Se un esponente della famigerata Kasta, dopo avere arringato
la folla contro le tasse del governo affamatore, si fosse allontanato
dal luogo del comizio sul sedile posteriore di una Jaguar, avrebbe
firmato la sua condanna alla lapidazione mediatica. Stormi di pernacchie
si sarebbero alzati in volo da ogni tinello, l’indignazione avrebbe
lubrificato i polpastrelli ai tastieristi dei social network e al
meschino jaguarato non sarebbe restata altra scelta che rottamare il
bolide e inginocchiarsi su un tapis roulant di ceci. Desta perciò una
stupefatta ilarità che a compiere un gesto così poco coerente con il
contesto sia stato Danilo Calvani, leader del Comitato 9 dicembre: il
Forcone Capo. Lo hanno immortalato in quel di Genova, a bordo del
macchinone inglese . Si è giustificato dicendo che non era suo, ma di
qualche forcone minore, però ormai il danno d’immagine era compiuto.
Se fossi il suo avvocato, insisterei sull’ingenuità del mio
cliente, ignaro dei meccanismi della comunicazione. A chi aizza i
disperati contro i privilegiati è consigliabile farlo da un palco o da
un balcone (che esercita un fascino intatto sull’italiano medio),
giammai dal finestrino di una Jaguar. Montanelli diceva che, quando un
italiano vede passare una macchina di lusso, il suo primo stimolo non è
averne una anche lui, ma tagliarle le gomme.
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