di Lino Aldrovandi
Perché Alex Schwazer sì e i poliziotti
condannati per la morte di Federico no? Se lo chiede Lino Aldrovandi, il
padre di Federico, il ragazzo ucciso a Ferrara nel 2005 da quattro
agenti di polizia, confrontando un caso di doping con uno di omicidio. Dopo
lo scoppio dello scandalo doping che ha investito l’atleta azzurro alle
Olimpiadi di Londra, l’Arma dei carabinieri, cui apparteneva il
campione di marcia vincitore dell’oro a Pechino 2008, ha preso subito
provvedimenti drastici: via dal corpo senza appello. Gli agenti, invece,
nonostante una sentenza di condanna a tre anni e mezzo per omicidio
colposo passata in giudicato, prestano ancora servizio nella Polizia di
Stato.
“Certo Schwazer ha sbagliato, senza se e
senza ma, ma non ha ucciso nessuno”, riflette su facebook Lino
Aldrovandi, che ricorda come invece “chi con una divisa, ora
pregiudicato, in cooperazione ha ucciso e si è comportato da ‘scheggia
impazzita in preda a delirio’ (parole queste pronunciate dal pg davanti
alla Corte di Cassazione in sede di requisitoria, ndr), ha bastonato, ha
soffocato, ha ucciso, ha detto il falso, ha depistato, ha omesso, ha
disonorato quella divisa compiendo di fatto un alto tradimento, nonché
ha oltraggiato e offeso dopo una sentenza definitiva la madre della
vittima continua a lavorare come se nulla fosse, impunito come troppi
tanti individui in divisa di altri morti rimaste senza un colpevole…”.
“Quella divisa avrebbe bisogno di un
buon lavaggio”, riflette Lino Aldrovandi, che non dispera di vedere
attuato quel provvedimento disciplinare promesso dal ministro
Cancellieri: “Sono paziente, e questo a volte è un difetto che mi ha
trasmesso mio padre, rallento, respiro e ascolto il mio cuore per
accarezzare le tante vittime innocenti di questo nostro assurdo mondo”.
da Articolo 21
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