Qualcuno
potrebbe meravigliarsi del fatto che l’insieme dei media di provata e
intemerata fede governativa proponga ormai una o due volte al giorno un
intervista a Salvini che dovrebbe essere l’opposizione. E per evitare
che l’uomo della strada si perda, per colpevole distrazione, i grandi
piani del leader leghista lasciati sempre nella tasca di un’altra
giacca, vengono persino mostrate nelle sindoni patinate a stampa, le
trippe desnude del medesimo. Qualcuno potrebbe perfino prenderla come
una dimostrazione di libertà, ma in effetti non è altro che una tecnica
di mercato: quella di presentare un prodotto alternativo di
infima qualità per far passare in secondo piano i difetti e la vacuità
di quello principale, cioè di Renzi e della sua compagnia.
In questo senso Salvini funge da detergente universale, quello che
lava i piatti e il bidè con egual risultato: da una parte si è tenuto la
xenofobia di origine e va benissimo per spostare l’agitazione sociale
che si va coagulando su quello della sicurezza; dall’altro avendo
acquisito – sia pure in modo rozzo e triviale – l’ostilità al disegno
europeo e alla moneta unica, impedisce che su questi temi si sviluppi
una discussione seria o che si coaguli a sinistra un’opinione diversa
rispetto a quella tradizionale. Insomma siamo di fronte a un caso di
scuola: la creazione di un avversario debole e poco credibile per
favorire lo statu quo ante.
Non democrazia, ma puro mercato. Un investimento senza rischi perché
Salvini non ha alcuna probabilità di vincere, anche se vincesse non è
portatore di veri progetti, ma di un modesto e casalingo rosario di
pregiudizi iperliberisti di cui la flex tax e le sue conseguenze non
sono che un esempio. Non è una contraddizione il fatto che condivida gli
obiettivi dei grandi sponsor finanziari e reazionari dell’ Europa e
dell’euro: è solo un caso di straordinaria inconsistenza politica.
Già negli anni ’80 le corporation americane scoprirono che per
relegare la politica a un ruolo subalterno era necessario controllare
sia la maggioranza che l’opposizione, modulandole opportunamente. Cosa
che è avvenuta in misura sempre maggiore grazie ai Pacs, non
solo attraverso le contribuzioni elettorali, ma anche attraverso la
scelta dei candidati, favorendo in un campo o nell’altro quelli più
opportuni. Talvolta per difetto, secondo uno dei metodi della pubblicità
comparativa. Tutto questo è enormemente favorito dai sistemi
maggioritari, ma ciò che qui ci interessa direttamente è che Renzi si
appresta a sventolare il sedicente pericolo Lega per cercare di
portarsi dietro dei voti, di trovare un nuovo argomento che costringa il
popolo piddino ad andare alle urne turandosi non solo il naso, ma tutti
gli orifizi disponibili. Non è un caso che la tracimazione mediatica di
Salvini sia cominciata dopo l’assentesimo record in Emilia, nonostante
il fatto che la Lega stessa abbia perso più di 50 mila voti rispetto
alle regionali precedenti. Adesso dopo l’esplosione del nuovo scandalo
romano che mette in grande imbarazzo il Pd e sfiora da vicino il
governo, Salvini, il politicante della balera a fianco, diventa
indispensabile come nemico da costruire.
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