Alla fine tutto come previsto, o quasi. Bersani vince ma non convince,
Renzi convince ma non vince, Vendola perde ma porta la sua dote di voti
per contrattare qualche postazione con i bersaniani nel futuro Governo.
Fine delle speranze, dei sogni e delle altre pantomime, si va verso il
centro con il consenso popolare. Queste primarie, alle quali hanno
votato tre milioni di persone, ci dicono anche altro, che il PD comincia
a cambiare pelle e che Renzi rischia di modellare il partito che verrà
al di là di come andrà il ballottaggio. Renzi non è arrivato al 40%, ma
il fatto che il sindaco di Firenze ha costretto Bersani al doppio turno è
significativo, alcuni giornali americani riportano proprio questo dato,
quasi a voler dire che Bersani esce indebolito da questo confronto. E
ai mercati i premier deboli non piacciono. L'affermazione di Renzi è
impressionante nelle regioni in cui l'apparato del PD(s) ha costruito e
sedimentato nel tempo un bacino elettorale consistente, ed è
paragonabile ad un piccolo Tsunami interno al PD. Una mutazione nella
quale Renzi si è giocato abilmente la carta del rottamatore. Una carta
valorizzata dal fatto che molti bersaniani di spicco hanno reagito al
rottamatore esattamente come questo sperava, con nervosismo e paura.
Questa mattina alla radio dicevano che solo il 3% dei deputati del PD ha
appoggiato Matteo Renzi, il che vuol che la base la pensa diversamente
dal suo vertice. Se è vero che hanno votato milioni di persone, è
altrettanto vero che milioni di voti hanno di fatto spostato
ulteriormente l'asse del centro sinistra verso il centro. Il voto di
massa ad un candidato come Renzi, e milioni di persone che firmano una
carta d'intenti che accetta il Fiscal Compact senza battere ciglio fa
capire quello che abbiamo davanti a noi. Finite le primarie Bersani e
Renzi, dovranno trovare un punto di equilibrio, e non penso che andrà a
favore dei lavoratori. Se Renzi ride, Vendola è invece il vero sconfitto
politico di questa partita. Firmando la carta d'intenti -che di fatto
sottomette SEL ad essere commissariata con il voto a maggioranza nei
gruppi parlamentari da parte del PD- Vendola ha sacrificato ogni
possibilità di alleanza competitiva. Si è chiuso da solo nella gabbia
della subalternità al PD ed ai vincoli esterni. Lo sparigliamento del PD
con il quale Vendola ha impostato la sua linea politica non c'è stato,
c'è invece lo sparigliamento dei militanti di SEL che sono oramai
costretti a votare Bersani che apre a Casini per non avere Renzi
premier. Il PD insomma, con la democrazia delle primarie, è riuscito a
neutralizzare e rendere subalterna la sinistra di alternativa, lo ha
fatto nel mentre appoggia Monti ed uno dei peggiori governi della storia
della repubblica con i movimenti sociali che sono nelle piazze. Le
dichiarazioni di voto della Camusso per Bersani, e la chiusura di Sel
nel recinto della responsabilità ai mercati ci fanno capire che c'è
bisogno di rompere questo schema per provare a riaprire il dibattito sui
temi che riguardano la vita di milioni di italiani e di lavoratori.
L'appuntamento di “cambiare si può” del primo dicembre a Roma, diventa a
questo punto uno snodo fondamentale per ricostruire un polo che non sia
subalterno al PD.
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