Penso non vada affatto sottovalutata la portata dell’irruzione, avvenuta lo scorso giovedì, nella piazza dove stancamente si esibivano i soliti leader sindacali, di centinaia di operai dell’Ilva e cittadini di Taranto organizzati nel Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti,
che hanno costretto i “bonzi” a interrompere precipitosamente il
comizio rifugiandosi da qualche parte sotto la custodia delle forze
dell’ordine, in uno slancio di apprensione e paura forse eccessive.
Questa irruzione, pacifica ma determinata potrebbe avere il merito di far saltare il tavolo dove una serie di loschi personaggi si accingevano a giocare,
in nome di ruoli di rappresentanza del tutto fittizi, una partita che
avrebbe con ogni probabilità visto perdenti sia i lavoratori dell’Ilva
che la città di Taranto.
La contrapposizione fra gli uni e l’altra
che si è voluto montare artatamente nella stampa vede infatti come
beneficiari da un lato la proprietà Riva, da lungo
tempo inadempiente in Italia e in particolare a Taranto dal punto di
vista della sicurezza e della tutela ambientale, e dall’altro sedicenti
rappresentanti dei lavoratori sub specie di burocrazie sindacali da tempo asservite ai diktat dell’azienda e quindi complici del massiccio e criminale inquinamento della città.
La doverosa e meritevole azione della magistratura
ha reso impossibile la continuazione di questo crimine. L’azienda, con
il sostegno dei sindacati ad essa asserviti, ha quindi tentato di
mobilitare le maestranze, comprensibilmente preoccupate per il loro
futuro occupazionale, contro la magistratura e quindi in ultima analisi
contro la città, per il diritto di continuare ad inquinare in nome del
profitto.
L’intervento delle forze sindacali, alcune delle quali
compromesse da tempo con la gestione anzidetta, non garantiva affatto
che tale operazione sarebbe stata pienamente respinta, ma rischiava anzi
di offrire sponde pericolose agli inquinatori.
Tanto più che i ministri dell’Ambiente, dalla scandalosa Prestigiacomo al flebile Clini,
non si sono certo distinti per cercare soluzioni praticabili che
salvaguardassero al tempo stesso l’ambiente e il lavoro. Da ultimo il
governo Monti, come sempre sollecito a soddisfare tutti i desideri di
padroni e speculatori, ha concesso 336 milioni di euro pronta cassa agli
inquinatori senza che questi ultimi abbiano assunto alcun serio impegno
in materia di risanamento.
Salvaguardare ambiente e lavoro,
invece, potrà essere possibile solo con una forte mobilitazione contro
di essi. Per dirla con Giorgio Cremaschi sul Manifesto di
venerdì 3 agosto: “bisogna garantire lavoro e salario agli operai
dell’Ilva e procedere subito al risanamento ambientale. Questo significa
che Riva ci deve mettere tutti i soldi che ha. Che sono tanti visto che
in un solo anno di profitti si è ripagato il piccolo costo di aver
ricevuto l’azienda dallo stato e visto che recentemente ha trovato anche
danaro da spendere in Alitalia. Riva deve pagare tutto“.
Altrimenti, come ricorda lo stesso Cremaschi e come aveva già accennato il sottoscritto, c’è l’espropriazione prevista dall’art. 43 della Costituzione.
Ne abbiamo abbastanza di padroni parassiti che fanno soldi a spesa dei
beni e del bene pubblico, sorretti da sindacalisti servi e corrotti!
Per
tutti questi motivi è stato importante che a Taranto scendessero in
campo cittadini e lavoratori, liberi e pensanti, due qualità che questo
governo e le indecenti caste, politiche, sindacali e burocratiche, che
lo sorreggono, vorrebbero ben cancellare in tutti gli abitanti di questo
Paese (e per molti ci sono già riusciti), trasformandoli in un ammasso informe di servi decerebrati.
Un’invasione di campo di questo tipo è, sicuramente, necessaria in tutta la politica italiana,
di fronte alla deprimente competizione che si annuncia fra lo scolorito
e spennacchiato Pollo della speranza capeggiato dal logorroico Vendola e
dal pragmatico (fin troppo) Bersani, una coppia strana fino a un certo
punto, cui rischia di sommarsi Casini, da un lato, e qualche burattino
di Berlusconi o lui stesso dall’altro. Tertium non datur? Ci deve essere un’alternativa,
a partire dal basso, per saldarsi con le componenti politiche (IdV,
FdS, pezzi importanti di SeL e Pd) e sindacali (Fiom, Usb, Cobas, pezzi
importanti della Cgil) che ambiscono a rappresentare i cittadini e i
lavoratori liberi e pensanti di questo Paese per un futuro diverso e
migliore di questo squallido presente. Conforta che figure autorevoli,
come Luigi Nieri, dirigente e consigliere regionale di SeL, rifiutino
l’ingrato ruolo di ruota di scorta dei poteri forti. Forse c’è ancora
una possibilità per l’alternativa nel nostro Paese….
Nessun commento:
Posta un commento