Risparmi
per 72 miliardi di euro l'anno, la creazione di 400.000 posti di lavoro
entro il 2020, e un incremento del fatturato di 42 miliardi di euro
all'anno. Sono i risultati di una indagine di Eurispes, Federazione
Green Economy, e Polieco sul ciclo dei rifiuti. La condizione posta,
però, è che si passi dalla raccolta differenziata al al “km zero”,
ovvero riciclo e recupero quasi immediati. L'industria della
'spazzatura', quale costola portante della green economy, deve
diventare, secondo Polieco ed Eurispes una filiera di quella che puo'
essere definita 'economia circolare'. Secondo lo studio 'Plastica e
riciclo dei materiali: un'altra via e' possibile' - che cita i dati
della commissione Europea - se in Europa tutti i Paesi si adeguassero
alle normative comunitarie nella gestione dei rifiuti, si potrebbero
avere risparmi per 72 miliardi di euro l'anno, e la creazione di 400.000
posti di lavoro entro il 2020, e un incremento del fatturato di 42
miliardi di euro all'anno. ''I rifiuti - spiega il presidente
dell'Eurispes, Gian Maria Fara - sono una risorsa e non vanno visti come
un fardello di cui liberarsi. L'Italia, non attuando una corretta
gestione del ciclo, esporta ricchezza'', inviando in Cina i materiali
per il riciclo e ricomprando poi i prodotti che vengono da li' ''senza
alcuna garanzia. Il riciclo in casa nostra - osserva Fara - e' la via
maestra per rilanciare l'economia, prevenire lo spreco di materiali,
ridurre il consumo di materie prime e di energia''. Per Enrico Bobbio,
presidente del Consorzio Polieco ''recuperare i materiali consente una
crescita occupazionale superiore di quasi 10 volte a quella prodotta da
discariche o inceneritori''. Tra le maggiori criticita' della raccolta
differenziata, i danni economici (finanziari e ambientali) legati
all'export incontrollato dei rifiuti plastici.
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