domenica 29 dicembre 2013

Scontro di titani. A spese dei lavoratori di Dino Greco, Liberazione.it


Non ha fatto in tempo, il neo-segretario del Pd, nonché rottamatore di non si sa cosa, a metterci a parte dei pessimi orientamenti che stanno alla base del suo Job act, che subito si è fatta viva la concorrenza. E' stato Angelino Alfano, in un'intervista pubblicata oggi da la Repubblica, forse preoccupato per le note di consenso che Matteo Renzi riscuote sempre più apertamente fra i padroni, a spiegare che si può anche fare di peggio. Così l'ex virgulto di Berlusconi ha detto chiaro e netto che se si vogliono liquidare i contratti nazionali di lavoro non servono complessi marchingegni di architettura lavorista, basta semplicemente abolirli. Potranno restare, se proprio si insiste e visto che neppure le associazioni imprenditoriali li disdegnano, i contratti aziendali. Del resto, come si sa, essi possono già derogare alla contrattazione nazionale.
E persino alle leggi dello Stato. Ma, aggiunge Angelino, la cosa migliore sono sempre i vecchi, benedetti contratti individuali che, come l'asso piglia tutto, superano ed annullano ogni forma di fastidiosa negoziazione collettiva. Sì, perché quest'ultima, malgrado tutto, presuppone che i lavoratori di un sito produttivo possano coalizzarsi per esprimere rivendicazioni condivise. E magari difenderle con qualche forma di conflitto. Mentre meglio di tutto è mettere il singolo dipendente davanti al padrone, liberi entrambi, ovviamente, l'uno di comprare e l'altro di vendere la propria forza lavoro come meglio loro aggrada. Che bello codificare, ope legis, rapporti sociali che cancellano oltre un secolo di storia e trasformano definitivamente il proletariato in plebe senza coscienza di sè, pronta a scannarsi per l'osso spolpato che il padrone butta nel recinto. Dovrà guardarsi, Matteo Renzi, da un competitor così agguerrito come il segretario del Nuovo Centrodestra. Ma siamo certi che troverà argomenti solidi nella munita neo-ideologia democrat.
In fondo, non ci ha spiegato il Pd medesimo che la lotta di classe non ha più senso per l'ottimo motivo che vere e proprie classi neppure esistono più e che la società in cui felicemente viviamo è popolata da lavoratori, siano essi imprenditori oppure operai, solo diversamente affaccendati per tirare a campare? In questa rappresentazione fasulla che neppure la fantasia del Mago di Oz avrebbe potuto concepire, si muove il surreale dibattito in casa democratica. Mentre lavoristi del calibro di Marianna Madia, Filippo Taddei e Debora Serracchiani stanno limando il progetto che Renzi porterà al parlamentino del Pd, la sedicente sinistra interna si affanna a spiegare che le cose così non vanno. I giornali di oggi si scervellano nel tentativo di scoprire di che cosa si tratti. Ci abbiamo provato anche noi. Senza riuscirci. Creteteci: lo diciamo senza ironia.

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