Sono stato colpito, — per una volta molto
positivamente, — dalle reazioni della grande stampa d’informazione
e di una parte di quella televisiva (quella libera, naturalmente) di
fronte al caso della norma che depenalizza sotto una certa soglia le frodi
fiscali, — passata ormai universalmente alla storia come il comma del 3%,
che, una volta approvato, avrebbe restituito a Silvio Berlusconi il
pieno esercizio dei suoi diritti politici e civili (valgano, per tutti
gli altri, articoli esemplari come quelli di Antonio Polito sul Corriere
della sera del 6 gennaio e di Claudio Tito su la Repubblica del
7). Continua invece a sorprendermi, — anzi, a questo punto, dopo
tali prese di posizioni libere e severe, mi sorprende ancora di più, —
che, una volta individuata la natura clamorosa (e, diciamolo pure, vergognosa)
dell’errore (errore?), non si risalga ancora alla fonte dell’errore. Tale fonte
ha un nome preciso, e non è molto difficile scovarla
e descriverla: si chiama il Patto del Nazareno.
Non è solo sugli aspetti
etico-politici di tale scelta che vorrei richiamare l’attenzione: se Silvio
Berlusconi, dopo condanne ed espulsioni esemplari dal Parlamento,
è stato recuperato ad un pressoché pieno agire politico, e alla
sua dimensione di Capo influente e dialogante (non a caso, gli
incontri si sono svolti nella sede nazionale del Pd, da cui quel nome pieno
di fascino, come dire, ecumenico), lo si deve non alla misura agevolante
del 3%, ma, appunto, al Patto del Nazareno (causa persino, a voler
essere più realisti del re, di una mortificazione eccessiva per gli
alleati di Governo, il Ncd, che almeno se n’erano andati dal Padre Padrone,
sbattendo la porta).
E non è neanche perché,
a voler essere più precisi di quanto le stesse prese di posizioni critiche,
ben positive e ben arrivate, di questi giorni non dimostrino, cosa ci
sia davvero nel Patto del Nazareno nessuno di noi lo sa (potrebbero esserci
dieci, venti 3%, ed è ipotizzabile che da un certo momento in poi neanche
tali e anche più robuste proteste riuscirebbero più a sbarrare
la strada al nostro, per tutti i versi anomalo, Presidente del
Consiglio).
Ma perché il Patto del Nazareno ha sconvolto
e inquinato, e sempre più inquinerà, tutte le modalità (“modalità”,
dico, persino indipendentemente dai contenuti concreti delle singole
proposte e delle singole leggi) della vita politica e civile italiana:
strappando brutalmente al Parlamento le sue prerogative; umiliando,
e alla fine persino distruggendo, l’unica forza politica, il Pd, che
fino alle ultime elezioni sembrava (sia pure minimamente) in grado, con il
consenso degli italiani, di tirare il paese fuori da questa melma; prefigurando
(v. la prossima legge elettorale, l’Italicum) un cammino sempre più autoritario
e sempre più sbilanciato a destra della nostra vita nazionale;
vanificando pubblicamente, dopo gli utili sforzi dell’Autorità giudiziaria
e del Parlamento, la barriera, che dovrebbe essere invalicabile, fra
vita pubblica e corruzione.
Ora, è chiedere troppo che, dopo
essersi pronunciati quanto mai opportunamente sul famoso 3% ci si pronunci
sul Patto del Nazareno? Un’occasione più grande per farlo, più grande di qualsiasi
altra, ci sta venendo incontro a passi da gigante: l’elezione del Presidente
della Repubblica. La domanda è: si può accettare che il nuovo presidente
della Repubblica nasca dall’accordo consensuale del (cosiddetto)
centro-sinistra con… con… (molti appellativi vengono in mente, ma tanto
nomini nullum par elogium) con Silvio Berlusconi? Non è problema di
nomi (di cui si fa un dispendio senza limiti, forse per nascondere, per
nascondersi, il vero nocciolo del problema). Infatti: chiunque salisse al
Quirinale sulla base di tale accordo ne uscirebbe irrimediabilmente
infangato per tutto il corso del suo mandato: sarebbe sempre, e in
tutte le condizioni, sottoposto al ricatto del 3%, o a uno dei molti
altri possibili ricatti del 3%, che allignano nel brodo di coltura del
Patto del Nazareno. Non sarebbe dunque il caso di spostare l’attenzione su
questa tematica, che, diversamente dall’altra non è episodica ma
decisiva?
Sono
stato colpito, — per una volta molto positivamente, — dalle
reazioni della grande stampa d’informazione e di una parte di quella
televisiva (quella libera, naturalmente) di fronte al caso della
norma che depenalizza sotto una certa soglia le frodi fiscali, —
passata ormai universalmente alla storia come il comma del 3%, che,
una volta approvato, avrebbe restituito a Silvio Berlusconi il
pieno esercizio dei suoi diritti politici e civili (valgano, per
tutti gli altri, articoli esemplari come quelli di Antonio Polito sul
Corriere della sera del 6 gennaio e di Claudio Tito su la
Repubblica del 7). Continua invece a sorprendermi, — anzi,
a questo punto, dopo tali prese di posizioni libere e severe, mi
sorprende ancora di più, — che, una volta individuata la natura
clamorosa (e, diciamolo pure, vergognosa) dell’errore (errore?),
non si risalga ancora alla fonte dell’errore. Tale fonte ha un nome
preciso, e non è molto difficile scovarla e descriverla: si chiama
il Patto del Nazareno.
Non
è solo sugli aspetti etico-politici di tale scelta che vorrei
richiamare l’attenzione: se Silvio Berlusconi, dopo condanne ed
espulsioni esemplari dal Parlamento, è stato recuperato ad un
pressoché pieno agire politico, e alla sua dimensione di Capo
influente e dialogante (non a caso, gli incontri si sono svolti nella
sede nazionale del Pd, da cui quel nome pieno di fascino, come dire,
ecumenico), lo si deve non alla misura agevolante del 3%, ma,
appunto, al Patto del Nazareno (causa persino, a voler essere più
realisti del re, di una mortificazione eccessiva per gli alleati
di Governo, il Ncd, che almeno se n’erano andati dal Padre Padrone,
sbattendo la porta).
E
non è neanche perché, a voler essere più precisi di quanto le stesse
prese di posizioni critiche, ben positive e ben arrivate, di
questi giorni non dimostrino, cosa ci sia davvero nel Patto del
Nazareno nessuno di noi lo sa (potrebbero esserci dieci, venti 3%, ed
è ipotizzabile che da un certo momento in poi neanche tali e anche
più robuste proteste riuscirebbero più a sbarrare la strada al
nostro, per tutti i versi anomalo, Presidente del Consiglio).
Ma
perché il Patto del Nazareno ha sconvolto e inquinato, e sempre
più inquinerà, tutte le modalità (“modalità”, dico, persino
indipendentemente dai contenuti concreti delle singole
proposte e delle singole leggi) della vita politica e civile
italiana: strappando brutalmente al Parlamento le sue
prerogative; umiliando, e alla fine persino distruggendo, l’unica
forza politica, il Pd, che fino alle ultime elezioni sembrava (sia
pure minimamente) in grado, con il consenso degli italiani, di
tirare il paese fuori da questa melma; prefigurando (v. la prossima
legge elettorale, l’Italicum) un cammino sempre più autoritario
e sempre più sbilanciato a destra della nostra vita nazionale;
vanificando pubblicamente, dopo gli utili sforzi dell’Autorità
giudiziaria e del Parlamento, la barriera, che dovrebbe essere
invalicabile, fra vita pubblica e corruzione.
Ora,
è chiedere troppo che, dopo essersi pronunciati quanto mai
opportunamente sul famoso 3% ci si pronunci sul Patto del Nazareno?
Un’occasione più grande per farlo, più grande di qualsiasi altra, ci
sta venendo incontro a passi da gigante: l’elezione del Presidente
della Repubblica. La domanda è: si può accettare che il nuovo
presidente della Repubblica nasca dall’accordo consensuale del
(cosiddetto) centro-sinistra con… con… (molti appellativi vengono in
mente, ma tanto nomini nullum par elogium) con Silvio Berlusconi?
Non è problema di nomi (di cui si fa un dispendio senza limiti, forse
per nascondere, per nascondersi, il vero nocciolo del problema).
Infatti: chiunque salisse al Quirinale sulla base di tale accordo ne
uscirebbe irrimediabilmente infangato per tutto il corso del suo
mandato: sarebbe sempre, e in tutte le condizioni, sottoposto al
ricatto del 3%, o a uno dei molti altri possibili ricatti del 3%, che
allignano nel brodo di coltura del Patto del Nazareno. Non sarebbe
dunque il caso di spostare l’attenzione su questa tematica, che,
diversamente dall’altra non è episodica ma decisiva?
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