cassintegrazioni e crisi aziendali, la
precarietà del lavoro dilaga tanto nel settore privato quanto nella
pubblica amministrazione, ormai totalmente in mano alle
esternalizzazioni. Il welfare è inesistente, assistiamo a tagli e
privatizzazioni dei servizi a fronte di aumenti delle tariffe, decine di
migliaia di persone hanno il problema della casa, abbiamo cifre
impressionanti di lavoro nero e sottopagato per migranti e non solo,
vengono portate avanti cementificazione e devastazioni ambientali,
svendita del patrimonio pubblico. Questo ora avviene con il
provvedimento su Roma Capitale, uno strumento con cui il governo Monti
intende rafforzare Alemanno e la rendita speculativa nel disegno della
città.
Come se non bastasse, il sindaco Alemanno, per contenere il conflitto
e dividere il tessuto sociale, soffia pericolosamente sul fuoco di odi
razziali e applica misure antidemocratiche con sgomberi, divieti di
manifestare e limitazione degli spazi di democrazia e dissenso.
Di fronte a tutto questo vogliamo aprire un confronto pubblico e
proporre livelli di iniziativa comune con tutti i movimenti e le forze
sociali e politiche sane della città, rivendicando la nascita di spazi
pubblici nuovi e alternativi.
Siamo in credito, per questo intendiamo costruire una campagna “Io
l’aumento non lo pago” contro il rincaro delle tariffe nel trasporto
pubblico. Dobbiamo inoltre pensare entro il mese di dicembre tutti
insieme a una grande mobilitazione cittadina che faccia sentire al
sindaco Alemanno la pressione di un’opposizione vera contro le sue
politiche sociali e repressive.
Proponiamo a tutte e tutti di sostenere una campagna comune basata su:
- non pagare il debito, far pagare la crisi alle banche, ai monopoli, alla finanza internazionale e ai grandi patrimoni
- no alle spese militari e a tutte le spese di guerra
- giustizia per il mondo del lavoro, diritti per tutte e tutti, no alla flessibilità e alla precarietà
- non pagare il debito, far pagare la crisi alle banche, ai monopoli, alla finanza internazionale e ai grandi patrimoni
- no alle spese militari e a tutte le spese di guerra
- giustizia per il mondo del lavoro, diritti per tutte e tutti, no alla flessibilità e alla precarietà
- difesa dell’istruzione e della ricerca pubblica e del diritto allo studio
- beni comuni come alternativa alle privatizzazioni e al mercato selvaggio
- una democrazia reale in alternativa ai governi autoritari e alla tecnocrazia imposta dalla Bce
- lottare contro le politiche repressive, i tagli, le privatizzazioni e la negazione del diritto all’abitare della giunta Alemanno
- una democrazia reale in alternativa ai governi autoritari e alla tecnocrazia imposta dalla Bce
- lottare contro le politiche repressive, i tagli, le privatizzazioni e la negazione del diritto all’abitare della giunta Alemanno
INIZIATIVE PROPOSTE
- ASSEMBLEA NAZIONALE A ROMA IL 17 DICEMBRE “NOI. NO DEBITO”
- PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELL’ACQUA IL 26 NOVEMBRE CON UNO SPEZZONE NAZIONALE “NO DEBITO”
- SOSTEGNO ALLE LOTTE DEI LAVORATORI, DEI PRECARI E DEGLI STUDENTI A ROMA
- LOTTA CONTRO L’AUMENTO DEL COSTO DEI TRASPORTI
- SOSTEGNO ALLA CAMPAGNA PER L’AUTORIDUZIONE DELLE TARIFFE DELL’ACQUA
- SOSTEGNO ALLE LOTTE CONTRO IL PIANO-RIFIUTI NEL LAZIO, IN DIFESA DEI BENI COMUNI E CONTRO LE DEVASTAZIONI AMBIENTALI
- PERCORSO VERSO UN REFERENDUM CONTRO I VINCOLI EUROPEI
- MANIFESTAZIONE CITTADINA CONTRO ALEMANNO E LE SUE POLITICHE
Nessun commento:
Posta un commento