Forse
qualcuno avrà sentito parlare dell’aneddoto inventato da Aristide
Gabelli, il più grande pedagogista italiano dell’Ottocento, riguardo a
quella prestigiosa accademia che aveva promesso un premio a chi avesse
saputo spiegare perché un pesce morto pesa più di uno vivo. Ci fu un
solo studioso che prima di spingersi nel ragionamento si diede la pena
di mettere sulla bilancia il pesce vivo e quello morto trovando che
avevano lo stesso peso. Naturalmente questo veniva riferito al ruolo
della scuola il cui scopo avrebbe dovuto essere quello di sviluppare la
capacità di ragionamento piuttosto che riempire la testa di nozioni.
Purtroppo non è così semplice: il falso sillogismo e il desiderio di
non confrontarsi mai con l’esperienza e con la realtà empirica sono
divenuti dominanti con i mezzi di comunicazione di massa. La discussione
sulla flex tax di questi giorni dimostra che un pesce morto pesa più di
uno vivo: l’insieme dei ragionamenti che spingono verso di questo tipo
tassazione sono un curioso e persistente inventario di sciocchezze, di
falso buon senso, di rifiuto della realtà empirica di cui il pensiero
unico si serve per imporre una visione reazionaria e pre illuministica
del mondo.
L’idea non è certo venuta in mente a tombino di ghisa Salvini, ma è
un patrimonio delle destre mondiali alle quali la progressività della
tassazione pare una bestemmia e vorrebbero eliminare il più possibile le
imposizioni sul reddito per sostituirla con una tassa al consumo (iva e
via dicendo) che ovviamente favorisce i ricchi. La progressività di
imposta è funzionale infatti allo stato sociale che esse vogliono
distruggere, alla solidarietà di cittadinanza che negano in radice, alla
redistribuzione del reddito che è la loro bestia nera e alla democrazia
che vogliono ridurre perché sia impotente. Infatti la flex tax comporta
un enorme calo di gettito (100 miliardi in Italia) che va compensato
con l’eliminazione delle tutele sulla sanità, la scuola, il lavoro, le
pensioni con la finalità di un nuovo medioevo.
Si tratta di un obiettivo politico che viene tuttavia nascosto nella
sua cristallina e spregevole semplicità dietro discorsi apparentemente
virtuosi, razionali, ma totalmente falsi e privi di riscontro. La storia
del nostro pesce morto nasce con la curva di Laffer, una delirante
trasposizione su grafico di una ovvietà fittizia e al tempo stesso di
una menzogna reale: l’idea che più le tasse salgono, più l’attività
economica venga disincentivata portando a una riduzione del gettito e
contemporaneamente cresca l’evasione. La curva che così come è stata
presentata a suo tempo per permettere a Reagan di diminuire le imposte
sui redditi alti, non è altro, come disse Stiglitz che “una teoria scarabocchiata su un foglio di carta”, priva
di concretezza per il semplice fatto che non esiste un solo optimum di
imposizione fiscale, ma ne esistono moltissimi, variabili nel tempo,
dipendenti dalle egemonie culturali, dall’efficienza degli strumenti di
controllo e che solo un professorino a stipendio fisso può credere che
le attività economiche non si sviluppino in presenza di alte tassazioni,
dal momento che la percezione del valore marginale di un bene ha un
senso solo relativo e non assoluto. Soprattutto è una cazzata perché non
tiene conto che le spese dello stato fanno economia e reddito, a meno
che non siano esclusivamente dedicate – come nel caso italiano – a
ripianare il debito. E che un’economia capitalista funziona se il
reddito è meglio distribuito, aumentando i consumi.
La curva di Laffer, oggi di nuovo in grande spolvero, è il tipico
caso di un ragionamento apparentemente semplice, logico ed evidente, ma
che è invece totalmente sbagliato, esattamente come altre centinaia di
esempi che le scienze cognitive hanno portato alla luce, una sorta di
inganno pervicace, dovuto a certe caratteristiche strutturali della
mente umana, la prima delle quali è quella di ragionare in termini
individuali e non globali. Anche se avete capito a fondo le insidie del
paradosso di Monty Hall, tutte le volte che vi troverete di fronte a una
scelta simile, ricadrete nell’errore. Capita a tutti gli uomini e
semmai a Salvini può capitare di non capire la spiegazione.
Ma anche se non vogliamo andare ad esaminare la questione da un punto di vista
teorico dovremmo chiederci: è vero?
Da qualche parte esiste una
conferma empirica della curva di Laffer sui cui si basano le voglie di
flex tax? No, non c’è, anzi esiste la prova del suo esatto contrario. Le
alte tassazioni affossano l’economia? No, la stimolano come appare
evidente dalla tabella a fianco in cui si vede che i periodi di maggiore
sviluppo degli States corrispondono a quelle di tassazione più alta
(con massimali fino al 90% del resto praticati al tempo anche in Italia e
nella maggior parte dei grandi Paesi europei) mentre il declino e la
crisi arrivano con i tagli di tassazione. E’ vero che imposte più basse
fanno diminuire la propensione all’evasione? Potrebbe sembrare
ragionevole, ma non lo è semplicemente perché la concorrenza si sposta
sui nuovi livelli. E infatti in vent’anni, secondo i dati dall’agenzia
delle entrate americana le contestazioni sui redditi oltre i 250 mila
dollari annuali sono aumentati in vent’anni del 1700%. E pur non avendo
dati precisi sull’Italia ci possiamo giurare che l’evasione sia
aumentata dalla legge Vanoni, ossia dagli anni ’60 in poi. Del resto il
miracolo italiano del dopoguerra si è realizzato con tassazioni
massimali del 90% e basse imposte indirette o balzelli sui servizi. e
basta fare una ricerca su internet per vedere che questi riscontri
valgono più o meno pere tutte le principali economie sviluppate.
Ciò nonostante la forza di ragionamenti errati è grandissima: per
2300 anni abbiamo creduto che a un corpo in movimento fosse applicata
una forza, perché era ovvio pensarlo e si adattava a una visione
metafisica del mondo naturale, abbiamo dovuto aspettare Galileo e Newton
per cancellare questo gigantesco equivoco. Tuttavia istintivamente
pensiamo ancora in modo aristotelico ed è per questo che il 98% della
popolazione americana non capisce perché i satelliti artificiali
riescano a non cadere immediatamente sulla terra. Così cosa volete che
sia la curva di Laffer, un totem astratto di cui non c’è alcun
riscontro: non descrive il mondo, ma come i centri di potere vorrebbero
che fosse ed è oltre tutto una buona esca per trasformarci in pesci
morti. Come piace ai pescecani .
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