Quanta strada all’indietro come i gamberi, ha fatto la democrazia in
Italia. Questo non solo a causa del capitalismo, del liberismo, della
finanza internazionale, dei mercati, che in ossequio all’unico loro
Dio, il denaro, cancellano regole democratiche, diritti dei lavoratori,
Costituzione (a partire dall’art. 1), sovranità nazionale, con le
banche e i grandi gruppi industriali che comprano e vendono per
accumulare spandendo povertà e miseria ovunque.
Si va all’indietro nella civiltà (anche se i grandi mezzi di comunicazione, controllati anch’essi dai grandi gruppi economici, chiamano il ritornare indietro, andare avanti) anche e forse soprattutto perché chi si doveva opporre, non si oppone più da tempo e oggi addirittura partecipa allo smembramento di quel poco che resta delle conquiste democratiche realizzate con la Resistenza.
Questo cannibalismo che prende di mira i diritti è figlio della riduzione dei partiti che una volta lottavano per degli ideali e difendevano interessi generali a cordate di interessi particolari.
Quale migliore metafora di questa realtà, la storia di quel partito che si chiamava PCI, oggi PD, che nel 1953 lottava contro la legge truffa (la coalizione che avesse preso il 50,1 % dei voti avrebbe avuto il 65% dei seggi) e oggi si indigna perché la truffa elettorale è poco conveniente, giudicando troppi il 42,5 % dei votanti per avere in premio più seggi di quelli conquistati con il voto e prendere il potere senza avere la maggioranza.
Se non si riparte dalle idee e dai principi, dai sentimenti e dal senso di giustizia, e non invece dalle convenienze e dagli interessi particolari, le condizioni politiche, sociali, economiche attuali, non potranno che allargare la forbice tra l’enorme ricchezza di pochi e il baratro di insicurezza e di povertà in cui vengono precipitati tutti gli altri.
In materia elettorale c’è solo una legge democratica, una testa un voto e una rappresentanza proporzionale ai voti ottenuti. Se così sarà eletto un governo che non ci piace, si lotta sul lavoro e nelle piazze, la politica non finisce con le elezioni, esse sono solo un momento della politica e non il più importante.
Associazione Culturale CASA ROSSA
Si va all’indietro nella civiltà (anche se i grandi mezzi di comunicazione, controllati anch’essi dai grandi gruppi economici, chiamano il ritornare indietro, andare avanti) anche e forse soprattutto perché chi si doveva opporre, non si oppone più da tempo e oggi addirittura partecipa allo smembramento di quel poco che resta delle conquiste democratiche realizzate con la Resistenza.
Questo cannibalismo che prende di mira i diritti è figlio della riduzione dei partiti che una volta lottavano per degli ideali e difendevano interessi generali a cordate di interessi particolari.
Quale migliore metafora di questa realtà, la storia di quel partito che si chiamava PCI, oggi PD, che nel 1953 lottava contro la legge truffa (la coalizione che avesse preso il 50,1 % dei voti avrebbe avuto il 65% dei seggi) e oggi si indigna perché la truffa elettorale è poco conveniente, giudicando troppi il 42,5 % dei votanti per avere in premio più seggi di quelli conquistati con il voto e prendere il potere senza avere la maggioranza.
Se non si riparte dalle idee e dai principi, dai sentimenti e dal senso di giustizia, e non invece dalle convenienze e dagli interessi particolari, le condizioni politiche, sociali, economiche attuali, non potranno che allargare la forbice tra l’enorme ricchezza di pochi e il baratro di insicurezza e di povertà in cui vengono precipitati tutti gli altri.
In materia elettorale c’è solo una legge democratica, una testa un voto e una rappresentanza proporzionale ai voti ottenuti. Se così sarà eletto un governo che non ci piace, si lotta sul lavoro e nelle piazze, la politica non finisce con le elezioni, esse sono solo un momento della politica e non il più importante.
Associazione Culturale CASA ROSSA
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