Reduce
dalla manifestazione della Cgil, ma senza rinunciare a dare uno sguardo
a quella degli studenti romani per vedere quanti e come erano, Fausto
Bertinotti manda a dire ai partiti della sinistra, «tutti, il Pd
compreso»,che è arrivato il momento di riposizionarsi perché andare al
governo non è tutto. Non esprime giudizi su Vendola, «non intervengo
nella vita dei partiti») all’ex presidente della Camera interessa invece
riflettere soprattutto sulla giornata trascorsa, quella in cui «mondi
diversi si sono incrociati nella lotta e chiedono alla sinistra – dice –
un riposizionamento di fondo nella società perché
sia chiaro che le strade tra chi pensa solo a sostituirsi a Monti e chi
contrasta le politiche di rigore imposte in Europa dalla Troika sono divaricate».
Le migliaia di lavoratori e studenti che sono scesi in piazza sono quindi la nuova sinistra?
Teniamoci a quello che racconta la cronaca: il primo sciopero europeo
ha avuto una risposta enorme, non solo in Italia. Spagna e Portogallo
ci consegnano dati immensi di partecipazione, un’adesione impressionante e senza precedenti. A Madrid, mi hanno
riferito, la città è rimasta interamente bloccata per uno sciopero che
potremmo definire generalizzato. Per la prima volta, dunque, un’azione
organizzata in Europa ha fornito una risposta imponente contro le
sciagurate politiche di rigore attuate dai govemi e coordinate dalla
Troika».
Uno sciopero diverso dal passato?
A Roma ho partecipato al corteo della Cgil ma poi sono andato a
vedere quello degli studenti al Colosseo. Ebbene il fatto nuovo è
l’irruzione sulla scena degli studenti medi, tantissimi giovani sotto i 17anni, i veri protagonisti della giornata. Una
generazione che si trova nuda di fronte a politiche di organizzazione
della società senza avere le protezioni né dello stato sociale,
né della politica che un tempo organizzava la speranza. I giovani provano allora a costruirsi un futuro con le proprie mani».
A Pomigliano, invece, studenti e operai Fiom hanno sfilato insieme.
«E questo rappresenta l’altra novità della giornata perché la Fiorn,
con la sua resistenza all’autoritarismo di Marchionne, ha parlato un
linguaggio di libertà che si incrocia con le aspettative degli studenti.
A Pomigliano, infatti, è scoccata la scintilla».
Nel corteo c’erano gli anti-Monti come Vendola, De Magistrls e
Di Pietro, ma anche esponenti del Pd come Fassina: chi è oggi più
vicino ai movimenti?
Il governo italiano è parte integrante di quelle politiche contro cui
si protesta nei diversi paesi europei. Ci sono giornate, come questa,
che aiutano tutti a una riflessione, Pd compreso,
Non c’è una sinistra fuori dall’orizzonte di questi movimenti di
lotta e chi è sceso in piazza chiede un riposizionamento di fondo nella
società, perché sia chiaro che le strade tra chi pensa solo a
sostituirsi a Monti e chi contrasta le politiche di rigore imposte in
Europa dalla Troika sono divaricate».
I movimenti per loro natura sono estemporanei: può un partito come il Pd ripensare se stesso sull’onda delle proteste?
L’esperienza ci insegna che bisogna essere cauti, è vero che per loro
natura i movimenti sono carsici, crescono e si muovono nella lotta,
senza capi o leader. Ma nella rivolta, quella che non ha espressioni
violente, non può che fondarsi la ricostruzione della sinistra
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