sabato 2 luglio 2011

Manovra antipopolare e recessiva

di Giulio Marcon, portavoce Sbilanciamoci ! (Liberazione del 2 luglio 2011)

E 'antipopolare perché con una serie di misure - dalla reintroduzione dei ticket all'innalzamento dell'età pensionabile, dal congelamento dei salari dei dipendenti pubblici alla riduzione dei trasferimenti agli enti locali, dai futuri licenziamenti dei docenti nella scuola ai tagli alle spese sociali - colpisce gran parte della società italiana: non solo le fasce sociali più esposte, ma anche le classi di reddito che compongono quello che viene definito il "ceto medio".

E' una manovra recessiva perchè il probabile effetto che avrà nei prossimi mesi è quello di un'ulteriore contrazione dell'economia, della produzione e dei consumi a causa della diminuzione della domanda interna: si potrebbe produrre un pericoloso mix di recessione ed inflazione con ulteriori pesanti conseguenze sulle condizioni sociali e materiali di vita di lavoratori, pensionati e giovani.
Avendo un impatto recessivo la manovra potrebbe non avere alcun effetto anche sul risanamento dei conti pubblici. Infatti tagliare in ogni caso non basta se si produce una dinamica perversa di diminuzione della crescita e quindi il calo delle entrate fiscali che vanno ad alimentare le risorse necessarie per sostenere la spesa pubblica, la riduzione del debito e gli interventi necessari per rilanciare l'economia. E infatti le varie agenzie internazionali di rating (che sono come è noto il megafono degli interessi della finanza internazionale che sta giocando un gioco sporchissimo sui paesi più in difficoltà: Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia) hanno già rilevato che questi provvedimenti potrebbero non bastare, se non torna a riaumentare il Pil.
Questa manovra, in realtà, non è che la logica conseguenza di tre anni di politiche economiche attendiste, inutilmente ottimiste, tendenti a minimizzare la crisi e le sue conseguenze sull'Italia. Sono stati tre anni di politiche residuali e all'insegna del marketing mentre - nel contempo - si stava producendo uno sconquasso sociale: chiusura delle fabbriche ed operai licenziati e in cassa integrazione, crescita della povertà assoluta e relativa, diminuzione del potere d'acquisto delle persone a causa dei redditi falcidiati, aumento della disoccupazione e della precarietà giovanile.
Non si tratta solo di ignavia ed incapacità.
Questi tre anni di politiche economiche di Tremonti hanno continuato a salvaguardare privilegi, patrimoni e redditi più alti e gli evasori (come con il provvedimento sullo scudo fiscale); in sostanza hanno garantito quella redistribuzione "a rovescio" della ricchezza dai salari ai profitti, dai redditi ai patrimoni, dal lavoro alle imprese. E sono stati anni in cui Tremonti a dosi omeopatiche ha introdotto - a colpi di bonus bebè, bonus famiglia e social card - una visione ed una realtà crescente di un welfare compassionevole fondato su interventi meramente assistenziali, oltrechè residuali e lesivi dei diritti costituzionali dei cittadini. Ecco perchè Sbilanciamoci ha prodotto una sua "contromanovra" in tre anni, dal 2012 al 2014, da 50 miliardi (si può scaricare il testo da www.sbilanciamoci.org) che capovolge totalmente la filosofia e l'indirizzo delle politiche del governo. Proponiamo di trovare 50 miliardi di euro attraverso la riduzione della spesa pubblica che non ci piace (27 miliardi di tagli dalla riduzione delle spese militari, dalla cancellazione del programma di cacciabombardieri F35, dalla cancellazione del programma delle "grandi opere" e dei finanziamenti alle scuole private, dal passaggio nella Pubblica amministrazione all'open source, ecc.) e con una politica fiscale ispirata a criteri di giustizia (23 miliardi dall'introduzione di una tassa patrimoniale, dalla tassazione delle rendite al 23%, dall'aumento dell'aliquota al 45% per lo scaglione più alto dei redditi, ecc). Questi 50 miliardi potrebbero essere investiti da una parte nella riduzione del debito (12 miliardi di euro) e dall'altra (gli altri 38) in interventi rivolti alla protezione sociale dei lavoratori e dei cittadini (ammortizzatori sociali, salvaguardia dei redditi, lotta al precariato, difesa dei servizi sociali del welfare, ecc) e nel rilancio dell'economia, della produzione e dei consumi sostenibili e di qualità. Bisognerebbe investire - come hanno fatto altri paesi - nelle produzioni della green economy, nello sviluppo locale, nell'economia sociale, nelle nuove produzioni che coniugano sostenibilità ambientale, equità e qualità sociale.
La manovra di Tremonti è in realtà una manovra elettorale (nel senso che si arriverà alle elezioni del 2013 o prima, senza che ancora il grosso degli effetti sociali devastanti abbia avuto il suo corso) e a scoppio ritardato (il grosso delle misure è nel 2013-2014), fondata sull'argomentazione del pareggio di bilancio nel 2014: quella che era un'indicazione a livello europeo è stata trasformata un obbligo. In assenza di una visione di politica economica lungimirante (quello di Tremonti è una sorta di mix di liberismo, corporativismo, neo feudalesimo economico) la scelta è stata quella di un massacro della spesa pubblica ed in particolare della spesa sociale, cioè dei diritti dei cittadini. E' una scelta "di classe" che va fronteggiata e alla quale va opposta l'idea di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, la giustizia e la qualità sociale.

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