E
nel paese che aveva avuto un regime mediatico ventennale seguito da un
successivo governo della Goldman Sachs, per non interrompere il serial
si andò alle elezioni inventando un superpremio di maggioranza al primo
partito, un inedito mondiale (Grecia a parte). Gli elettori furono
chiamati anticipatamente alle urne per volere del capo dello stato che
dettò le condizioni di un’alleanza centrista, sfasciando del tutto il
già disastrato campo della sinistra. La fantapolitica è spesso
anticipatrice della realtà (il 1994 ce lo ricorda) e in Italia potrebbe
accadere di nuovo: votare con un sistema frankestein (metà Mattarellum,
metà tedesco, metà spagnolo), scelto da partiti al minimo storico del
consenso, dopo appartati conciliaboli in comitati ristretti.
L’intesa su una nuova legge elettorale, annunciata dal vicesegretario del Pd, Enrico Letta («l’accordo c’è e verrà comunicato tra poco»), è stata raggiunta perché, scrivono i giornali del centrodestra, anche Berlusconi avrebbe seppellito il «porcellum» sciogliendo la riserva sulle elezioni anticipate. Naturalmente sperando di vincerle o, più realisticamente, di non perderle.
Non importa a quante giravolte assisteremo prima della definizione degli ultimi, decisivi, dettagli (percentuale del premio di maggioranza, dimensione dei collegi…), quel che sappiamo basta per dire che alle porcate non c’è limite.
Una legge elettorale che viene decisa a ridosso del voto è un’indecenza di per sé. Non solo esiste una direttiva europea che invita i paesi a mettere un anno di distanza tra le riforme elettorali e il voto. Non solo cinque anni di legislatura non sono bastati per sostituire il «porcellum» e offrire al paese un tema serio, un dibattito alla luce del sole. Non solo una proposta referendaria che aveva raccolto un milione e mezzo di firme è stata cassata. Ma questo arzigogolo elettorale è in tutta evidenza costruito per facilitare una grande coalizione in continuità con il governo Monti. Sempre che, alla fine, il Pd non abbia lavorato per il re di Arcore. Come è altamente probabile, alla fine berlusconiani e leghisti faranno cartello (riprendendosi anche la loro quota di transfughi grillini) mentre a sinistra la coppia Bersani-Casini farà molto male alla speranza di spegnere la musica di Monti, gonfiando invece la protesta contro questi partiti.
È l’inganno perpetuo: come nel referendum del maggioritario (lo ricorda ai lettori la copertina del ’93 che ripubblichiamo oggi), con l’80 per cento di «sì» il popolo pensò di essersi liberato del vecchio regime, della partitocrazia e invece cambiarono solo le facce (e non tutte), così domani lo strombazzato funerale al bipolarismo potrebbe tradursi, senza soluzione di continuità, in una farsa del proporzionale, con gli stessi partiti, e persino le stesse facce di oggi, al governo di domani. Ma Bersani conosce il gioco dell’apprendista stregone?
L’intesa su una nuova legge elettorale, annunciata dal vicesegretario del Pd, Enrico Letta («l’accordo c’è e verrà comunicato tra poco»), è stata raggiunta perché, scrivono i giornali del centrodestra, anche Berlusconi avrebbe seppellito il «porcellum» sciogliendo la riserva sulle elezioni anticipate. Naturalmente sperando di vincerle o, più realisticamente, di non perderle.
Non importa a quante giravolte assisteremo prima della definizione degli ultimi, decisivi, dettagli (percentuale del premio di maggioranza, dimensione dei collegi…), quel che sappiamo basta per dire che alle porcate non c’è limite.
Una legge elettorale che viene decisa a ridosso del voto è un’indecenza di per sé. Non solo esiste una direttiva europea che invita i paesi a mettere un anno di distanza tra le riforme elettorali e il voto. Non solo cinque anni di legislatura non sono bastati per sostituire il «porcellum» e offrire al paese un tema serio, un dibattito alla luce del sole. Non solo una proposta referendaria che aveva raccolto un milione e mezzo di firme è stata cassata. Ma questo arzigogolo elettorale è in tutta evidenza costruito per facilitare una grande coalizione in continuità con il governo Monti. Sempre che, alla fine, il Pd non abbia lavorato per il re di Arcore. Come è altamente probabile, alla fine berlusconiani e leghisti faranno cartello (riprendendosi anche la loro quota di transfughi grillini) mentre a sinistra la coppia Bersani-Casini farà molto male alla speranza di spegnere la musica di Monti, gonfiando invece la protesta contro questi partiti.
È l’inganno perpetuo: come nel referendum del maggioritario (lo ricorda ai lettori la copertina del ’93 che ripubblichiamo oggi), con l’80 per cento di «sì» il popolo pensò di essersi liberato del vecchio regime, della partitocrazia e invece cambiarono solo le facce (e non tutte), così domani lo strombazzato funerale al bipolarismo potrebbe tradursi, senza soluzione di continuità, in una farsa del proporzionale, con gli stessi partiti, e persino le stesse facce di oggi, al governo di domani. Ma Bersani conosce il gioco dell’apprendista stregone?
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