Sono già migliaia le istanze contro la tassa proposta dall’azienda, la questione arriverà in aula il 6 dicembre prossimo
E alla fine venne il giorno. La famigerata battaglia per il deposito cauzionale arriva in aula e sarà discussa il 6 dicembre prossimo la richiesta di azione inibitoria proposta da Federconsumatori che prevede un pagamento di un deposito cauzionale per tutelarsi da eventuali utenti morosi.
Il presidente di Federconsumatori Alessandro Petruzzi, infatti, ha definito la tassa introdotta ormai nel 2001, un “provvedimento vessatorio”. Già a giugno scorso numerosi utenti si sono visti gonfiare la bolletta di ben 80 euro da parte di Umbra Acque.
Da allora la Federconsumatori ha diffidato formalmente la società ad utilizzare la riscossione delle risorse per
uso corrente di bilancio, poichè sarebbe una violazione del codice civile e della normativa europea sulla libera concorrenza.
Umbra Acque però ha fatto orecchie da mercante e ha lasciato il deposito cauzionale in bollette indicando anche gli utenti che non lo pagavano come “utenti morosi”, ignorando le lamentele di Federconsumatori, che
non si è persa d’animo e ha creato un modulo a firma dell’utente dove viene sottolineata ancora una volta la volontà a non pagare la il deposito cauzionale.
Ma non basta, infatti il 24 ottobre scorso, Federconsumatori nazionale e quello provinciale Perugia hanno depositato presso il tribunale perugino una procedura di “azione inibitoria d’urgenza” dove si chiede l’annullamento delle clausole relative al deposito cauzionale presente nel regolamento della società Umbra Acque. Il tribunale ha accettato il ricorso e ha fissato per il 6 dicembre prossimo la data in cui verranno decise le sorti del deposito cauzionale.
Anche il Presidente dell’Adoc, Angelo Garofalo, all’epoca si fece sentire parlando di un addebito “improprio e vergognoso”, sottolineando anche il fatto che la società Umbra Acque opera in regime di monopolio e non è una società in libera concorrenza e pertanto non poteva procedere alla modifica unilaterale del contratto, come avvenuto invece per il caso dell’adebito cauzionale.
Umbra Acque, poi si è scusata con gli utenti, ha diramato comunicati e note ufficiali dove sottolineava che “era da tenere presente che il pagamento del deposito cauzionale non è un costo per l’utente, ma un anticipo previsto dal Regolamento, anticipo che viene comunque restituito al termine del contratto, unitamente agli interessi legali maturati”.
Inoltre Umbra Acque si è detta ben consapevole della missione di interesse generale della quale è incaricata:
“per questo quotidianamente impegnata, nel rispetto dell’affidamento e del contratto di servizio che restano validi anche dopo i referendum e del quadro normativo vigente, nel difficile compito di garantire a tutti il diritto ad un’acqua di qualità ed alla salvaguardia dell’ambiente su tutto il territorio”.
Fatto sta che in aula si andrà e staremo a vedere, alla fine dei conti, come andrà a finire questa storia del famigerato balzello che fa “acqua da tutte le parti”.
Il presidente di Federconsumatori Alessandro Petruzzi, infatti, ha definito la tassa introdotta ormai nel 2001, un “provvedimento vessatorio”. Già a giugno scorso numerosi utenti si sono visti gonfiare la bolletta di ben 80 euro da parte di Umbra Acque.
Da allora la Federconsumatori ha diffidato formalmente la società ad utilizzare la riscossione delle risorse per
uso corrente di bilancio, poichè sarebbe una violazione del codice civile e della normativa europea sulla libera concorrenza.
Umbra Acque però ha fatto orecchie da mercante e ha lasciato il deposito cauzionale in bollette indicando anche gli utenti che non lo pagavano come “utenti morosi”, ignorando le lamentele di Federconsumatori, che
non si è persa d’animo e ha creato un modulo a firma dell’utente dove viene sottolineata ancora una volta la volontà a non pagare la il deposito cauzionale.
Ma non basta, infatti il 24 ottobre scorso, Federconsumatori nazionale e quello provinciale Perugia hanno depositato presso il tribunale perugino una procedura di “azione inibitoria d’urgenza” dove si chiede l’annullamento delle clausole relative al deposito cauzionale presente nel regolamento della società Umbra Acque. Il tribunale ha accettato il ricorso e ha fissato per il 6 dicembre prossimo la data in cui verranno decise le sorti del deposito cauzionale.
Anche il Presidente dell’Adoc, Angelo Garofalo, all’epoca si fece sentire parlando di un addebito “improprio e vergognoso”, sottolineando anche il fatto che la società Umbra Acque opera in regime di monopolio e non è una società in libera concorrenza e pertanto non poteva procedere alla modifica unilaterale del contratto, come avvenuto invece per il caso dell’adebito cauzionale.
Umbra Acque, poi si è scusata con gli utenti, ha diramato comunicati e note ufficiali dove sottolineava che “era da tenere presente che il pagamento del deposito cauzionale non è un costo per l’utente, ma un anticipo previsto dal Regolamento, anticipo che viene comunque restituito al termine del contratto, unitamente agli interessi legali maturati”.
Inoltre Umbra Acque si è detta ben consapevole della missione di interesse generale della quale è incaricata:
“per questo quotidianamente impegnata, nel rispetto dell’affidamento e del contratto di servizio che restano validi anche dopo i referendum e del quadro normativo vigente, nel difficile compito di garantire a tutti il diritto ad un’acqua di qualità ed alla salvaguardia dell’ambiente su tutto il territorio”.
Fatto sta che in aula si andrà e staremo a vedere, alla fine dei conti, come andrà a finire questa storia del famigerato balzello che fa “acqua da tutte le parti”.
Nessun commento:
Posta un commento