Probabilmente la Repubblica non era mai caduta tanto in basso: mentre le piazze sono in fermento, si susseguono i licenziamenti, i poveri aumentano e c’è perfino chi muore di freddo senza che nessuno sembri davvero voler affrontare la situazione, nel cafè chantant del Pd non si stava nella pelle per la scossa della nuova sciantosa arrivata sul palcoscenico. Ma la scossa epocale di Renzi, fa il rumore che fa il “cevingum” quando la bolla si buca e si affloscia. Siamo in pieno avanspettacolo, alla battuta greve, ai baffi incollati di traverso, alla calza strappata.
Abbiamo un progetto Letta che con un ennesima presa in giro (leggi qui), finge di abolire il finanziamento pubblico a partire dal 2017 e Renzi ha aggiunto che il Pd è disposto a rinunciare ai contributi fin da subito purché Grillo ci stia a votare una riforma istituzionale quanto mai confusa e infantile nella sua trasformazione del senato da assemblea legislativa a costoso asilo per clientes e portaborse, ma decisamente volta a fondare quella repubblica presidenziale come Arca di Noè del sistema politico, come salvezza dello statu quo ante. E’ chiaramente una proposta che il leader del M5S non può accettare ed è dunque anche uno scoperto ballon d’essai per fare l’incendiario col cerino bagnato. Come del resto le famose unioni civili (ma con quale meccanismo?), l’abolizione della Bossi – Fini ( ma con quale diversa proposta legislativa ?) e lo ius soli che tanto si può sempre promettere, anche perché non si vede quale altra soluzione ci sia.
Il dialogo – scontro surreale tra due capi partito entrambi fuori dal Parlamento, la dice lunga sull’oligarchia di fatto che si è instaurata e che passa completamente sulle teste dei cittadini e addirittura arriva a scambi commercial mediatici sulle riforme. Ma francamente a me non me ne frega proprio nulla, anzi proprio un Renzi, se il Pd rinuncia o meno ai 45 milioni del finanziamento che sono tra l’altro una briciola nei costi veri della politica: io non voglio che la Costituzione sia stravolta senza che gli italiani si pronuncino. Non voglio governi di palazzo, figurarsi se voglio una costituzione di Palazzo.
Se però la rivoluzione renziana come viene detto abbastanza chiaramente nel discorso di investitura è un’altra sforbiciata ai diritti del lavoro di stampo marchionnesco, ancor peggio mi sento perché avverto il dramma sociale dietro queste prestazioni da avanspettacolo, avverto la cecità, questa si epocale, di un gruppo di potere che rappresenta solo se stesso. Nel complesso la mossa della sciantosa di Renzi è permeata di una chiarissima intenzione: non dire nulla su cosa il Pd vuole fare per il Paese, ma solo ciò che il Paese dovrebbe fare per il Pd. Siamo un po’ lontani da Kennedy, anche se certamente Matteo non rinuncerà a dire: Ich bin ein Berliner. Che va bene anche se si intende la salsiccia.
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