“Non c’è possibilità di equilibrare il bilancio eccetto che con l’aumentare il reddito nazionale” – J.M.Keynes, “I mezzi per raggiungere la prosperità”, 1933
Abbiamo più volte sottolineato
l’inefficacia delle politiche di austerità come antidoto alla crescita
del debito pubblico. Una conferma delle previsioni keynesiane viene dal
dipartimento economico delle Nazioni Unite che, in un breve policy brief
pubblicato nei giorni scorsi, mette in evidenza una possibile
correlazione tra politiche restrittive e aumento del debito pubblico
nelle economie mature.
L’ufficio economico dell’ONU sottolinea
che i deficit dei paesi avanzati sono stati causati dalla crisi e non
viceversa. Il conseguente debito pubblico accumulato non si sta
riducendo attraverso le politiche di rigore ma al contrario continua a
crescere. Una osservazione che vale per l’Italia, dove i “sacrifici” non
portano frutti in termini di riduzione del debito, così come per la Grecia.
Il motivo è semplice: l’austerità –
spiegano gli economisti dell’ONU – indebolisce la crescita e quindi
peggiora il rapporto debito/PIL, il che rende più difficile ripagare i
titoli di stato alla scadenza. Servirebbe, al contrario, maggiore
stimolo fiscale per uscire dalla crisi.
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