Oggi a Roma sotto la Rai. Poi un mese di «piazza aperta» Banchetti
dell'Idv in panne. Black out dell'informazione. Gli organizzatori
lanciano l'appello La raccolta referendaria per l'abolizione del
nuovo articolo 18, quello manumesso dalla legge Fornero, e
dell'articolo 8 della legge Sacconi ha superato il giro di boa delle
250mila firme.
Eppure dal comitato promotore arrivano segnali di preoccupazione. Era
chiaro dall'inizio che la stragrande maggioranza delle forze politiche e
del sistema informativo avrebbero oscurato la raccolta, e che l'unica
forza su cui si poteva contare davvero - oltre alla adesione convinta
dei delegati Fiom - sarebbe stata la mobilitazione delle organizzazioni
e delle associazioni promotrici, e l'adesione spontanea dei cittadini e
dei lavoratori che in queste settimane hanno invaso le piazze di
tutt'Italia. In effetti l'impegno ai banchetti c'è, spiegano dal
comitato. Ma c'è un vero «muro del silenzio dell'informazione», quella
pubblica innanzitutto, che avrebbe l'obbligo di informare sui
referendum scritto nel contratto di servizio. Per questo il comitato
chiama i romani a raccolta stamattina a viale Mazzini, alle 11 e 30
davanti ai cancelli Rai, per un flash mob di protesta, «molto pacifico
ma anche molto rumoroso». Ieri sera il direttore generale Rai Luigi
Gubitosa ha diramato una lettera ai tg e alle reti per chiedere ai suoi
di «dare ampio e adeguato spazio informativo alla raccolta di firme in
corso in tutta Italia per i referendum popolari». Vedremo nei prossimi
giorni chi lo prenderà sul serio.
L'obiettivo ovviamente è il raggiungimento entro fine anno delle 500mila firme necessarie, che per essere depositate «in sicurezza» devono essere 700mila. Al lancio dell'iniziativa, a metà ottobre, il comitato puntava sul milione di firme.
Traguardo nonostante tutto a portata di mano, considerando le mobilitazioni e gli scioperi anti-Monti che si rincorrono nel paese, e lo sciopero del 5 e del 6 dicembre dei metalmeccanici Fiom.
Anche se da un mese a questa parte le condizioni di alcuni soggetti promotori dei referendum sono cambiate, almeno in parte. Il Prc, che raccoglie le firme anche su un proprio referendum per l'abolizione della riforma delle pensioni, macina a pieno ritmo. Stesso dicasi per Alba, alleanza lavoro benicomuni ambiente, e per le firme che arrivano dalle mobilitazioni delle tute blu. Meno a tappeto l'impegno di Sel, che pure raccoglie le firme contro l'art.8 e l'art.18 in tutte le iniziative centrali, ma che in questi giorni è impegnata pancia a terra sulla campagna delle primarie e di Vendola candidato presidente. E assai meno smagliante delle attese è la performance dell'Idv. Ma si capisce: il ciclone che ha travolto Di Pietro ha frenato i banchetti. Per l'Idv, che raccoglie firme anche su due referendum 'anticasta' e contro i soldi ai parti - un mezzo paradosso, visto l'arresto del consigliere laziale Maruccio e le polemiche sul patrimonio dello stesso Di Pietro - sono cambiate anche le coordinate politiche: in casa dipietrista il referendum per cancellare la legge Fornero era nato anche come sfida al Pd, che quella legge ha votato in parlamento. Ora invece Di Pietro invita i suoi a votare per le primarie, e chiede a Bersani di includerlo nell'alleanza di centrosinistra. In attesa dei risultati dei gazebo e poi dell'assemblea del 15 dicembre.
«Dicembre sarà un mese di mobilitazione di tutti i comitati», spiega Carmine Fotia, fra i promotori dei quesiti. «A Roma organizzeremo una piazza referendaria sempre aperta, dai primi del mese fino a fine anno, anche durante le feste. Per questo facciamo appello al mondo della cultura, soprattutto a quella autogestita che subito si è attivata sui referendum: il Teatro Valle occupato, il Cinema Palazzo, Cinecittà e il teatro di Ostia
L'obiettivo ovviamente è il raggiungimento entro fine anno delle 500mila firme necessarie, che per essere depositate «in sicurezza» devono essere 700mila. Al lancio dell'iniziativa, a metà ottobre, il comitato puntava sul milione di firme.
Traguardo nonostante tutto a portata di mano, considerando le mobilitazioni e gli scioperi anti-Monti che si rincorrono nel paese, e lo sciopero del 5 e del 6 dicembre dei metalmeccanici Fiom.
Anche se da un mese a questa parte le condizioni di alcuni soggetti promotori dei referendum sono cambiate, almeno in parte. Il Prc, che raccoglie le firme anche su un proprio referendum per l'abolizione della riforma delle pensioni, macina a pieno ritmo. Stesso dicasi per Alba, alleanza lavoro benicomuni ambiente, e per le firme che arrivano dalle mobilitazioni delle tute blu. Meno a tappeto l'impegno di Sel, che pure raccoglie le firme contro l'art.8 e l'art.18 in tutte le iniziative centrali, ma che in questi giorni è impegnata pancia a terra sulla campagna delle primarie e di Vendola candidato presidente. E assai meno smagliante delle attese è la performance dell'Idv. Ma si capisce: il ciclone che ha travolto Di Pietro ha frenato i banchetti. Per l'Idv, che raccoglie firme anche su due referendum 'anticasta' e contro i soldi ai parti - un mezzo paradosso, visto l'arresto del consigliere laziale Maruccio e le polemiche sul patrimonio dello stesso Di Pietro - sono cambiate anche le coordinate politiche: in casa dipietrista il referendum per cancellare la legge Fornero era nato anche come sfida al Pd, che quella legge ha votato in parlamento. Ora invece Di Pietro invita i suoi a votare per le primarie, e chiede a Bersani di includerlo nell'alleanza di centrosinistra. In attesa dei risultati dei gazebo e poi dell'assemblea del 15 dicembre.
«Dicembre sarà un mese di mobilitazione di tutti i comitati», spiega Carmine Fotia, fra i promotori dei quesiti. «A Roma organizzeremo una piazza referendaria sempre aperta, dai primi del mese fino a fine anno, anche durante le feste. Per questo facciamo appello al mondo della cultura, soprattutto a quella autogestita che subito si è attivata sui referendum: il Teatro Valle occupato, il Cinema Palazzo, Cinecittà e il teatro di Ostia
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