Giovedì scorso – con benedizione urbi et orbi di sua maestà Giorgio Napolitano – sono stati insediate le trentacinque facce da regime, denominate “sagge”, con il mandato di manomettere la nostra carta costituzionale.
O meglio, più che “sagge”, saggiamente posizionate nel tuorlo bipartisan del regime. Quel regime che i notisti sintonici di Corriere della sera e Repubblica continuano a presentarci come “bipolare”, quando è intimamente e collusivamente consociativo;
secondo derive sottotraccia ventennali che i successivi smascheramenti
hanno costretto a venire alla luce soltanto con gli ultimi due governi,
retti da maggioranze ufficialmente trasversali (Monti e Letta jr.).
Spiace che nella combriccola dei trentacinque sfasciacostituzioni trovi
posto pure l’amica Nadia Urbinati. Anche se questa presenza potrebbe
rivelarsi una nemesi inintenzionale, un’imprevista bomba a orologeria,
visto che la docente di Columbia University (e opinionista alla corte di
Scalfari) era già stata chiamata a consulenza da Pierluigi Bersani, con
i ben noti risultati…
Sia come sia, il progetto a lungo coltivato di asfaltare la legalità democratica in Italia
sta entrando in un’accelerata fase realizzativa.
Per cui ci si chiede
al proposito: davanti alla minaccia alle porte, che fa l’unica forza
consistente di opposizione ancora in campo, il M5S?
Presto detto si nasconde nel sospensorio del proprio conducador,
impegnato nelle sue sempre più autoreferenziali invettive di bottega e
cortile; che quando per un attimo rinserra le fauci ululanti contro
qualche opportunista venuto da Taranto (ma qualcuno li aveva selezionati
e messi in lista garantendocene l’assoluta affidabilità) si scaglia contro l’istituzione parlamentare, rea di essere “una tomba maleodorante”. Bella scoperta.
Che
da tempo il nostro Parlamento si fosse trasformato in “timbrificio” lo
dicevamo un po’ tutti (anche in questo blog); e da lunga pezza. D’altro
canto cosa aspettarsi da una rappresentanza composta non più di eletti, bensì di “designati”
da parte dei manovratori di vertice. Fermo restando che analoga è la
composizione della pattuglia di cittadini senatori e deputati con
bollino M5S…
Comunque è proprio per questo che in molti avevamo votato grillino, per la promessa di aprire le stanze blindate del potere
(si disse, “come una scatoletta di tonno”). E ora cosa ci viene
comunicato? Che il Parlamento è quella cosa lì e che il Capo si
imbufalisce proprio perché è quella cosa lì. Insomma, pura impotenza
ruggente.
Difatti, se il voto M5S è per metà di appartenenza e per metà
d’opinione, quest’ultimo sta migrando altrove; insieme con una parte in
crescita dei parlamentari di una rivoluzione abortita sul nascere.
Certo, le capacità anestetiche e manipolatorie dei corridoi “dei passi
perduti” romani sono terribilmente efficaci. Però tutto è avvenuto nello
spazio di solo qualche mese. Segno che quanti presumevano di circondare
la partitocrazia non avevano la ben che minima idea del come farlo.
Millantavano. Sicché – a questo punto, mentre dilagano polemiche del
tutto pretestuose – viene da dire “né con Grillo, né con questo
Parlamento”. Piuttosto sarebbe doveroso affermare che si è “dalla parte
della Costituzione”; che i partitocratrici, rassicurati
dall’inconsistenza dell’opposizione a cinquestelle, si preparano a
stracciare.
Se non è giunto ancora il momento di costruire una
fantomatica democrazia internetcentrica, forse varrebbe la pena di
mobilitarsi per salvare la legalità del quadro costituzionale.
Nessun commento:
Posta un commento