Tutti
i salmi finiscono in gloria e così la saga terroristica in Francia
finisce in un grande rassemblement repubblicano dove socialisti e destra
sarkoziana si abbracciano, alla presenza di tutti i leader
dell’austerità liberista, da Merkel a Renzi, da Juncker a Rajoy con
Cameron a fare da controllore di Washington. Domani saranno tutti sul
palco a rassicuraci contro il terrorismo islamico e in virtù di questo a
reclamare ancora credito per il loro terrorismo sociale. A due
settimane, lo ricordo, dalle elezioni in Grecia.
Nel momento in cui le iniezioni di paura paralizzante sembrano
perdere di efficacia e lasciano spazio a una reazione contro il furto di
diritti, tutele, salari e ultimamente anche di libertà di
espressione, si aumenta la dose grazie a un farmaco parallelo, la lotta
allo jahidismo che peraltro è un tipico prodotto occidentale, anche se
incontrollabile ma pur sempre sfruttabile dal potere per le sue
operazioni interne. Così la governance francese è stata lesta ad
approfittare della strage di Parigi per sovrapporsi in qualche modo alla
Le Pen e farsi protagonista della guerra di civiltà in nome della
cività, mentre quella europea ne approfitta per lanciare un monito
contro i pericoli di abbandonare lo statu quo ante. Una commedia con
coro di media ben decisi a rinunciare a quella libertà di parola e di
critica che rivendicano contro il terrorismo.
Francamente non saprei dire in che misura gli eventi siano stati
casuali o siano stati in qualche modo guidati: il fatto che gli autori
della strage non fossero per nulla sorvegliati nonostante il fatto che
uno avesse già una condanna e andassero e venissero dalla Siria ( senza
tenere conto dello Yemen di cui ufficialmente si è saputo solo dopo)
suona paradossale. D’accordo che fossero classificati come “combattenti
per la libertà ” ovvero anti Assad, ma delle due l’una: o i servizi
occidentali pensano di gestire ( male e ingenuamente) il terrorismo
oppure ci sono state gravi mancanze. Certo il fatto che uno degli
investigatori responsabili per le indagini sulla strage si sia suicidato
il giorno dopo (notizia completamente tralasciata dai media mainstream)
aggiunge ombre e dubbi a tutta la vicenda. Così come il fatto che i
terroristi fossero informati dell’orario di riunione nella redazione di
Charlie Hebdo, ma non del suo indirizzo preciso. E che non avessero
nemmeno fatto un sopralluogo visto che la sede del settimanale satirico è
segnalata da un insegna grande come una casa. E che dire della carta di
identità lasciata in auto o della fuga da Parigi per poi tentare di
tornarvi? Non è che sia saltato un incontro fondamentale e forse non
fondamentalista?
Tutti conti che non tornano e che fanno pensare a suggeritori
esterni, a una mente organizzatrice rimasta nell’ombra e a esecutori
opportunamente uccisi. Certo bisognerebbe capire dove e da che parte
stia questa “direzione” occulta. Ma non c’è bisogno di accertare la
verità sui fatti francesi ( a meno di rivelazioni clamorose non potrà
essere accertata che in sede storica) per comprendere benissimo le
conseguenze che essi innescano: deviare verso un nuovo nemico interno
peraltro creato dal caos propiziato in medio oriente, la rabbia delle
popolazioni europee sottoposte a un salasso di libertà reale e alla
cancellazione delle conquiste sociali. Un gioco facile, quasi elementare
e che ha anche il vantaggio di togliere acqua alla destra identitaria
che principalmente in Francia sta mettendo in crisi i partiti
tradizionali e il loro potere. Non è un caso del resto che tutti i
responsabili delle politiche austeritarie si precipitano a prenotare un
posto per domani in Place de la Republique compreso il guappo di Rignano
che di certo non rinuncia all’insperato dividendo della “lotta al
terrorismo” e può anche astenersi dal commentare i nuovi disastri
economici della sua gestione furbastra e dilettantesca .
Perciò qualunque cosa si possa pensare di Charlie Hebdo, da anni
solo un imbarazzante e penoso fantasma di ciò che era stato, è chiaro
che si tratta di un agnello sacrificale di una barbarie che avanza e che
prende forme diverse a seconda dei contesti in cui si annida: quella
del sacrificio umano proprio e altrui fra i kamikaze jahidisti, quella
del nuovo medioevo in Occidente. Stranamente e ambiguamente intrecciati a
testimonianza di due versioni dell’ingiustizia e della diseguaglianza.
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