Dividendi e premi ai manager per Banca Intesa la crisi non c’è
L'istituto ha firmato un accordo sindacale che prevede la fuoriuscita
di 5mila esuberi, ma non lesina sulla distribuzione di dividendi per
1,3 miliardi. Per l'amministratore delegato un assegno da 3,8 milioni di
euro, anche se gli utili sono in calo
La crisi colpisce duro dappertutto, ma non tocca la prima banca italiana, Intesa Sanpaolo. Dove tutto va bene, tanto da consentire all’amministratore delegato Corrado Passera di annunciare con largo anticipo che anche quest’anno per gli azionisti ci sarà un ricco dividendo: 8 centesimi di euro per ogni azione, come l’anno scorso. Visto che ieri il titolo di Intesa Sanpaolo ha chiuso in Borsa a 1, 15 euro, il dividendo garantisce un rendimento del 7 per cento.
Niente male, per un’azienda che ha deciso di sostenere la sua
redditività con un vantaggioso accordo sindacale che le permetterà, nei
prossimi mesi, di cancellare 5mila posti di lavoro.
STAPPANO spumante i grandi azionisti della banca, le Fondazioni. La Compagnia di San Paolo, primo socio con il 9, 7 per cento, si prepara a incassare la prossima primavera circa 120 milioni di euro. In tutto la banca staccherà un assegno di oltre 1, 3 miliardi di euro, circa metà degli utili previsti nel 2011, lasciando inascoltato il monito della Banca d’Italia che da tempo chiede agli istituti di credito di destinare “gran parte dei profitti ad accrescere la dotazione patrimoniale”, cioè a mettere fieno in cascina anziché distribuire ai soci una ricchezza solo apparente. Intesa San Paolo, sicuramente una delle banche italiane messe meglio, visto che è l’unica tra le grandi a non dover chiedere nuovo capitale ai soci, ha chiuso i conti dei primi nove mesi con gli utili in calo, esattamente del 5,6 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2010. Ma anche l’anno scorso, ignorando le sollecitazioni dell’allora governatore Mario Draghi, ha distribuito il dividendo di 8 centesimi per azione a conclusione di un anno con i profitti in calo del 3,6 per cento. Poi ha dovuto chiedere agli stessi azionisti 5 miliardi di euro di aumento di capitale, perché le cose evidentemente non andavano così bene.
ANCHE i conti dei primi nove mesi qualche interrogativo lo suscitano. I crediti incagliati o in sofferenza, cioè i prestiti alla clientela che non si riescono a far tornare indietro, sono cresciuti di circa 10 miliardi di euro. Gli interessi netti incassati dalla Banca dei Territori (la divisione che lavora sulle famiglie e la cosiddetta economia reale) sono cresciuti del 10 per cento a fronte di prestiti aumentati dell’ 1,2 per cento. La banca dunque si fa pagare di più il denaro e guadagna di più, ciononostante il risultato netto della divisione sul territorio arretra nei primi nove mesi del 2011 del 38 per cento rispetto all’anno precedente.
STAPPANO spumante i grandi azionisti della banca, le Fondazioni. La Compagnia di San Paolo, primo socio con il 9, 7 per cento, si prepara a incassare la prossima primavera circa 120 milioni di euro. In tutto la banca staccherà un assegno di oltre 1, 3 miliardi di euro, circa metà degli utili previsti nel 2011, lasciando inascoltato il monito della Banca d’Italia che da tempo chiede agli istituti di credito di destinare “gran parte dei profitti ad accrescere la dotazione patrimoniale”, cioè a mettere fieno in cascina anziché distribuire ai soci una ricchezza solo apparente. Intesa San Paolo, sicuramente una delle banche italiane messe meglio, visto che è l’unica tra le grandi a non dover chiedere nuovo capitale ai soci, ha chiuso i conti dei primi nove mesi con gli utili in calo, esattamente del 5,6 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2010. Ma anche l’anno scorso, ignorando le sollecitazioni dell’allora governatore Mario Draghi, ha distribuito il dividendo di 8 centesimi per azione a conclusione di un anno con i profitti in calo del 3,6 per cento. Poi ha dovuto chiedere agli stessi azionisti 5 miliardi di euro di aumento di capitale, perché le cose evidentemente non andavano così bene.
ANCHE i conti dei primi nove mesi qualche interrogativo lo suscitano. I crediti incagliati o in sofferenza, cioè i prestiti alla clientela che non si riescono a far tornare indietro, sono cresciuti di circa 10 miliardi di euro. Gli interessi netti incassati dalla Banca dei Territori (la divisione che lavora sulle famiglie e la cosiddetta economia reale) sono cresciuti del 10 per cento a fronte di prestiti aumentati dell’ 1,2 per cento. La banca dunque si fa pagare di più il denaro e guadagna di più, ciononostante il risultato netto della divisione sul territorio arretra nei primi nove mesi del 2011 del 38 per cento rispetto all’anno precedente.
Insieme al sacro dividendo, l’altra
variabile indipendente nelle strategie di Intesa San-paolo sono
stipendi e premi ai manager. Nel 2010, che ha visto l’utile in calo del
3,6 per cento e il valore del titolo in Borsa perdere il 34 per cento,
l’amministratore delegato Passera ha incassato 3 milioni 811 mila euro,
di cui 1, 5 milioni di bonus: 10 mila euro al giorno, domeniche
comprese.
Il direttore generale Gaetano Miccichè ha intascato 2 milioni 445 mila euro, metà dei quali come premio di risultato.
L’altro direttore generale, Marco Morelli,
ha guadagnato 2 milioni 46 mila euro, meta dei quali come premio di
risultato.
Con gli utili in calo e il valore del titolo a precipizio
anche nel 2011, i bonus di quest’anno sono al sicuro. Lo decideranno i
28 membri dei due consigli, di gestione e di sorveglianza, pagati 150
mila euro l’anno a testa, pari a oltre 10 mila euro a riunione, visto
che il consiglio di sorveglianza nel 2010 è stato convocato 14 volte.
INSOMMA, la crisi morde, soprattutto per i 5 mila dipendenti che stanno avviandosi all’uscita, ma non per azionisti e manager: per loro la parola sacrifici non vale.
INSOMMA, la crisi morde, soprattutto per i 5 mila dipendenti che stanno avviandosi all’uscita, ma non per azionisti e manager: per loro la parola sacrifici non vale.
Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano
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