Presentando le stragi di Parigi come un 11 settembre europeo, uno
spartiacque che non lascerà nulla di immutato, le caste politiche e i
media del Vecchio Continente hanno subito chiarito come intendono
sfruttare l’occasione che i tre kamikaze francesi di fede musulmana
hanno offerto loro su un piatto di argento.
L’11 settembre è stato utilizzato dall’imperialismo americano per
intensificare la sua politica di aggressione sugli scenari del Vicino e
Medio Oriente, ma soprattutto per instaurare un regime di sorveglianza e
controllo sempre più invasivo e repressivo nei confronti degli stessi
cittadini americani, come di quelli dei loro “alleati” (dal Patriot Act
al sistema di spionaggio globale che abbiamo scoperto grazie alle
rivelazioni di Edgar Snowden).
Allo stesso modo, le stragi di Parigi verranno usate per suscitare un
patriottismo europeo che non si era ancora riusciti a inculcare nelle
teste di cittadini ostili a questa Europa governata da oligarchie
finanziarie, incapace di garantire qualsiasi spazio di partecipazione
democratica (in questi giorni è in atto la seconda, vergognosa campagna
di minacce e intimidazioni contro gli elettori greci perché non votino
Syriza).
Siamo chiamati a mobilitarci in una guerra contro il terrorismo che
viene presentata come una guerra di religione e un confronto fra
civiltà; così sperano di indurci a rinunciare a ulteriori quote di
libertà (non l’innocua libertà di satira, ma quella di contestare,
lottare, esprimere opinioni antagoniste nei confronti del sistema
neoliberista e delle sue politiche) in cambio di sicurezza (e poco
importa se l’innalzamento dei livelli securitari non è mai riuscito a
impedire nuovi attentati).
L’impegno dei giornali conservatori è, in questo senso, assiduo. Il Corriere della Sera
ripubblica le urla di odio di Oriana Fallaci, accompagnandole con gli
anatemi contro il “buonismo” delle sinistre dei vari Pierluigi Battista,
Piero Ostellino ecc. Con tronfia ignoranza, si parla di una civiltà
musulmana che non sarebbe mai uscita dal medioevo (alle corti dei mori
di Spagna si godeva di livelli culturali ben più avanzati di quelli di
un’Europa appena uscita dal peggior oscurantismo).
Soprattutto si lamenta la mancata separazione fra Chiesa e Stato
(come se l’Occidente rappresentasse la punta avanzata di un percorso
storico univoco, vincolante per ogni altra nazione e cultura)
sventolando la bandiera di un laicismo tanto più sospetto in quanto
nasconde la realtà di una civiltà che ha sostituito la religione
cristiana con la religione del mercato, un culto assai più esigente che
ha generato e continua a generare guerra, sfruttamento e oppressione in
tutto il mondo.
Ma l’ignoranza (spesso simulata: ci si finge ignoranti per nascondere
quanto si sa benissimo) attinge livelli sublimi nella descrizione del
“nemico”. Quasi nessuno ricorda che la guerra l’abbiamo iniziata noi
occidentali con le nostre imprese coloniali e neo coloniali, né che
siamo stati noi a foraggiare di risorse e armi il nemico: dall’appoggio
ai Talebani in funzione anti russa all’alleanza con l’Arabia Saudita, la
vera testa di serpente di tutti i fondamentalismi, ma troppo utile per
essere sconfessata (vedi come si è prestata a pilotare il crollo del
prezzo del petrolio per colpire altri Paesi produttori come la Russia e
il Venezuela).
Quasi nessuno ricorda che siamo stati noi occidentali ad appoggiare i
peggiori regimi totalitari (dallo Scià di Persia ai militari egiziani)
contro i movimenti popolari che volevano rovesciarli, per paura di
perdere il controllo sul petrolio. È nel vuoto politico, sociale e
culturale prodotto da queste politiche che è cresciuto quel grumo di
rabbia, paura e risentimento in cui affonda le radici il terrorismo
integralista; il quale non è affatto un “residuo” medioevale ma il
prodotto ipermoderno (vedi il suo uso avanzato dei media) di conflitti
locali e globali.
È laddove e quando non è possibile dare forma e sbocco politici alla
speranza di cambiamento, che si affermano forme di religiosità fanatiche
come quelle che oggi ci aggrediscono. Questo è ancora più chiaro nel
caso delle “conversioni” di giovani migranti di terza/quarta
generazione, quali erano i protagonisti degli attentati di Parigi:
figure che incarnano il fallimento delle politiche di integrazione e
delle chiacchiere “multiculturali” di una società che ha confinato la
racaille (la feccia, come li chiama Sarkozy) nei ghetti periferici;
ragazzi che fino a poco fa non erano nemmeno musulmani praticanti e che
poi hanno cercato e trovato risposte in un discorso pseudoreligioso che
dava voce al loro risentimento.
In fondo questa è la stessa logica che fa sì che i ceti popolari
bianchi, impoveriti dalla crisi, esprimano la loro rabbia contro le
politiche neoliberiste avvicinandosi all’estremismo di destra. Il vero
peccato delle sinistre non è il buonismo, ma la loro incapacità di
rappresentare gli interessi degli ultimi, interessi che hanno tradito
per inseguire il consenso elettorale delle classi medie. È su di loro
che ricadrà la responsabilità se il progetto di scatenare una guerra fra
poveri (perché questo sarebbe il cosiddetto “conflitto di civiltà”)
avrà successo e vedrà i combattenti di entrambe le parti organizzati ed
egemonizzati da forze politiche reazionarie.
Infine, cari concittadini europei, sarebbe il caso di tenere presente
quanto segue: se è vero che il mondo, come ha denunciato papa
Francesco, sta precipitando in una nuova guerra mondiale, ebbene lo
scontro fra Occidente e Islam è solo uno dei tanti fronti di un
conflitto globale che assume forme diverse (guerra per il controllo dei
mercati con la Cina e altre potenze emergenti, prodromi di una
tradizionale guerra di confine con la Russia, per tacere dei conflitti
che attraversano i continenti africano e sudamericano). L’unico modo per
uscirne non è mobilitarsi in sostegno del proprio polo imperiale, bensì
spostare il conflitto sul terreno della lotta di classe, qui in Europa
come in tutti gli altri Paesi coinvolti.
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