Un furto di sovranità popolare. "Quando si tratta di
legge elettorale, guai a toccare l’orticello privilegiato di turno,
guai a mettere in discussione la vittoria dei beneficiati del momento".
La scorsa settimana abbiamo avuto un sondaggio di
Renato Mannheimer con risultato a sorpresa: “Premio di maggioranza, no
da un italiano su due”.
Certo, potrebbe trattarsi di un caso di volubilità temporanea.
Ma forse no, non si tratta di un caso sporadico, ma di una convinzione via via consolidatasi negli ultimi anni.
Secondo un vecchio sondaggio di Repubblica, infatti, nel settembre 2010 il 41% era favorevole ad un sistema proporzionale con sbarramento sul modello tedesco.
Valessero questi dati così come in genere ci vengono proposti per convincerci sulle cose da fare, il come modificare la legge elettorale sarebbe cosa fatta.
E invece no!
Certo, potrebbe trattarsi di un caso di volubilità temporanea.
Ma forse no, non si tratta di un caso sporadico, ma di una convinzione via via consolidatasi negli ultimi anni.
Secondo un vecchio sondaggio di Repubblica, infatti, nel settembre 2010 il 41% era favorevole ad un sistema proporzionale con sbarramento sul modello tedesco.
Valessero questi dati così come in genere ci vengono proposti per convincerci sulle cose da fare, il come modificare la legge elettorale sarebbe cosa fatta.
E invece no!
Quando si tratta di legge elettorale, guai a toccare l’orticello
privilegiato di turno, guai a mettere in discussione la vittoria dei
beneficiati del momento.
Di qui l’esigenza di spiegare anche ai più stupidi, che nel caso specifico non corrispondono ai tanti Sig. Rossi o Sig. Bianchi che hanno già risposto ai sondaggi di cui sopra, l’entità del furto di sovranità popolare subito dagli elettori in conseguenza delle leggi elettorali maggioritarie in vigore dal 1994: il Mattarellum prima, il Porcellum ora.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vince, pur nell’impossibilità di mettere insieme AN con la Lega Nord, stipulando due distinte alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottiene il 63,35% dei seggi attribuiti con il 75% di quota maggioritaria: 301.
Per essere chiari, si tratta di un premio in seggi di circa il 19%, appena attenuato dal restante 25% assegnato con la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella quota maggioritaria ottiene soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4 seggi contro i 301 assegnati alle due anomale coalizioni.
Nel 1996 è il centrosinistra a gioire. Per quanto vada un po’ meno di lusso, la forzatura maggioritaria sortirà lo stesso un risultato a due cifre percentuali: a fronte del 44,54% nella quota maggioritaria per la Camera, il regalo in seggi risulterà infatti di oltre il 10%.
Va molto meglio alla Casa delle Libertà con le elezioni del 2001.
Sempre facendo riferimento alla quota maggioritaria per la Camera, oltre il 59% di seggi a fronte di un risultato del 45,57% … di voti validi (da tenere infatti conto che nel frattempo l’area del non voto va crescendo).
Nel 2005, causa timori di una sicura sconfitta elettorale, il centrodestra decide di cambiare la legge elettorale per attenuare gli effetti maggioritari, per ridurre, cioè, il regalo di seggi alla prima forza politica.
L’intero centro sinistra, però, sicuro di poter vincere a mani basse le elezioni, anziché approfittare del momento di debolezza della destra e lavorare per democratizzare la legge elettorale, pensò bene di alzare le barricate e la parola d’ordine fu la strenua difesa del Mattarellum.
Siamo quindi giunti al Porcellum che permette, sì, al massimo, di raggiungere il 55% dei seggi per la forza politica o coalizione che arrivi prima, ma che non pone limiti, al 20 o al 45% non fa differenza, per l’acquisizione di questo premio di maggioranza.
Di questo si accorge la Corte Costituzionale.
In occasione della pronuncia sull’ammissibilità dei referendum Guzzetta, infatti, pur non potendo entrare nel merito né della legge di risulta e né della legge da sottoporre a referendum abrogativo, la Consulta mise in evidenza gli aspetti critici di una legislazione che “non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi”. E sì che anche con il Mattarellum non è che le cose andassero tanto diversamente.
La Corte Costituzionale rimase però inascoltata e nel 2008, con due coalizioni ristrette, avemmo un primo anticipo di cosa potrebbe succedere con il Porcellum.
Con 2 milioni di voti in meno rispetto al 2006 (e sì, il non voto e la protesta continuano a salire), il centrodestra conquista il 55% dei seggi alla Camera a fronte del 46,8% dei voti validi, ma solo il 36,3% in riferimento agli aventi diritto.
Con un simile seguito, espressioni come “legittimazione democratica” lasciano il tempo che trovano.
Siamo quindi giunti ai giorni nostri, con un quadro politico mutato a tal punto che una coalizione o una forza politica intorno al 25% dei “voti validi” potrebbe fare “asso piglia tutto”.
Ma ancora una volta, la storia potrebbe ripetersi e di necessità virtù.
All’improvviso, nel centrodestra dato per spacciato si accorgono tutti dell’anomalia segnalata dalla Corte Costituzionale: e che diamine, un partito al 30% potrebbe beccarsi un premio in seggi di ben il 25%.
Viene quindi proposto un emendamento che fissa al 42,5% la soglia minima per poter accedere al premio di maggioranza sino al conseguimento del 55% dei seggi.
L’avesse proposto la sinistra, nulla di più normale. Anzi, quel 42,5% sarebbe ancora da giudicare come insufficiente.
Ma apriti cielo, chi è che ti va a protestare nei confronti di questa soglia sin troppo ridicola?
Il PD e Grillo.
Sarà l’ingovernabilità, grida il PD; è una norma per impedire la vittoria di Grillo, urlano dalle parti del clan Casaleggio.
Ora, ammesso e non concesso che il PD o Grillo possano arrivare primi, possibile mai che non ci si vergogni nell’invocare per sé il super-furto di seggi da perpretare ai danni degli elettori che non ti votano?
Ottieni 25 e prendi 55, e questa sarebbe democrazia? Questo è il consenso che conta?
Ma poi, dove sta scritto che il PD o Grillo arrivino primi?
Nella migliore delle ipotesi una delle due forze politiche arriverà seconda. E come e perché dovrebbe essere considerato lecito rubare un numero rilevante di seggi in nome di una legge che sino a ieri l’altro tutti volevano cambiare e che da tutti viene chiamata Porcellum?
Se dal ceto politico la risposta che potrebbe giungere è sin troppo scontata, forse lo stesso non è per quegli elettori che hanno ben compreso di essere stati defraudati di un loro diritto: una testa, un voto!
Di qui l’esigenza di spiegare anche ai più stupidi, che nel caso specifico non corrispondono ai tanti Sig. Rossi o Sig. Bianchi che hanno già risposto ai sondaggi di cui sopra, l’entità del furto di sovranità popolare subito dagli elettori in conseguenza delle leggi elettorali maggioritarie in vigore dal 1994: il Mattarellum prima, il Porcellum ora.
Nelle elezioni del 1994 Berlusconi vince, pur nell’impossibilità di mettere insieme AN con la Lega Nord, stipulando due distinte alleanze elettorali.
Con il 44,32% alla Camera ottiene il 63,35% dei seggi attribuiti con il 75% di quota maggioritaria: 301.
Per essere chiari, si tratta di un premio in seggi di circa il 19%, appena attenuato dal restante 25% assegnato con la quota proporzionale.
Il Patto per l’Italia, con oltre il 15%, nella quota maggioritaria ottiene soltanto 4 seggi.
Sì, avete letto bene! Un terzo dei voti facenti riferimento a Berlusconi, ma solo 4 seggi contro i 301 assegnati alle due anomale coalizioni.
Nel 1996 è il centrosinistra a gioire. Per quanto vada un po’ meno di lusso, la forzatura maggioritaria sortirà lo stesso un risultato a due cifre percentuali: a fronte del 44,54% nella quota maggioritaria per la Camera, il regalo in seggi risulterà infatti di oltre il 10%.
Va molto meglio alla Casa delle Libertà con le elezioni del 2001.
Sempre facendo riferimento alla quota maggioritaria per la Camera, oltre il 59% di seggi a fronte di un risultato del 45,57% … di voti validi (da tenere infatti conto che nel frattempo l’area del non voto va crescendo).
Nel 2005, causa timori di una sicura sconfitta elettorale, il centrodestra decide di cambiare la legge elettorale per attenuare gli effetti maggioritari, per ridurre, cioè, il regalo di seggi alla prima forza politica.
L’intero centro sinistra, però, sicuro di poter vincere a mani basse le elezioni, anziché approfittare del momento di debolezza della destra e lavorare per democratizzare la legge elettorale, pensò bene di alzare le barricate e la parola d’ordine fu la strenua difesa del Mattarellum.
Siamo quindi giunti al Porcellum che permette, sì, al massimo, di raggiungere il 55% dei seggi per la forza politica o coalizione che arrivi prima, ma che non pone limiti, al 20 o al 45% non fa differenza, per l’acquisizione di questo premio di maggioranza.
Di questo si accorge la Corte Costituzionale.
In occasione della pronuncia sull’ammissibilità dei referendum Guzzetta, infatti, pur non potendo entrare nel merito né della legge di risulta e né della legge da sottoporre a referendum abrogativo, la Consulta mise in evidenza gli aspetti critici di una legislazione che “non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi”. E sì che anche con il Mattarellum non è che le cose andassero tanto diversamente.
La Corte Costituzionale rimase però inascoltata e nel 2008, con due coalizioni ristrette, avemmo un primo anticipo di cosa potrebbe succedere con il Porcellum.
Con 2 milioni di voti in meno rispetto al 2006 (e sì, il non voto e la protesta continuano a salire), il centrodestra conquista il 55% dei seggi alla Camera a fronte del 46,8% dei voti validi, ma solo il 36,3% in riferimento agli aventi diritto.
Con un simile seguito, espressioni come “legittimazione democratica” lasciano il tempo che trovano.
Siamo quindi giunti ai giorni nostri, con un quadro politico mutato a tal punto che una coalizione o una forza politica intorno al 25% dei “voti validi” potrebbe fare “asso piglia tutto”.
Ma ancora una volta, la storia potrebbe ripetersi e di necessità virtù.
All’improvviso, nel centrodestra dato per spacciato si accorgono tutti dell’anomalia segnalata dalla Corte Costituzionale: e che diamine, un partito al 30% potrebbe beccarsi un premio in seggi di ben il 25%.
Viene quindi proposto un emendamento che fissa al 42,5% la soglia minima per poter accedere al premio di maggioranza sino al conseguimento del 55% dei seggi.
L’avesse proposto la sinistra, nulla di più normale. Anzi, quel 42,5% sarebbe ancora da giudicare come insufficiente.
Ma apriti cielo, chi è che ti va a protestare nei confronti di questa soglia sin troppo ridicola?
Il PD e Grillo.
Sarà l’ingovernabilità, grida il PD; è una norma per impedire la vittoria di Grillo, urlano dalle parti del clan Casaleggio.
Ora, ammesso e non concesso che il PD o Grillo possano arrivare primi, possibile mai che non ci si vergogni nell’invocare per sé il super-furto di seggi da perpretare ai danni degli elettori che non ti votano?
Ottieni 25 e prendi 55, e questa sarebbe democrazia? Questo è il consenso che conta?
Ma poi, dove sta scritto che il PD o Grillo arrivino primi?
Nella migliore delle ipotesi una delle due forze politiche arriverà seconda. E come e perché dovrebbe essere considerato lecito rubare un numero rilevante di seggi in nome di una legge che sino a ieri l’altro tutti volevano cambiare e che da tutti viene chiamata Porcellum?
Se dal ceto politico la risposta che potrebbe giungere è sin troppo scontata, forse lo stesso non è per quegli elettori che hanno ben compreso di essere stati defraudati di un loro diritto: una testa, un voto!
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