Il ministro Passera in una intervista propone un patto sociale per la
produttività per uscire dalla crisi. Ma che idea originale! Davvero
bisogna riconoscere la genialità di una proposta che per la prima volta
irrompe nel nostro paese.
Il primo patto sulla produttività fu siglato nel lontano 1977. Da
allora ad ogni difficoltà economica si è aggiunto un patto sociale più o
meno ambizioso. In esso i lavoratori mettevano concrete rinunce e i
padroni ed il governo solenni promesse. Che regolarmente non venivano
mantenute. Così di patto in patto si è giunti alla situazione attuale,
con i salari trai più bassi dell’Ocse, le condizioni di lavoro tra le
peggiori e la disoccupazione e la precarietà dilaganti. Non basta ancor,
bisogna dare di più.
Così il ministro Passera, che non a caso ha concesso l’intervista a La Stampa,
fa subito pensare al modello Marchionne. In Fiat, con il consenso di
Cisl e Uil, i lavoratori han dovuto subire condizioni di orari e ritmi
di lavoro terribili, peccato però che la produttività non ne abbia
risentito, anzi. Perché la Fiat non vende e quindi non produce e i
superproduttivi lavoratori vengono lasciati a casa.
D’altra parte ci provi il ministro a proporre ai lavoratori di
Carbosulcis o di Alcoa un patto sulla produttività per impedire il
dramma che lì si annuncia. Vedrà che successo!
Come tutti ben sanno quella crisi si affronta solo con investimenti e
programmi strategici. E questa ricetta vale lì come altrove. E’ forse
un problema di produttività quello dell’Ilva di Taranto?
Ci vogliono risorse per investire e per cambiare la struttura
produttiva, programmi per il futuro e non la solita spremitura dello
stesso limone. Che può piacere alla Borsa e alla speculazione
finanziaria per qualche giorno, ma poi non funziona neanche lì. Come
dimostrano prima la Grecia e poi la Spagna, ove il massacro sociale e il
supersfruttamento del lavoro hanno ancor più aggravato la crisi. E come
dimostra la stessa evoluzione della crisi qui da noi.
Tuttavia c’è da scommettere che si andrà proprio nella direzione del
patto. Lo vogliono le banche che ci comandano, lo vuole la maggioranza
che sostiene il governo, lo vuole il sindacato confederale a partire
dalla Cisl, che sennò perde ruolo e potere.
Se non li fermiamo ci proveranno per l’ennesima volta. Perché il
ministro Passera e l’establishment che hanno riscosso tanto successo
alla convention di Comunione e Liberazione, ragionano come il dottor
Purgone. Quel personaggio delle commedie con cui Molière metteva in
ridicolo i medici del ‘600, che ad ogni malattia reagivano in un solo
modo, somministrando al povero paziente salassi sempre più inutili e
letali.
Con la lotta e con la messa in ridicolo dobbiamo liberarci dei dottor Purgone che vogliono sempre e soltanto salassarci.
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