"A Madrid la manifestazione del 19 luglio è stata la
più partecipata dopo le manifestazioni contro la guerra in Iraq del
2003"... Il movimento sta mutando, e non solo quello del 15Maggio,
interpretato principalmente da “giovani” dai 25 ai 40 anni, per lo più
studenti universitari, precari e disoccupati, ma qualcosa di più simile
al 99%.
Giorni di vertigini. Lo spread ha raggiunto nuovi record
ogni settimana, ogni giorno. I dipendenti pubblici disobbediscono in
maniera sempre più palese. La manifestazione il 19 luglio supera tutte
le dimostrazioni precedenti. Il governo, impotente, rischia di cadere.
Siamo di fronte a un un cambiamento di fase? Sembra apparire così la
confluenza delle due linee principali di questa situazione: gli attacchi
finanziari e la mobilitazione sociale.
Per quanto riguarda la prima, il debito spagnolo cresce in “impennata libera” guidato da scommesse sul “salvataggio” delle principali agenzie di finanziamento. 580, 600, 620, 640. Abbiamo già superato la soglia dei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo. Il tasso di interesse sul Bono (titolo di stato Spagnolo, come il Bot) a 10 anni supera il 7,5% e il debito spagnolo incrementa di 10 punti percentuali di PIL ogni 8 o 9 mesi (100.000 milioni). Lo Stato ha problemi con il flusso di cassa, cioè, ha difficoltà a trattare con pagamenti immediati (pensioni, salari, trasferimenti, ecc.). È la fase greca, a cui si aggiungono i problemi indicati dalle Comunità Autonome (sull’orlo del fallimento). Senza l’intervento improbabile della BCE o del MES (meccanismo europeo di stabilità) attraverso l’acquisto massivo di obbligazioni, lo scenario potrebbe essere quello di mancato pagamento (default) o di ulteriore aggravio del salvataggio in corso. Oppure, molto probabilmente, una combinazione di entrambi. In breve, e al ritmo che segnano i periodi di difficoltà finanziarie dello Stato, la Germania tenterà di muovere le carte gestendo il non pagamento fin dove riesce mediante una detrazione agli investitori in Bonos. Sì, è possibile che il differenziale (spread) sia ancora troppo basso perché gli agenti finanziari accettino una diminuzione dei loro rendimenti. In questo modo non si può avere alcuna garanzia di successo fino a quando il differenziale non andrà ancora più in alto. In ogni caso, l’orizzonte di default è di fronte a noi.
Rispetto alla seconda, dobbiamo riconoscere un fatto che è passato quasi in sordina nei media: la manifestazione del 19 luglio è stata la più partecipata dopo le manifestazioni contro la guerra in Iraq del 2003. A Madrid, il percorso è per forza di cose “straripato” da Recoletos fino al Sol (che, ad esempio, può ospitare 30.000 persone ). In altre parole, tra 400.000 e 800.000 partecipanti, una delle più grandi manifestazioni nella storia della città, e da 4 a 6 volte il numero di partecipanti che hanno chiamato le grandi concentrazioni del 15 Maggio, 19 giugno, 15 Ottobre o del 12 Maggio. Non è solo una questione di numeri, ma qualitativa. Il 19 Luglio c’era di tutto: maestri e professori, salute, fuoco, del lavoro, professionisti, polizia, ecc. Il 15 maggio è stato solo un segmento tra i diversi gruppi: lavoratori pubblici, sindacati, ambientalisti.
Una diversità sorprendente che ha attraversato le l’età, l’arco ideologico, professionale, ecc.
La manifestazione sarebbe stata tuttavia poco decisiva se non fosse stata accompagnata da un altro fenomeno inatteso: la disobbedienza, il sabotaggio, l’occupazione delle strade, l’affronto alle autorità … tutti questi divenuti protagonisti grazie a poco obbedienti e timidi organi dello Stato.
I pompieri si offrono come corpi d’urto nelle manifestazioni, la polizia non obbedisce e sabota i mezzi necessari per reprimere; i militari dichiarano la loro ribellione per i tagli, i funzionari denunciano i loro superiori e si piantano ogni giorno per fermare il traffico.
Attenzione: non è questo ciò che accade alla vigilia di una rivoluzione?
E il governo? Bloccato a causa della pressione finanziaria sostenuta dal governo tedesco e della BCE, e pressato dal basso da una mobilitazione che non riesce a placare, può solo cadere. L’unica domanda è quando e come. Sicuramente quando viene dichiarato il default. Probabilmente da un governo di emergenza che chiama alla concentrazione il PSOE (Partito Socialista), il CIU (convergenzia y union) e alcuni altri gruppi di rappresentanza professionale. In questo senso, il PSOE è sotto pressione affinchè si posizionii dalla parte del governo e quindi per “evitare che l’oltraggio nelle strade tracimi”
Possiamo trarre delle conclusioni? Ce ne sono quattro che vengono in mente:
1. La prima è che la caduta del governo sarebbe un successo del movimento. I giorni precedenti ci hanno mostrato che la disobbedienza non è un gesto ideologico, ma la nostra tattica nella nuova situazione: se non si consente la repressione non si consente l’amministrazione. In altre parole, questa è la crisi di legittimità diventa una crisi di autorità. Se davvero si ottiene che la gestione non funziona e il governo non governa, questo e tutti coloro che lo seguono saranno costretti all’impotenza. La crisi politica non la producono così tanto l’agitazione attivista, le manifestazioni, le azioni, quanto la disobbedienza dei corpi dello Stato. Sia benvenuto tutto ciò che possa incentivare questo processo.
2. La seconda è che d’ora in poi lo spread non è più adibito esclusivamente l’estorsione del debito. Sicuramente entriamo in una “fase politica” o “agonistica” della gestione della crisi. I cosiddetti mercati, vale a dire, il pugno di agenzie finanziarie occidentali che dominano il mercato del debito, stanno prendendo atto delle proteste. Come in Grecia, attacchi ai titoli di stato mostrano, e sempre più, il rischio di insolvenza a causa delle proteste. Per la prima volta, ci troviamo di fronte direttamente a coloro che veramente detengono la sovranità economica: le grandi società finanziarie. E questo è buono. In questo ambito, il nostro obiettivo politico non sembra poter essere altro che il fallimento spagnolo e di revisione del debito tramite un audit, la soppressione del debito illegittimo e la ristrutturazione, politicamente guidata, del debito privato.
3. La terza è che il movimento sta mutando, e non solo quello del 15Maggio, interpretato principalmente da “giovani” dai 25 ai 40 anni, per lo più studenti universitari, precari e disoccupati, ma qualcosa di più simile 99%. Guardando la composizione dei 19 Luglio si riconosceranno gli statali, le generazioni over 40 e anche 50, i principali organismi professionali del paese, vale a dire tutti coloro che hanno acconsentito alle richieste del 15M, ma con calma, e ora sono diventati parte delle proteste.
Non sono questi attori gli stessi che fino a poco tempo fa erano la roccaforte elettorale, politica e ideologica del bipartitismo, della Costituzione del 1978 e del risultato della transizione ?
Non è questo il certificato di morte di un cadavere?
4. E questa è la quarta lezione, forse la più interessante: la crisi economica e politica attacca sempre di più il regime politico, la “democrazia” come noi la conosciamo. Questa è la materializzazione delle parole d’ordine 15M: “loro non ci rappresentano” e “la chiamano la democrazia e non lo è.”
Finalmente possiamo dire: la fase “destituente” è stata completata. Nessuno crede che siamo in democrazia: solo una dittatura finanziaria rafforzata dal gendarme tedesco e da un governo fantoccio, prigioniero degli stessi interessi finanziari ed alimentato da una classe politica corrotta e incapace. La questione ora è che cosa è la nostra democrazia?
In Islanda hanno sfiduciato i politici e ha creato una Assemblea Costituente. In Grecia e hanno distrutto il bipartitismo tradizionale. Qui abbiamo davanti una situazione senza precedenti, un gioco il cui esito è completamente aperto e in cui la parte più importante siamo noi. Questa non è una democrazia. Lo sappiamo. Per questo dobbiamo al più presto possibile arrivare a costruire la democrazia, l’architettura della quale sia discussa e decisa dal 99%. Un processo costituente plurale, assolutamente aperto, assolutamente inclusivo.
La sfida che abbiamo di fronte è come fondarla.
Per quanto riguarda la prima, il debito spagnolo cresce in “impennata libera” guidato da scommesse sul “salvataggio” delle principali agenzie di finanziamento. 580, 600, 620, 640. Abbiamo già superato la soglia dei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo. Il tasso di interesse sul Bono (titolo di stato Spagnolo, come il Bot) a 10 anni supera il 7,5% e il debito spagnolo incrementa di 10 punti percentuali di PIL ogni 8 o 9 mesi (100.000 milioni). Lo Stato ha problemi con il flusso di cassa, cioè, ha difficoltà a trattare con pagamenti immediati (pensioni, salari, trasferimenti, ecc.). È la fase greca, a cui si aggiungono i problemi indicati dalle Comunità Autonome (sull’orlo del fallimento). Senza l’intervento improbabile della BCE o del MES (meccanismo europeo di stabilità) attraverso l’acquisto massivo di obbligazioni, lo scenario potrebbe essere quello di mancato pagamento (default) o di ulteriore aggravio del salvataggio in corso. Oppure, molto probabilmente, una combinazione di entrambi. In breve, e al ritmo che segnano i periodi di difficoltà finanziarie dello Stato, la Germania tenterà di muovere le carte gestendo il non pagamento fin dove riesce mediante una detrazione agli investitori in Bonos. Sì, è possibile che il differenziale (spread) sia ancora troppo basso perché gli agenti finanziari accettino una diminuzione dei loro rendimenti. In questo modo non si può avere alcuna garanzia di successo fino a quando il differenziale non andrà ancora più in alto. In ogni caso, l’orizzonte di default è di fronte a noi.
Rispetto alla seconda, dobbiamo riconoscere un fatto che è passato quasi in sordina nei media: la manifestazione del 19 luglio è stata la più partecipata dopo le manifestazioni contro la guerra in Iraq del 2003. A Madrid, il percorso è per forza di cose “straripato” da Recoletos fino al Sol (che, ad esempio, può ospitare 30.000 persone ). In altre parole, tra 400.000 e 800.000 partecipanti, una delle più grandi manifestazioni nella storia della città, e da 4 a 6 volte il numero di partecipanti che hanno chiamato le grandi concentrazioni del 15 Maggio, 19 giugno, 15 Ottobre o del 12 Maggio. Non è solo una questione di numeri, ma qualitativa. Il 19 Luglio c’era di tutto: maestri e professori, salute, fuoco, del lavoro, professionisti, polizia, ecc. Il 15 maggio è stato solo un segmento tra i diversi gruppi: lavoratori pubblici, sindacati, ambientalisti.
Una diversità sorprendente che ha attraversato le l’età, l’arco ideologico, professionale, ecc.
La manifestazione sarebbe stata tuttavia poco decisiva se non fosse stata accompagnata da un altro fenomeno inatteso: la disobbedienza, il sabotaggio, l’occupazione delle strade, l’affronto alle autorità … tutti questi divenuti protagonisti grazie a poco obbedienti e timidi organi dello Stato.
I pompieri si offrono come corpi d’urto nelle manifestazioni, la polizia non obbedisce e sabota i mezzi necessari per reprimere; i militari dichiarano la loro ribellione per i tagli, i funzionari denunciano i loro superiori e si piantano ogni giorno per fermare il traffico.
Attenzione: non è questo ciò che accade alla vigilia di una rivoluzione?
E il governo? Bloccato a causa della pressione finanziaria sostenuta dal governo tedesco e della BCE, e pressato dal basso da una mobilitazione che non riesce a placare, può solo cadere. L’unica domanda è quando e come. Sicuramente quando viene dichiarato il default. Probabilmente da un governo di emergenza che chiama alla concentrazione il PSOE (Partito Socialista), il CIU (convergenzia y union) e alcuni altri gruppi di rappresentanza professionale. In questo senso, il PSOE è sotto pressione affinchè si posizionii dalla parte del governo e quindi per “evitare che l’oltraggio nelle strade tracimi”
Possiamo trarre delle conclusioni? Ce ne sono quattro che vengono in mente:
1. La prima è che la caduta del governo sarebbe un successo del movimento. I giorni precedenti ci hanno mostrato che la disobbedienza non è un gesto ideologico, ma la nostra tattica nella nuova situazione: se non si consente la repressione non si consente l’amministrazione. In altre parole, questa è la crisi di legittimità diventa una crisi di autorità. Se davvero si ottiene che la gestione non funziona e il governo non governa, questo e tutti coloro che lo seguono saranno costretti all’impotenza. La crisi politica non la producono così tanto l’agitazione attivista, le manifestazioni, le azioni, quanto la disobbedienza dei corpi dello Stato. Sia benvenuto tutto ciò che possa incentivare questo processo.
2. La seconda è che d’ora in poi lo spread non è più adibito esclusivamente l’estorsione del debito. Sicuramente entriamo in una “fase politica” o “agonistica” della gestione della crisi. I cosiddetti mercati, vale a dire, il pugno di agenzie finanziarie occidentali che dominano il mercato del debito, stanno prendendo atto delle proteste. Come in Grecia, attacchi ai titoli di stato mostrano, e sempre più, il rischio di insolvenza a causa delle proteste. Per la prima volta, ci troviamo di fronte direttamente a coloro che veramente detengono la sovranità economica: le grandi società finanziarie. E questo è buono. In questo ambito, il nostro obiettivo politico non sembra poter essere altro che il fallimento spagnolo e di revisione del debito tramite un audit, la soppressione del debito illegittimo e la ristrutturazione, politicamente guidata, del debito privato.
3. La terza è che il movimento sta mutando, e non solo quello del 15Maggio, interpretato principalmente da “giovani” dai 25 ai 40 anni, per lo più studenti universitari, precari e disoccupati, ma qualcosa di più simile 99%. Guardando la composizione dei 19 Luglio si riconosceranno gli statali, le generazioni over 40 e anche 50, i principali organismi professionali del paese, vale a dire tutti coloro che hanno acconsentito alle richieste del 15M, ma con calma, e ora sono diventati parte delle proteste.
Non sono questi attori gli stessi che fino a poco tempo fa erano la roccaforte elettorale, politica e ideologica del bipartitismo, della Costituzione del 1978 e del risultato della transizione ?
Non è questo il certificato di morte di un cadavere?
4. E questa è la quarta lezione, forse la più interessante: la crisi economica e politica attacca sempre di più il regime politico, la “democrazia” come noi la conosciamo. Questa è la materializzazione delle parole d’ordine 15M: “loro non ci rappresentano” e “la chiamano la democrazia e non lo è.”
Finalmente possiamo dire: la fase “destituente” è stata completata. Nessuno crede che siamo in democrazia: solo una dittatura finanziaria rafforzata dal gendarme tedesco e da un governo fantoccio, prigioniero degli stessi interessi finanziari ed alimentato da una classe politica corrotta e incapace. La questione ora è che cosa è la nostra democrazia?
In Islanda hanno sfiduciato i politici e ha creato una Assemblea Costituente. In Grecia e hanno distrutto il bipartitismo tradizionale. Qui abbiamo davanti una situazione senza precedenti, un gioco il cui esito è completamente aperto e in cui la parte più importante siamo noi. Questa non è una democrazia. Lo sappiamo. Per questo dobbiamo al più presto possibile arrivare a costruire la democrazia, l’architettura della quale sia discussa e decisa dal 99%. Un processo costituente plurale, assolutamente aperto, assolutamente inclusivo.
La sfida che abbiamo di fronte è come fondarla.
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