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Il direttore di Micromega vorrebbe alle europee una lista con Tsipras ma
senza il partito di cui è presidente. Il solito vecchio nuovo che
avanza
E' più democratica la forma-partito o la forma movimento oppure la democrazia virtuale che costruisce a furor di popolo una lista o una mobilitazione stimolata da personalità più o meno vip? Il dibattito si ripropone con tutte le sue insidie a ridosso delle europee.
«Oggi c'è una sola forza politica di sinistra in Europa e si chiama Syriza. Per questo pensiamo che in Italia alle prossime elezioni europee una lista dei movimenti e della società civile, totalmente autonoma (ed estranea alle forze organizzate del "Partito della sinistra europea"), con Tsipras candidato alla presidenza, potrebbe avere un buon risultato». Con un'intervista del quotidiano greco Avgi (Aurora), molto vicino a Syriza, il direttore di MicroMega Paolo Flores d'Arcais entra a gamba tesa nel dibattito (ancora abbozzato) sulle prossime elezioni europee».
Certo l'esito disastroso di tentativi come "Cambiare si può" meriterebbe un dibattito serio che non sia la riproposizione di schemi logori, nuovismi avanzanti e la ricerca affannosa di una propria visibilità nel panorama politico. Di quale discontinuità, insomma, c'è bisogno a sinistra? Flores non sembra discostarsi da luoghi comuni beceri e vecchie "nuove idee":
«In Italia, per essere molto espliciti, una qualsiasi lista che poniamo potenzialmente avesse il 10% dei voti se si allea anche con Rifondazione o i Verdi o i Comunisti Italiani prenderebbe il 5%. Una lista autonoma che avesse potenzialmente il 5% dei voti se si allea con Rifondazioni e gli altri prenderebbe il 2%. Oggi allearsi con qualsiasi di questi partitini invece di produrre una somma produce una sottrazione. Perché godono di una credibilità negativa», dice Flores ad Argiris Panagopoulos che lo intervista. Il nuovo che avanza anche stavolta dovrebbero stimolarlo: «almeno un centinaio di persone eminenti nei vari campi, scrittori, filosofi, sociologi, scienziati, personalità del cinema, della musica ecc».
Così il direttore di Micromega, inseguitore dal 1986 del nuovo che avanza (qualcuno ricorderà un'altra sua suggestione senza storia: la "sinistra dei club"), si sente orfano della Fiom, preannuncia la crisi del grillismo entro un paio d'anni, rivendica il successo dei girotondi e dei referendum e ricanta un suo vecchio cavallo di battaglia: «Trent'anni fa avevo scritto che dobbiamo passare dalla politica come mestiere alla politica come bricolage. Gli ultimi quindici anni confermano che questa è la vera sfida. Inventare delle forme organizzative anche di rappresentanza che pero facciano meno della politica come professione, che realizzino quasi unicamente la politica come bricolage». Appiattire la forma partito sulla sua degenerazione burocratica e sulla decadenza di partiti legati ai pessimi governi di centrosinistra impedisce a Flores di capire quanto pesi la partecipazione di quello che resta della sinistra radicale (del Prc in particolare) alle grandi mobilitazioni. E anche di quanto sia imperfetta, e ostaggio di pochi professionisti (vedi i cinque stelle), la forma più leggera e virtuale dei cosiddetti movimenti.
Anche la proposta avanzata da Flores non brilla né per originalità, né per fecondità: «La parola sinistra rischia di esser equivoca oggi. Paradossalmente non usarla è meno equivoco che usarla. Perché a volte sinistra indica anche l'opposto dei due suoi ideali fondamentali, giustizia e libertà. Noi abbiamo bisogno di una forza politica Giustizia e Libertà (oltretutto era il nome del movimento della Resistenza non comunista, perche antistalianiano). "Sinistra" per qualcuno richiama a volte ai regimi più antioperai che siano esistiti, quelli stalinisti. "Sinistra" ricorda in periodi più recenti il PCI e le sue continue trasformazioni, che sono state una non-opposizione al berlusconismo, che hanno permesso al berlusconismo di fiorire. "Sinistra" ricorda ora i partitini che si definiscono neocomunisti e sono una parodia».
Film già visto, canzone risaputa. Poche idee ma ben confuse: «Ora abbiamo un'altra occasione con le elezioni europee. Se a maggio ci fossero le elezioni politiche direi che l'unica cosa da fare è votare Beppe Grillo, perche non ci sarebbe spazio reale per una lista nuova di Giustizia e Libertà. Ma per le elezioni europee si vota con sistema proporzionale puro. Le posizioni di Grillo sull'Europa sono molto ambigue e non è molto credibile».
La prima reazione è quella di Fabio Amato, già responsabile esteri di Rifondazione: «Il Partito della Sinistra Europea ha deciso di candidare Alexis Tsipras a Presidente della Commissione europea. Fra l'altro, come è noto, la proposta è stata fatta dal PRC. Che si mette a disposizione per una lista di sinistra in Italia ampia e che aggreghi tutti coloro condividono la lotta contro l'austerità e i trattati neoliberisti europei, a partire dal Fiscal compact e da quello di Lisbona, e che sostenga Tsipras, il programma minimo della sinistra europea e che sieda nel GUE nel prossimo Parlamento europeo. Questi sono dati di fatto, una realtà che i desideri di alcuni non possono cambiare. Soprattutto da parte di chi, nel tempo, ha sostenuto tutto e il contrario di tutto. Da Mario Segni a Di Pietro, passando per Occhetto e Veltroni, il maggioritario e le guerre, non ultima quella in Libia».
L'attacco di Flores arriva all'indomani dell'endorsement di Barbara Spinelli (che difende l'operato di Tommaso Padoa Schioppa, il banchiere-ministro di Prodi) per Tsipras: «E' chiaro che non dovrebbe essere una coalizione dei vecchi partiti della sinistra radicale, perché non avrebbe alcuna possibilità di successo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa per scuotere la coscienza della società, superando i margini molto stretti delle formazioni politiche della sinistra radicale. Con l'obiettivo di unire le forze della società colpite dalla crisi».
E' più democratica la forma-partito o la forma movimento oppure la democrazia virtuale che costruisce a furor di popolo una lista o una mobilitazione stimolata da personalità più o meno vip? Il dibattito si ripropone con tutte le sue insidie a ridosso delle europee.
«Oggi c'è una sola forza politica di sinistra in Europa e si chiama Syriza. Per questo pensiamo che in Italia alle prossime elezioni europee una lista dei movimenti e della società civile, totalmente autonoma (ed estranea alle forze organizzate del "Partito della sinistra europea"), con Tsipras candidato alla presidenza, potrebbe avere un buon risultato». Con un'intervista del quotidiano greco Avgi (Aurora), molto vicino a Syriza, il direttore di MicroMega Paolo Flores d'Arcais entra a gamba tesa nel dibattito (ancora abbozzato) sulle prossime elezioni europee».
Certo l'esito disastroso di tentativi come "Cambiare si può" meriterebbe un dibattito serio che non sia la riproposizione di schemi logori, nuovismi avanzanti e la ricerca affannosa di una propria visibilità nel panorama politico. Di quale discontinuità, insomma, c'è bisogno a sinistra? Flores non sembra discostarsi da luoghi comuni beceri e vecchie "nuove idee":
«In Italia, per essere molto espliciti, una qualsiasi lista che poniamo potenzialmente avesse il 10% dei voti se si allea anche con Rifondazione o i Verdi o i Comunisti Italiani prenderebbe il 5%. Una lista autonoma che avesse potenzialmente il 5% dei voti se si allea con Rifondazioni e gli altri prenderebbe il 2%. Oggi allearsi con qualsiasi di questi partitini invece di produrre una somma produce una sottrazione. Perché godono di una credibilità negativa», dice Flores ad Argiris Panagopoulos che lo intervista. Il nuovo che avanza anche stavolta dovrebbero stimolarlo: «almeno un centinaio di persone eminenti nei vari campi, scrittori, filosofi, sociologi, scienziati, personalità del cinema, della musica ecc».
Così il direttore di Micromega, inseguitore dal 1986 del nuovo che avanza (qualcuno ricorderà un'altra sua suggestione senza storia: la "sinistra dei club"), si sente orfano della Fiom, preannuncia la crisi del grillismo entro un paio d'anni, rivendica il successo dei girotondi e dei referendum e ricanta un suo vecchio cavallo di battaglia: «Trent'anni fa avevo scritto che dobbiamo passare dalla politica come mestiere alla politica come bricolage. Gli ultimi quindici anni confermano che questa è la vera sfida. Inventare delle forme organizzative anche di rappresentanza che pero facciano meno della politica come professione, che realizzino quasi unicamente la politica come bricolage». Appiattire la forma partito sulla sua degenerazione burocratica e sulla decadenza di partiti legati ai pessimi governi di centrosinistra impedisce a Flores di capire quanto pesi la partecipazione di quello che resta della sinistra radicale (del Prc in particolare) alle grandi mobilitazioni. E anche di quanto sia imperfetta, e ostaggio di pochi professionisti (vedi i cinque stelle), la forma più leggera e virtuale dei cosiddetti movimenti.
Anche la proposta avanzata da Flores non brilla né per originalità, né per fecondità: «La parola sinistra rischia di esser equivoca oggi. Paradossalmente non usarla è meno equivoco che usarla. Perché a volte sinistra indica anche l'opposto dei due suoi ideali fondamentali, giustizia e libertà. Noi abbiamo bisogno di una forza politica Giustizia e Libertà (oltretutto era il nome del movimento della Resistenza non comunista, perche antistalianiano). "Sinistra" per qualcuno richiama a volte ai regimi più antioperai che siano esistiti, quelli stalinisti. "Sinistra" ricorda in periodi più recenti il PCI e le sue continue trasformazioni, che sono state una non-opposizione al berlusconismo, che hanno permesso al berlusconismo di fiorire. "Sinistra" ricorda ora i partitini che si definiscono neocomunisti e sono una parodia».
Film già visto, canzone risaputa. Poche idee ma ben confuse: «Ora abbiamo un'altra occasione con le elezioni europee. Se a maggio ci fossero le elezioni politiche direi che l'unica cosa da fare è votare Beppe Grillo, perche non ci sarebbe spazio reale per una lista nuova di Giustizia e Libertà. Ma per le elezioni europee si vota con sistema proporzionale puro. Le posizioni di Grillo sull'Europa sono molto ambigue e non è molto credibile».
La prima reazione è quella di Fabio Amato, già responsabile esteri di Rifondazione: «Il Partito della Sinistra Europea ha deciso di candidare Alexis Tsipras a Presidente della Commissione europea. Fra l'altro, come è noto, la proposta è stata fatta dal PRC. Che si mette a disposizione per una lista di sinistra in Italia ampia e che aggreghi tutti coloro condividono la lotta contro l'austerità e i trattati neoliberisti europei, a partire dal Fiscal compact e da quello di Lisbona, e che sostenga Tsipras, il programma minimo della sinistra europea e che sieda nel GUE nel prossimo Parlamento europeo. Questi sono dati di fatto, una realtà che i desideri di alcuni non possono cambiare. Soprattutto da parte di chi, nel tempo, ha sostenuto tutto e il contrario di tutto. Da Mario Segni a Di Pietro, passando per Occhetto e Veltroni, il maggioritario e le guerre, non ultima quella in Libia».
L'attacco di Flores arriva all'indomani dell'endorsement di Barbara Spinelli (che difende l'operato di Tommaso Padoa Schioppa, il banchiere-ministro di Prodi) per Tsipras: «E' chiaro che non dovrebbe essere una coalizione dei vecchi partiti della sinistra radicale, perché non avrebbe alcuna possibilità di successo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa per scuotere la coscienza della società, superando i margini molto stretti delle formazioni politiche della sinistra radicale. Con l'obiettivo di unire le forze della società colpite dalla crisi».
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