intervista a Franco Cardini di Lucia Bigozzi, 09 gennaio 2015
Dalla Parigi colpita al cuore dove si trova per lavoro, Franco Cardini, storico, analizza con Intelligonews cosa c’è davanti e dietro l’assalto a Charlie Hebdo. Con una lettura singolare…
Lei crede alla teoria del
complotto? La Rete sembra scettica anche considerando le modalità con
cui si sono mossi gli attentatori, dalla carta di identità lasciata in
auto, alla Citroen che pare non sia quella giusta, alla scarpa persa e
raccolta per strada.
«L’azione è stata compiuta da due
persone che hanno avuto un addestramento di qualche tipo perché arrivare
ad ammazzare a sangue freddo una decina di persone non è cosa di cui
sono capaci tutti; serve comunque un’attrezzatura mentale e tecnica di
tipo militare. Ciò premesso, tutti a botta calda devono tirare fuori
cose acute e intelligenti per farsi notare, a detrimento dell’attenzione
che invece andrebbe posta rispetto alla situazione, perché in questi
casi è necessario studiare e invece tutti vogliono parlare. Teoria del
complotto? Gruppo spontaneo? Direi che ci sono elementi che fanno
pensare all’azione di un gruppetto, magari i soli due fratelli
franco-algerini con l’ appoggio di qualche basista. Si dice sono
fanatici: ma che vuol dire? Ci può essere un’organizzazione di tipo
jhiadista, pare che uno dei due vi fosse legato ma non è sicuro; d’altra
parte c’è chi pensa che dietro ci sia il Califfo dell’Isis: tutto è
possibile; del resto la teoria del complotto si riassume in questo: c’è
un disegno dietro? Forse ce lo diranno i prossimi giorni, ma non è
detto, in fondo non abbiamo capito ancora se c’era un disegno
nell’attacco dell’11 settembre ma nel frattempo tutti hanno scritto e
speculato su ipotesi e letture ».
Sì, la ma sua idea qual è?
«La mia idea è che questo sia uno
dei tanti gruppi che agiscono dentro la logica dello jihadismo che è
un’ideologia che ha una lontana origine religiosa e che in realtà, è
un’ideologia di tipo politico. Da questo punto di vista colpire Charlie
Hebdo, significa colpire un bersaglio ‘eccellente’ per fare presa, sì ma
su chi? ».
Lei cosa risponde?
«Io non sono d’accordo con la grande
maggioranza di chi dice che questi hanno sferrato un attacco
all’Occidente, alla libertà di stampa: la libertà di stampa lasciamola
fare, è un’altra questione… C’è un attacco ai valori occidentali, ma mi
domando: i valori occidentali erano quelli rappresentati da Charlie
Hebdo? Qui in Francia conosco tante persone che oggi indossano la
maglietta con la scritta ‘Je suis Charlie Hebdo’ ma fino a ieri
accusavano il settimanale satirico di essere antisemita, contro la
religione cattolica. A Parigi, in Place de la Republique ieri c’è stata
una bellissima manifestazione con le persone che mostravano una penna
simbolo della libertà di stampa e oggi la televisione francese parla
della necessità di arrivare a forme di silenzio per facilitare le
indagini: ma allora dove è la libertà di stampa per la quale tutti sono
scesi in piazza?».
E proprio stamani le autorità
francesi hanno invitato la stampa a non riprendere le immagini dei Raid
nello stabile dove si sono asserragliati i due terroristi.
«Ha ragione la polizia, ma allora
chi manifestava o era uno sciocco oppure è stata presa in giro. Voglio
dire che la realtà è più complessa di quanto si pensi. Ciò che mi sento
di poter dire è che i due fratelli franco-algerini sono jihadisti convinti
anche se sapere di cosa siano convinti è difficile; sono però convinti
del loro militare per un Islam ‘duro e puro’. Il punto è: questo Islam
‘duro e puro ‘ contro chi sta facendo la guerra? Contro il cosiddetto
Occidente? Contro la libertà di stampa? No, io credo che la guerra sia
nei confronti di altri gruppi islamici per accaparrarsi il più possibile
le simpatie degli estremisti a danno di altri gruppi, per dimostrare
come fa il Califfo Al Baghdadi quando fa tagliare le teste in pubblico,
che è il detentore dell’Islam sunnita vero e che tutti gli altri
musulmani sono tiepidi, traditori, alleati degli occidentali che sono
crsitiani. C’è una guerra in corso – lo sostengo io sul Mattino e lo
dice Eco sul Corsera – ma bisogna capire fra chi. Noi siamo coinvolti,
ma la guerra fondamentale è all’interno del mondo musulmano dove si
stanno agitando forze fondamentalista che tra di loro si fanno
concorrenza per dimostrare a una parte di musulmani, non certo la
migliore, che loro sono i veri difensori della fede. Da questo punto di
vista l’attacco a Charlie Hebdo rappresentava l’azione perfetta: da anni
il settimanale era nel mirino di questi gruppi come rivista che non
rispetta il Profeta. Ci sono musulmani serissimi, moderatissimi,
filo-occidentali, democratici – e io ne conosco tanti – che dicono: sì,
però quelli di Charlie Hebdo devono capire che se per loro è un valore
assoluto la libertà di dire ciò che vogliono, noi non siamo d’accordo. E
allora, in un mondo che, in generale, non simpatizza per le cose che
faceva Charlie Hebdo, c’è una minoranza infima ma che politicamente può
essere qualificata e pericolosa, che ritiene che quelle vignette vadano
colpite, non tanto in sé e per sé, bensì per insegnare ai musulmani dove
sta la verità e quali sono le forze che rivelano la verità. C’è una
guerra dentro l’Islam; sciiti contro sunniti, musulmani favorevoli allo
Stato-nazione e chi pensa che i Paesi islamici vanno modernizzati ma
tenendo presente l’eredità della Sharia e oggi alcuni di questi Paesi
sono grandi potenze mondiali. Come facciamo a non renderci conto che
quando parliamo di Islam pericoloso, noi siamo alleati con alcune forze
musulmano che sono politicamente e culturalmente tra le più retrive,
come ad esempio gli Emirati del Golfo dove andiamo in vacanza o a fare
affari e dove le donne non possono guidare la macchina, solo per fare un
esempio».
C’è chi sostiene che sia in atto
uno scontro tra illuminismo degenerato in libertarismo e un Islam che è
una religione a vocazione egemonica. Qual è la sua valutazione?
«Anche il Cristianesimo è una
religione a vocazione egemonica; d’altra parte col tempo, la storia
dell’Europa e dell’Occidente ha generato forme di convivenza non sempre
pacifica, non sempre perfetta tra chi è fautore di una visione
illuministica o libertaria della libertà e chi è fautore di una visione
in base alla quale la libertà va regolata. Ci sono tanti modi di
concepire la libertà, quello concepito da Russeau o Voltaire e quello
concepito dal San Tommaso d’Aquino: Charlie Hebdo è più vicini ai primi,
io al secondo ma non per questo faccio le crociate. Noi dimentichiamo,
autoassolvendoci, di aver per secoli sfruttato e sottomesso i paesi
musulmani alla nostra politica coloniale che non era proprio una logica
di libertà ma con la nostra idea di libertà noi ci crediamo i puri, i
buoni e tutti gli altri i cattivi. Mi pare una lettura affrettata e
semplicistica».
Ci sono proiezioni che ipotizzano nel 2050 un’Europa a maggioranza musulmana. E’ uno scenario credibile?
«I musulmani nel mondo sono un
miliardo e mezzo mentre i cristiani sono due miliardi, quindi non è vero
che oggi siamo minoranza. Secondo aspetto: i cristiani abitano la parte
privilegiata del mondo che ha in mano i destini economici, finanziari e
tecnologici dell’umanità; se usiamo male queste leve con politiche
sbagliate, la responsabilità è solo nostra . In Occidente l’Islam è una
minoranza e se fa proseliti lo fa all’interno dei ceti sottoproletari.
Io sono cattolico e quando la domenica mi alzo presto per andare a
messa, magari vedo il mio vicino di casa che sogghigna per la mia
iniziativa, ma per strada non ho mai incontrato capannelli armati di
musulmani che mi impediscono di entrare in chiesa, mentre ho incontrato
occidentali che volevano negare ai musulmani il diritto a costruire una
moschea, anche nella mia Toscana. Nel 2050 ci sarà una maggioranza
musulmana? Ma sulla base di quale computo? Forse quello delle
statistiche? Ma la realtà è molto diversa e ha dinamiche che non
rispondono alle statistiche bensì alle condizioni di vita delle
persone».
Insomma, vedremo sventolare la bandiera nera dell’Isis sulla Cupola di San Pietro?
«Il cancelliere di Hitler, uomo più
colto, intelligente e dotato da tutti i punti di vista del Califfo Al
Baghdadi, non pensava minimamente a issare la bandiera nazista sulla
Cupola di San Pietro ma aveva buone motivi di credere che se i nazisti
avessero vinto, avrebbero messo al passo le Chiese cristiane, a
cominciare da quella cattolica. La realtà è che Hitler non ce l’ha fatta
pur avendo corazzate e essendo a un passo dall’avere l’atomica. Il
Califfo può pensare ciò che vuole; anche mia zia Rosina può pensare di
diventare imperatrice ma dubito che sia il Califfo che mia zia Rosina ce
la faranno».
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