Al giorno d'oggi è difficile parlare di politica, i tempi sono
duri e la gente è ormai stanca, forse troppo stanca, sconfitta da
logiche arriviste e da promesse di finto benessere, lacerata da progetti
fallimentari e scoraggiata di fronte a ideali in via di estinzione.
La
parola politica oggi fa paura alla gente, il senso di sfiducia è ormai
alto, come dimostra l'affluenza al voto, le desolanti piazze di comizi
ed assemblee. Abbiamo vissuto anni drammatici di crisi dove era più
importante parlare di cene e di feste piuttosto che dello stato reale
delle cose.
Mentre la televisione, da noi tanto amata, ci rassicurava
sulla crisi, sempre più prossima alla fine, le aziende chiudevano, i
servizi pubblici venivano dimezzati e i giovani non trovavano lavoro.
Per anni abbiamo assistito ad una politica subdola e meschina, una
politica finta che non ci ha mai dato garanzie e sicurezze sul futuro.
Affari, business e immagine sono gli aspetti fondamentali su cui si è
basata la politica dalla metà degli anni 90.
Giornali e televisioni
usati per influenzarci non per informarci, renderci stupidi non
coscienziosi, nascondere i problemi non analizzarli per trovare
soluzioni. La mediocrità e la bassezza della classe dirigente italiana
mista ad elementi persuasivi hanno prodotto uno stato di insofferenza,
indifferenza ed adeguazione alle scelte prese dal palazzo; siamo molto
più attenti al gossip, alle nuove mode, ai nuovi smartphone piuttosto
che alle scelte politiche.
Passano gli anni ma siamo rimasti schiavi di
noi stessi, arresi alla disperazione, rassegnati al non cambiamento; è
effettivamente più facile pensare al divertimento, agli aperitivi, ai
selfie, sembra quasi che tutto vada bene quando in realtà bene non va.
La nostra Italia è sottomessa dall'Europa delle banche, sfiancata dal
rigore e dall'austerità, siamo messi all'angolo da politiche
neoliberiste antipopolari, i tagli ai servizi pubblici e lo
smantellamento dello stato sociale sono all'ordine del giorno.
Continua
la politica del più forte, la politica che arricchisce i già ricchi e
crea divario sociale. Ed è grazie a questa situazione di solitudine e
debolezza dell'individuo, che emergono i sentimenti regrediti del
razzismo propri de "la lega". Non abbiamo bisogno di questi sentimenti,
non di questo odio reciproco, non di questo clima di terrore, la nostra
società ha bisogno di ben altro, non possiamo restare immobili a
guardare, dire che tutto va bene, non possiamo arrenderci di fronte a
questo scempio.
La rabbia nata dall'insoddisfazione è stata canalizzata
in progetti errati, vuoti, il trionfo della non politica e della
frustrazione. La rabbia sviluppata va canalizzata nei progetti carichi
di contenuti, progetti di solidarietà ed uguaglianza sociale, il
progetto per la gente che non ha smesso di credere nella buona politica,
nella politica onesta, nella politica pronta ad abbracciare le esigenze
dei bisognosi prende il nome de "l'altra Europa con Tsipras".
Il
progetto rappresenta la sinistra alternativa ed ha come obbiettivo
quello di sovvertire l'attuale modello di società e la modalità di fare
politica. Questo è un progetto giovane, ambizioso che ha bisogno della
nostra spinta per essere efficace; da ventitreenne mi appello alla gente
delusa, stanca e arrabbiata: questo paese, questa europa ha bisogno di
una svolta, non restiamo immobili, ma mettiamoci noi stessi in moto per
cercare il cambiamento, per cercare una giustizia ed uguaglianza sociale
da troppo tempo lontana.
Scendiamo in piazza domani 12 dicembre a
gridare che questa Italia non ci piace, che non stiamo bene, scendiamo
in piazza per difendere i nostri diritti, scendiamo in piazza con
l'altra Europa con Tsipras.
di Michele Grilli,
Sinistra per Torgiano
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