Da oggi in poi, in Italia, si tengono le primarie. Uno scontro senza
esclusione di colpi tra soggetti della sinistra, gettati in un’arena e
costretti a sopraffare gli avversari per sopravvivere. Una battaglia
dove ogni colpo basso sarà permesso, la competizione rasenterà la guerra
tra fratelli, la solidarietà sarà un lusso insostenibile.
Le regole di queste primarie – chiamate “Patto per la produttività” –
le hanno controfirmate Cisl e Uil, le hanno benedette i grandi
giornali, le ha accolte con soddisfazione Confindustria e le hanno molto
apprezzate liberisti di destra, di centro e di sinistra. Grazie alle
nuove primarie sui posti di lavoro, i salari potranno diminuire e non
saranno più legati al primo livello del contratto nazionale, ma a quella
variabile indipendente che si chiama profitto. L’orario di lavoro potrà
aumentare a seconda delle necessità delle aziende, con qualche sgravio
fiscale per chi accetta molti straordinari lasciando così a casa altri
concorrenti alle primarie operaie.
I competitors delle primarie non dovranno litigare per andare in tv:
saranno costantemente ripresi dalle videocamere di sorveglianza (cosa
fin’ora vietata dallo statuto dei lavoratori). In più, potranno essere
“demansionati”, cioè avere compiti e responsabilità inferiori a quelli
per cui sono stati assunti, con conseguente riduzione di salario. In
pratica, il nemico del lavoratore che partecipa a queste speciali
primarie non sarà più il datore di lavoro o la politica industriale, ma
un altro lavoratore, suo collega, con cui dovrà intraprendere una lotta
al coltello per sopravvivere e mantenere il proprio potere d’acquisto.
Il ricatto padronale sarà la regola. Il meccanismo del precariato –
premi per ubbidienza e fedeltà, penalizzazioni per chi rallenta – entra
di fatto nel mondo del lavoro dipendente. Chi vince le primarie,
possibilmente mettendo nei guai un collega, non farà il candidato
Presidente del Consiglio, ma, se va bene, manterrà il suo tenore di
vita, peraltro già misero. Una festa della democrazia. Buone primarie a
tutti, anche alla sinistra che, distratta dalle sue primarie, non se n’è
accorta.
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