Gli ultimi dati ufficiali di Terna e GSE confermano quanto già si sapeva: il 24%, cioè circa un quarto, dell’energia elettrica consumata in Italia nel 2011 è stato prodotto dalle fonti rinnovabili. L’anno precedente aveva visto le rinnovabili fermarsi al 22% della produzione totale e la gran parte dei due punti percentuali di differenza 2010-11 deriva dal boom del fotovoltaico, passato da una potenza installata di 3.470 MW nel 2010 ai 12.773 MW del 2011.
Crescono anche le bioenergie, l’eolico e l’idroelettrico (quest’ultimo solo come potenza istallata, perché scende come produzione totale nel corso del 2011 rispetto all’anno precedente) mentre resta invariata la potenza geotermica (la produzione di elettricità cresce leggermente di circa 280 MW). Considerando che il grosso del fotovoltaico italiano è stato installato proprio durante il 2011, è lecito aspettarsi dati ancora migliori per il 2012.
Tanto che l’energia da fonti rinnovabili inizia a essere fin troppa per la malandata rete elettrica italiana, che non è in grado di gestire senza problemi e senza rischi gli incrementi e i cali di produzione dalle rinnovabili dovuti alle variazioni del clima. E torna di moda il tema degli accumuli di energia per gestire al meglio gli sbalzi di produzione di solare fotovoltaico ed eolico.
Qualche giorno fa Energia Concorrente, cioè il gruppo dei ribelli termoelettrici usciti da AssoElettrica, si era dichiarata contraria all’adozione su larga scala degli accumuli di energia ritenendo che le batterie possano rappresentare poco più che un esperimento. Terna, però, questo esperimento lo ha finalmente iniziato grazie alla delibera 288/2012/R/EEL dell’AEEG che ha fissato i criteri di la selezione per tre progetti pilota di sistemi di accumulo di energia elettrica.
Perché è così difficile dare il via agli accumuli e perché ci vuole una delibera dell’Autorità per l’Energia? Perché le batterie costano, e anche parecchio, e il sistema è sostenibile economicamente solo se l’energia rilasciata dopo il suo accumulo viene incentivata come se fosse rinnovabile. Ecco, allora, che con la delibera in mano Terna procede all’emanazione dei bandi: il primo per un accumulo da 10 MW con tecnologia al litio e il secondo per due batterie da 1 MW ciascuna con tecnologia al sodio.
Impianti sperimentali, di bassissima potenza rispetto alle reali esigenze del sistema elettrico italiano, che potrebbero però aprire le porte al programma da 240 MW totali di accumuli Terna. Di questi, specifica l’azienda, almeno 110 dei quali in tecnologie diverse dal sodio. A fare la parte del leone in questa sperimentazione dovrebbe essere il principale gruppo italiano delle batterie, cioè FIAMM.
Parallelamente agli accumuli Terna, poi, in futuro dovrebbero diffondersi anche quelli diffusi di innumerevoli soggetti privati con i loro accumuli domestici o industriali dando così inizio all’epoca della generazione distribuita e delle smart grid. Se sia un futuro prossimo o remoto, però, è ancora presto per dirlo.
Fonti: GSE, Terna
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