Fonte: http://www.huffingtonpost.it
di Filippo
Nuzzi - Uno degli elementi fondamentali che hanno caratterizzato la
strategia politica del partito di Vendola è stato un tentativo continuo
di incursione nel campo del centro sinistra unito ad una forte scommessa
su uomini e donne della società civile. Mi sembra che non sempre questa
scommessa sia stata vinta e che ciò abbia avuto ripercussioni sulle
successive votazioni, primarie comprese.
A Bologna, per esempio, le ultime elezioni comunali che hanno
sostituito il precocemente dimissionario Flavio Delbono, sono avvenute
il 15 e 16 maggio 2011, hanno visto vincere il candidato del centro
sinistra Virginio Merola e una forte affermazione (più del 10 percento)
della lista civica legata a Sel, piena di validi attori della società
civile e guidata da Amelia Frascaroli, una esponente del cattolicesimo
di base ed una donna che ha ricoperto per anni un posto centrale nella
Caritas bolognese. Come molti si aspettavano la Frascaroli divenne
assessore al welfare. Molti di noi, operatori di un settore tra i più
colpiti dalla crisi (insieme al mondo della formazione), hanno guardato
con interesse e curiosità all’insediamento ad assessore al welfare di
una donna che ha sempre lavorato “in strada”.
Cosa ci aspettavamo? Scelte coraggiose e controcorrente. La crisi
colpisce poveri e ceto medio provocando un abbassamento della qualità
della vita della maggior parte della popolazione. Proprio in questi
momenti di estrema difficoltà c’è bisogno di maggiori dispositivi di
protezione sociale. Mentre il governo taglia proprio lì dove non
dovrebbe ci aspettavamo un segnale opposto dal governo locale, per
esempio una disobbedienza collettiva ai patti di stabilità se questi
sono il motivo tecnico per cui si attuano i tagli al welfare. Scelte
coraggiose, insomma. Come quelle che facciamo noi persone normali in una
quotidianità sempre più precaria dove sei chiamato a reinventare ogni
giorno la tua vita ed il tuo lavoro (se ce l’hai).
Ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento dei protagonisti del
nostro mondo. Nei sette anni di lavoro in questo settore le parole che
ho sentito più abusate sono state “scelte condivise”, “lavoro di rete” e
così via. Saranno messe in pratica, ci eravamo detti, io ed i miei
colleghi. Ci saremmo aspettati un investimento maggiore per interventi
sociali rivolti a chi è difficilmente protetto e rappresentabile:
poveri, homeless, migranti. Ci saremmo aspettati un’inversione
di tendenza per gli interventi di prevenzione, tutto sommato poco
dispendiosi, ma che costituiscono spesso un argine sociale a monte
ovvero la cura prima della cancrena nonché un punto di vista
privilegiato e lungimirante rispetto a dove va a sbattere la società.
Sono passati 18 mesi e non abbiamo visto niente di tutto ciò. La
poltrona dell’assessore al welfare sembra vuota, nessuna scelta che vada
in controtendenza con la macelleria sociale agita dal governo. Noi
operatori ci sentiamo muti, la prevenzione ridotta al lumicino, gli
interventi di accesso a bassa soglia e rivolti a chi è in gravi
condizioni di indigenza (come i dormitori pubblici) ridimensionati
notevolmente.
Assessore non pervenuto, inoltre, per quanto riguarda battaglie di
civiltà come la chiusura dei Prati di Caprara, dove vivono in condizioni
disumane 130 richiedenti asilo nigeriani e per i quali la Croce Rossa
ha già ricevuto quasi 3 milioni di euro dalla Protezione civile, ovvero
da noi cittadini. Tornando alle primarie nazionali ed alla sconfitta di
Vendola, mi sembrano evidenti due cose:
1) Non capisco perché dovrebbe andare a votare chiunque non ha una materiale risposta ai propri problemi.
2) Se si scommette sul governo territoriale bisogna poi essere capaci
di assumere le istituzioni locali come contropoteri rispetto al governo
centrale soprattutto se si reputa che quest’ultimo faccia danni.
Infine Vendola ha deciso di giocare tutta la sua partita politica su
un piano di compatibilità politica con il centro sinistra. Ha fatto ciò
anche nei momenti di maggiore crisi del sistema politico e di strappi
istituzionali voluti soprattutto dal centro sinistra (come l’estremo
protagonismo politico che sta contraddistinguendo l’azione del capo
dello stato, senza che la costituzione glielo permetta). Non è stato
promotore della costruzione di uno spazio politico europeo alternativo a
quello (abitato anche dal centrosinistra italiano) che parla di austerity e shuld (in tedesco debito come senso di colpa). Non ha fatto insomma come il partito di Syriza in Grecia.
Ha perso, oltre alle primarie, una buona occasione per fare politica.
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