martedì 27 novembre 2012

La sconfitta di Vendola (e dei suoi) viste dalla strada

Fonte: http://www.huffingtonpost.it 
 
di Filippo Nuzzi - Uno degli elementi fondamentali che hanno caratterizzato la strategia politica del partito di Vendola è stato un tentativo continuo di incursione nel campo del centro sinistra unito ad una forte scommessa su uomini e donne della società civile. Mi sembra che non sempre questa scommessa sia stata vinta e che ciò abbia avuto ripercussioni sulle successive votazioni, primarie comprese.
A Bologna, per esempio, le ultime elezioni comunali che hanno sostituito il precocemente dimissionario Flavio Delbono, sono avvenute il 15 e 16 maggio 2011, hanno visto vincere il candidato del centro sinistra Virginio Merola e una forte affermazione (più del 10 percento) della lista civica legata a Sel, piena di validi attori della società civile e guidata da Amelia Frascaroli, una esponente del cattolicesimo di base ed una donna che ha ricoperto per anni un posto centrale nella Caritas bolognese. Come molti si aspettavano la Frascaroli divenne assessore al welfare. Molti di noi, operatori di un settore tra i più colpiti dalla crisi (insieme al mondo della formazione), hanno guardato con interesse e curiosità all’insediamento ad assessore al welfare di una donna che ha sempre lavorato “in strada”.
Cosa ci aspettavamo? Scelte coraggiose e controcorrente. La crisi colpisce poveri e ceto medio provocando un abbassamento della qualità della vita della maggior parte della popolazione. Proprio in questi momenti di estrema difficoltà c’è bisogno di maggiori dispositivi di protezione sociale. Mentre il governo taglia proprio lì dove non dovrebbe ci aspettavamo un segnale opposto dal governo locale, per esempio una disobbedienza collettiva ai patti di stabilità se questi sono il motivo tecnico per cui si attuano i tagli al welfare. Scelte coraggiose, insomma. Come quelle che facciamo noi persone normali in una quotidianità sempre più precaria dove sei chiamato a reinventare ogni giorno la tua vita ed il tuo lavoro (se ce l’hai).
Ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento dei protagonisti del nostro mondo. Nei sette anni di lavoro in questo settore le parole che ho sentito più abusate sono state “scelte condivise”, “lavoro di rete” e così via. Saranno messe in pratica, ci eravamo detti, io ed i miei colleghi. Ci saremmo aspettati un investimento maggiore per interventi sociali rivolti a chi è difficilmente protetto e rappresentabile: poveri, homeless, migranti. Ci saremmo aspettati un’inversione di tendenza per gli interventi di prevenzione, tutto sommato poco dispendiosi, ma che costituiscono spesso un argine sociale a monte ovvero la cura prima della cancrena nonché un punto di vista privilegiato e lungimirante rispetto a dove va a sbattere la società.
Sono passati 18 mesi e non abbiamo visto niente di tutto ciò. La poltrona dell’assessore al welfare sembra vuota, nessuna scelta che vada in controtendenza con la macelleria sociale agita dal governo. Noi operatori ci sentiamo muti, la prevenzione ridotta al lumicino, gli interventi di accesso a bassa soglia e rivolti a chi è in gravi condizioni di indigenza (come i dormitori pubblici) ridimensionati notevolmente.
Assessore non pervenuto, inoltre, per quanto riguarda battaglie di civiltà come la chiusura dei Prati di Caprara, dove vivono in condizioni disumane 130 richiedenti asilo nigeriani e per i quali la Croce Rossa ha già ricevuto quasi 3 milioni di euro dalla Protezione civile, ovvero da noi cittadini. Tornando alle primarie nazionali ed alla sconfitta di Vendola, mi sembrano evidenti due cose:
1) Non capisco perché dovrebbe andare a votare chiunque non ha una materiale risposta ai propri problemi.
2) Se si scommette sul governo territoriale bisogna poi essere capaci di assumere le istituzioni locali come contropoteri rispetto al governo centrale soprattutto se si reputa che quest’ultimo faccia danni.
Infine Vendola ha deciso di giocare tutta la sua partita politica su un piano di compatibilità politica con il centro sinistra. Ha fatto ciò anche nei momenti di maggiore crisi del sistema politico e di strappi istituzionali voluti soprattutto dal centro sinistra (come l’estremo protagonismo politico che sta contraddistinguendo l’azione del capo dello stato, senza che la costituzione glielo permetta). Non è stato promotore della costruzione di uno spazio politico europeo alternativo a quello (abitato anche dal centrosinistra italiano) che parla di austerity shuld (in tedesco debito come senso di colpa). Non ha fatto insomma come il partito di Syriza in Grecia.
Ha perso, oltre alle primarie, una buona occasione per fare politica.

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