Il
governo di Mario Monti ha ricevuto la fiducia del Senato con 281 voti a
favore e 25 contro (quelli della Lega). Oggi si replica alla Camera.
Il discorso con cui Mario Monti ha illustrato il suo programma di governo, nell'aula del Senato, è stato come ovvio un capolavoro di genericità. La Borsa di Milano chiude comunque in negativo: -1,43%.
Disegnato con cura per non dispiacere troppo a nessuno dei presenti.
Ma non reticente. In mancanza di un articolato con punti specifici,
dettagliati in modo inequivocabile, proveremo ad analizzare il suo
ragionamento seguendo la sintesi fattane dal sole 24 Ore. Come giornale
di Confindustria, crediamo, dovrebbe aver inteso bene e meglio di altri
cosa c'è di concreto sotto la ragnatela delle parole
Intanto, il testo completo del resoconto del Senato
*****
Monti, tre pilastri: rigore, crescita, equità. «Così interverremo su Ici, pensioni, lavoro»
Rigore di bilancio,
crescita ed equità: sono questi i tre pilastri di azione del governo
Monti, come ha spiegato il premier parlando al Senato. «Desidero
ringraziare il presidente Napolitano anche per il costante sostegno ai
miei sforzi per comporre un governo che potesse soddisfare le richieste
delle forze politiche e dare risposte efficaci alle sfide che il Paese
ha davanti a sé», aveva esordito poco prima, con a destra il ministro
dell'Interno Anna Maria Cancellieri e a sinistra il ministro degli
Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata.
Redazione.
I professori sanno usare le parole forse meglio dei pubblicitari di
Publitalia. Ma tenere insieme "rigore, crescita ed equità" è impresa
degna di passare alla storia. Le prime due sono in genere in
contraddizione esplicita, a meno che non ci si trovi "naturalmente" in
un periodo di grande sviluppo economico (tipo il "boom" dei primi anni
'60 o la Cina degli ultimi 20 anni); quando fare "rigore" sui conti è
relativamente facile, ma non frequentissimo. Pure, la scommessa di
questo o di qualsiasi altro governo europeo - in ambiente capitalistico -
sarà per i prossimi anni esattamente questa: tagliare la spesa pubblica
e allo stesso tempo "stimolare la crescita". Mission impossible,
lo diciamo prima, e accettiamo scommesse. L'"equità", invece, è
concetto sfuggente, quando si parla di economia; e soprattutto quando ci
sono in ballo "sacrifici". Togliere 100 euro a chi ne guadagna 1.000
non potrà mai equivalere a toglierne 2.000 a chi ha un milione. E l'aria
che tira, per ora, sembra proprio questa..
E anche se nel suo
governo non ci sono esponenti del Parlamento, Monti sottolinea che «il
Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di governo. Al
Parlamento vanno riconosciute dignità, credibilità, autorevolezza. Da
parte mia vi sarà sempre chiara difesa del ruolo delle Camere quali
protagoniste del pubblico dibattito». «Il Governo riconosce di essere
nato per risolvere una situazione di seria emergenza. È un governo di
impegno nazionale».
Red. Anche qui,
primo virgolettato è in contraddizione col secondo. Questo è un governo a
sovranità zero. Il "rispetto per il Parlamento" è poco più di un
omaggio formale, dovuto ameno mentre si chiede - si pretende - che
votino la fiducia.
I tecnici per rilanciare il rapporto fra cittadini e politica
«Un tecnico non viene
ad asserire la sua priorità tecnica sulla politica, al contrario, spero
che il mio governo e io potremo, nel periodo che ci è messo a
disposizione, contribuire con rispetto e umiltà a riconciliare
maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica»,
ha aggiunto Monti. «L'Europa sta vivendo i giorni più difficili dal
secondo dopoguerra», dice citando i padri del progetto europeo,
soprattutto De Gasperi.
Red. Qui invece c'è
verità. La "tecnica" è al servizio di una "politica". Soltanto che
questa politica non è determinata dalla mediazione "dal basso", in
Parlamento, tra classi sociali e partiti che le rappresentano; ma
"ordinata" dall'empireo della finanza globale, delle istituzioni
economiche sovranazionali, dall'Unione europea. il riferimento a De
Gasperi, in questo quadro, è assolutamente pertinente. Non solo o non
tanto per la straripante presenza cattolica nella squadra dei ministri,
quanto per lo "scudo" reale che anche De Gasperi poteva vantare:
l'Europa in ricostruzione e gli Stati Uniti. Cambia il "nemico" da
tenere sotto schiaffo: invece del proletariato guidato dal Pci -
purtroppo per Super-Mario - gli tocca un "blocco sociale" in
decomposizione, fetente e avido, ma assolutamente privo di "senso di
responsabilità nazionale".
Dobbiamo restare al centro dell'Europa
«La gestione della crisi ha sofferto della mancanza di governance.
Solo se eviteremo che qualcuno ci consideri l'anello debole dell'Europa
potremo ricominciare a contribuire all'elaborazione delle riforme
europee. Altrimenti ci ritroveremo soci di un progetto ideato da Paesi
che hanno a cuore anche i loro interessi nazionali, fra i quali non c'è
necessariamente un'Italia forte». «Le prossime settimane, pertanto,
saranno cruciali. Non vediamo i vincoli europei come un'imposizione - ha
proseguito Monti - Non c'è un "loro" e un "noi": l'Europa siamo noi».
Red. Lo scenario è
disegnato con precisione. professorale, stavamo per scrivere. La posta
in gioco è chiara: o "si rientra" nel circuito decisionale europeo
facendo leva sui "vincoli" disegnati nei trattati (peraltro in procinto
di essere cambiati già dal Consiglio europeo del prossimo dicembre),
oppure "subiremo" le scelte inevitabilmente più "nazionalistiche",
ovvero senza che gli interessi italiani vengano tenuti in conto - che
altri stati prenderanno congiuntamente nei nostri confronti. Per amore e
ambizione, dunque, o per forza e con molto più dolore.
Il lavoro del nostro governo fornirà gli strumenti ai governi che verranno dopo di noi
In seguito, Monti è
entrato più in dettaglio nei punti chiave del suo programma, lasciando
comunque ai singoli ministri, una volta ottenuta la fiducia,
l'esposizione delle linee di intervento nelle commissioni. Innanzitutto,
vista l'importanza delle autonomie speciali, Monti ha dichiarato di
aver assunto le competenze agli Affari Regionali. E qui uno dei primi
obiettivi è «usare al meglio i fondi strutturali europei».
Un governo che però non
pretende di dare soluzioni a tutti i problemi dell'Italia, ma solo di
«impostare il lavoro per i governi che verranno dopo di noi»,
suddividendo i provvedimenti fra strumenti per uscire dall'emergenza e
strumenti per l'ammodernamento del Paese.
Red. La Lega Nord
deve morire, la sua stagione va chiusa come una follia durata anche
troppo in un paese senza centro e senza regole. Chiaro anche il seguito.
"prepariamo la strada a chi verrà dopo di noi". Chiunque sia, perché i
"vincoli economici e comunitari saranno - dopo questa "ristrutturazione"
- assolutamente cogenti e inestirpabili. Se non con rivoluzioni o
disastri...
Costi della politica e Ici, lavoreremo a misure aggiuntive rispetto a quelle del governo Berlusconi
Daremo «piena
attuazione alle misure» varate questa estate, completandole con le
misure contenute nella lettera inviata in Europa e «valuteremo ulteriori
correttivi», ha spiegato Monti, partendo dal sistema pensionistico,
giudicato «non equo, caratterizzato da disparità e privilegi», la lotta
all'evasione fiscale, la reintroduzione dell'Ici. Tra le riforme chiave
quelle del lavoro, a proposito della quale il neo presidente del
Consiglio ha precisato che non toccherà i contratti in essere. E sul
fronte del taglio dei costi della politica, a fronte dei sacrifici
necessari per tutti gli italiani, «saranno ineludibili interventi per
contenere i costi delle cariche elettive», che dovranno contribuire a
questo sforzo usando il criterio della «sobrietà. Ci si dovrà allineare
alle best practices europee». Monti ha annunciato che provvederà anche
ad una spending review del fondo unico della presidenza del Consiglio.
Red. E' qui il
cuore di tenebra del programma. Tutto quel che hanno fatto Berlusconi,
ma soprattutto Sacconi, verrà "conservato e sviluppato". Ossia
aggravato. Le pensioni saranno toccate ancora una volta, e la nomina di
Elsa Fornero indica la direzione: aumento dell'età pensionabile in tempi
brevi, estensione a tutti del "metodo retributivo" per il calcolo
dell'assegno pensionistico (eliminando così la quota residua di quanti
nel 1996, al tempo della "riforma Dini", avevano già 18 anni di
contributi), che ovviamente ne abbasserà l'importo. Per dare
l'impressione dell'"equità" verranno ridotti "costi della politica", a
partire dalle provincie (con legge ordinaria, ha sottolineato, il che
significa ridurne il numero; per eliminarle tutte occorre una legge e
una maggioranza costituzionale).
La riforma del lavoro, dal fisco agli ammortizzatori sociali
«Con il consenso delle
parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del
lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono
eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele e assicurazioni».
Pertanto, dice Monti, va ridotto il peso fiscale del lavoro e modificare
i rapporti di lavoro, «ma senza toccare quelli già in essere». Si
lavorerà anche «sulla riforma sistematica degli ammortizzatori sociali»,
perché «siamo in crisi, ma non metteremo i lavoratori in angoscia». La
pressione fiscale, invece, va aumentata su consumi e proprietà.
Red. I contratti di
lavoro privilegiati saranno quelli aziendali, dunque. L'art. 18 sarà
eliminato, in qualche forma soft, ma tale da consentire alle aziende di
licenziare individui sgraditi (sindacalisti conflittuali, portatori di
handicap, "inidonei" per stress da lavoro, ecc). La riduzione del
"dualismo" nel mercato del lavoro significa - nel linguaggio di Ichino
& co. - licenziabilità per chi ha un contratto a tempo indeterminato
e riduzione delle forme (e della durata) di contratto precario. Con una
riforma degli ammortizzatori sociali che possa coprire per breve tempo -
e con pochi soldi - entrambe le figure.
Il capitolo fisco: lotta all'evasione per abbattere le aliquote
«La lotta all'evasione
fiscale e all'illegalità non serviranno solo per aumentare il gettito ma
anche per abbattere le aliquote. Una lotta vera servirà per ridurre in
maniera incisiva il peso per i contribuenti», ha detto Monti, per il
quale «coerentemente con il disegno della delega fiscale e della
clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle
imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull'attività
produttiva finanziata da una crescita del prelievo sui consumi e sulla
proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio
pubblico».
Per combattere
l'evasione, pertanto, si farà particolare «attenzione alle ricchezza
accumulata e non solo ai redditi prodotti». Su questo fronte bisognerà
«abbassare la soglia del contante e favorire l'uso della moneta
elettronica».
Red. La riforma
fiscale, invece, è delineata solo per principi: meno prelievo in busta
paga (anche come contributi previdenziali?) e meno tasse per le imprese,
più tasse sui consumi e le proprietà (a partire da quella immobiliare,
definita "un'anomalia";; quindi un accenno poco velato alla
patrimoniale). Detta così, impossibile fare previsioni. Questi principi
informano le politiche fiscali di tutta Europa, con distribuzione dei
carichi - tra lavoro, imprese, consumi - assai diversi da paese a paese.
La lotta all'evasione, invece, se finalmente condotta in modo
"militare", potrebbe dare gettiti inaspettati. E' uno dei capitoli più
temuti dal blocco sociale berlusconiano, quindi quello degli "evasori"
sarà uno degli scogli su cui - in parlamento - rischia di sbattere il
"governo degli invasori".
I giovani e le donne priorità del governo
Donne e giovani sono
«due risorse sprecate» per la crescita del Paese, secondo il presidente
del consiglio, per il quale è fondamentale «assicurare dapprima
l'inserimento e quindi la permanenza delle donne nel mondo lavorativo»
anche con misure precise. È necessario affrontare questioni come la
«condivisione della responsabilità della maternità o della paternità» e
«studiare una tassazione preferenziale per le donne». Per quanto
riguarda i giovani, ha rimarcato Monti, «bisogna investire sui talenti
ed eliminare i vincoli che non ne valorizzano le capacità individuali, e
impediscono di sfruttare le proprie possibilità, indipendentemente
dalla situazione di partenza». Monti ha posto anche grande enfasi sulla
«mobilità sociale e geografica» in ambito italiano ed europeo.
Red. Qui il generico raggiunge livelli tali da non consentire commenti.
Il nostro successo dipenderà da un ristabilito dialogo sulle scelte di fondo
Una «risposta forte e
decisa per la crescita, il pareggio di bilancio, l'equa distribuzione
dei sacrifici». Mario Monti sa che questo è il suo compito, sul quale
riesce anche a scherzare: «Il tentativo è difficilissimo, sennò ho il
sospetto che non mi troverei qui oggi...». Aggiunge il premier nel suo
intervento in Senato: «I margini di successo sono tanto più ridotti dopo
tanti anni di scontro nella politica nazionale», ma «se sapremo
cogliere questa opportunità, ristabilendo un dialogo su scelte di fondo,
potremo riscattare il Paese e ristabilire la fiducia nelle sue
istituzioni».
Red. Chiusura
invece chiarissima. Serve "coesione" sul piano sociale, quindi
"responsabilità" da parte dei sindacati. E "condivisione" da parte della
melma parlamentare che deve votarlo. La quale andrà convinta che ormai
la storia ha operato una svolta: dal bipartitismo al partito unico. Se
c'è un solo dio, insomma, perché mai dovrebbero esistere due
interpretazioni?
Le schede di approfondimento de Il Sole 24 Ore
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