Cominciamo con il vero. I parlamentari italiani sono tra i meglio pagati d'Europa ed anche quelli regionali non scherzano. Il difetto sta nel manico: aver lasciato la determinazione dei loro compensi ai diritti interessati senza alcun vincolo di percentuale sulle entrate proprie. Inoltre con la libertà statutaria delle Regioni è caduto ogni rapporto tra numero di consiglieri ed abitanti della regione. Questo è il primo scandalo che deve cessare.
Altro fattore di costo della politica è l'autodichia delle Camere, che da strumento per difendere la libertà del Parlamento è diventato schermo per sfuggire ai controlli. La trattativa privata per l'acquisto di beni e servizi o per lavori ovvero con commissioni domestiche (addomesticate).Un controllo delle spese consentirebbe risparmi pari o superiori al taglio dei parlamentari.
I compensi elevati dei parlamentari e dei consiglieri regionali (non parliamo dei deputati regionali siciliani, che battono tutti) non fanno distinzione tra chi lavora 12 ore al giorno e chi fa una capatina, tra chi fa il parlamentare a tempo pieno e chi, come Marco Milanese per fare un esempio, che accumula incarichi, nel complesso con remunerazioni superiori all'indennità parlamentare, chi fa relazioni in commissione e in aula e chi fa presenza passiva, tra chi regolarizza la propria assistente parlamentare e chi la avvia alla prostituzione, tra chi abita a Roma, ma mantiene la residenza anagrafica in una lontana provincia per avere un maggior rimborso e chi non altera i rimborsi spesa. Tutti però, compresi quelli che sono usciti dal parlamento con un reddito inferiore a quello di entrata, fanno parte della casta: vampiri e sanguisughe del popolo italiano. Da destra e da sinistra il coro è unanime. Bene!
Ma vorrei anche capire se è un caso che sotto bersaglio ci siano quasi esclusivamente i componenti di organi elettivi, cioè un istituto della democrazia rappresentativa. Con lo scoppio, inevitabile, di Tangentopoli i politici sono stati delegittimati, tutti, colpevoli, complici, spettatori e innocenti e hanno preso il potere gli imprenditori: uno di nome Berlusconi, uomo nuovo e di successo.
Il miglioramento è sotto gli occhi di tutti! Forse si è sbagliato il soggetto, ma la filosofia è quella giusta: Montezemolo? Monti? Draghi? Monsignor Fisichella?
Nel contempo la Banca d'Italia pubblica il rapporto sulla distribuzione della ricchezza in Italia nel 2009. Il 10% delle famiglie italiane possiede il 45% della ricchezza, mentre il 50% si deve accontentare del 10%. Il restante 40% delle famiglie il 45%. In questi 2 anni il ceto medio si è impoverito e la forbice è destinata ad aprirsi. Presto l'instabilità politica diventerà instabilità sociale, con sbocchi imprevedibili in assenza di una forza politica in grado di condurre la protesta o almeno di indicare uno sbocco realistico e credile alla crisi.
Quale è il problema maggiore: la casta politica? O l'ineguaglianza? La casta cederà i suoi privilegi sotto la pressione popolare, mentre il 10% più ricco che controlla i mezzi d'informazione rafforzerà il suo potere facendo sfogare la collera contro qualche migliaio di consiglieri provinciali.
Proprio il dibattito sull'abolizione delle Province dimostra l'isteria e la superficialità dell'intera classe politica: la stessa che ha moltiplicato le Province, altro che abolirle. Valerio Onida ha individuato i problemi reali della trasformazione di un necessario corpo intermedio tra comune e regione, almeno nelle più estese e popolose. Purtroppo Stella e Rizzo avranno più audience.
Felice Besostri, Network per il Socialismo Europeo
su www.paneacqua.eu
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