mercoledì 1 agosto 2012

Denaro in fumo di Monia Benini (http://www.testelibere.it/)

Nell’ultima newsletter di ISDE Italia, l’Associazione dei Medici per l’Ambiente, in riferimento al Decreto Ministeriale datato 6 luglio 2012, sulle fonti rinnovabili di energia elettrica, si legge che: “Il decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico mette in crisi le rinnovabili ma in compenso elargisce incentivi a chi brucia i rifiuti indifferenziati.” Ovvero mentre per le rinnovabili diverse dal fotovoltaico si prevede un significativo aggravio burocratico, il Decreto prevede tariffe specifiche per incentivare l'energia elettrica prodotta bruciando "rifiuti non provenienti da raccolta differenziata".
In effetti, l’Allegato 1 del Decreto, insieme alla vita utile degli impianti (dato necessario a stabilire la durata degli incentivi), riporta anche le definizioni di impianti a biogas e a biomasse, specificando in entrambi i casi due particolari tipologie di alimentazione: i “rifiuti per i quali la frazione biodegradabile è determinata forfettariamente con le modalità di cui all’allegato 2” (Vedi tabella) e i “rifiuti non provenienti da raccolta differenziata”.
Tutte le normative vigenti considerano gli impianti a biomassa e a biogas come impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ammettendo anche la possibilità di avere strutture ibride che accedono a incentivi economici. Questo significa che ci possono essere centrali che bruciano ad esempio pioppella vergine per il 51%, mentre per il resto bruciano rifiuti indifferenziati, che si intascano fior di quattrini con gli incentivi. Questo è possibile grazie a un passaggio dell’ultimo decreto, specifico per i rifiuti soggetti a forfetizzazione. Vengono infatti ammesse anche alcune tipologie di rifiuti speciali all’incentivazione elargita ad impianti ibridi: si tratta di “rifiuti sanitari e veterinari a rischio infettivo, per i quali si assume una percentuale forfettaria di biodegradabilità pari al 40%” e di “pneumatici fuori uso, per i quali si assume una percentuale forfettaria di biodegradabilità pari al 35%”.
Nella tabella 6.A vengono invece elencati i rifiuti “a valle della raccolta differenziata per i quali è ammesso il calcolo forfettario dell’energia imputabile alla biomassa (51%)”, ovvero rifiuti che finiscono nel novero delle fonti rinnovabili, pulite, e il cui incenerimento negli impianti viene premiato con contributi economici. Vengono dunque ‘assimilati’ nel novero dell’energia attribuita alla biomassa, “se usati entro certi limiti di quantità”: rifiuti plastici, cuoio conciato (scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura contenenti cromo), rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri), pitture e vernici di scarto, pneumatici fuori uso, plastica e gomma, e rifiuti non specificati altrimenti.
In sintesi, in base al DM del 6 luglio 2012, gli impianti a biogas e biomasse che bruciano anche rifiuti indifferenziati, saranno incentivati economicamente. Il tutto in perfetta linea di continuità con i contributi già previsti nel 2007 dall’allora ministro Bersani (governo Prodi), e con la necessità di risarcire in qualche misura anche i vecchi impianti zuccherifici, chiusi per la drastica riduzione della coltivazione della barbabietola, da zucchero imposta dalle politiche agricole europee.
Non importa quindi se l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana sarà drammatico e costoso (per i costi in termini di mortalità e di morbilità c’è l’utilissimo programma elaborato attraverso un progetto europeo, reperibile a pagamento attraverso il sito externe.info). Il decreto del governo Monti parla chiaro: “in molti paesi d’Europa, anche a causa della crisi finanziaria, è in corso un ripensamento delle politiche nazionali sulle fonti rinnovabili – in qualche caso in maniera drastica, come avvenuto in Spagna e in Portogallo, ove sono stati sospesi a tempo indeterminato tutti gli incentivi per i nuovi impianti. In questo contesto, l’Italia intende continuare lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma con un approccio più efficiente.” Bruciando, cioè, milioni e milioni di euro, per impianti che non utilizzano esclusivamente fonti rinnovabili, ma che inceneriscono anche plastica, pneumatici e altri prodotti chimici inquinanti. E se questo procurerà malattie e danni rilevanti ai cittadini… se ne occuperà la lobby farmaceutica.
Tabella 6A del Decreto Ministeriale
02 01 02Scarti di tessuti animali
02 01 03Scarti di tessuti vegetali
02 01 04Rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)
02 01 06Feci animali, urine e letame ( comprese le lettiere usate) effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito
02 01 07Rifiuti della silvicoltura
02 02 03Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02 03 03Rifiuti prodotti dall'estrazione tramite solvente
02 03 04Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02 05 01Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02 06 01Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
02 07 01Rifiuti prodotti dalle operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della materia prima
02 07 02Rifiuti prodotti dalla distillazione di bevande alcoliche
02 07 04Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
03 01 01Scarti di corteccia e sughero
03 01 05Segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 03 01 04
03 01 99Rifiuti non specificati altrimenti
03 03 01Scarti di corteccia e legno
03 03 07Scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone
03 03 08Scarti della selezione di carta e cartone destinati ad essere riciclati
03 03 09Fanghi di scarto contenenti carbonato di calcio
03 03 10Scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione meccanica
03 03 11Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10
04 01 08Cuoio conciato (scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura) contenenti cromo
04 01 09Rifiuti dalle operazioni di confezionamento e finitura
04 02 09Rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri)
04 02 21Rifiuti da fibre tessili grezze
04 02 22Rifiuti da fibre tessili lavorate
08 01 12Pitture e vernici di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 08 01 11
09 01 07Carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell'argento
09 01 08Carta e pellicole per fotografia, non contenente argento o composti dell'argento
10 01 21Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti diversi da quelli di cui alla voce 10 01 20
10 11 20Rifiuti solidi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 10 11 19
12 01 05Limatura e trucioli di materiali plastici
16 01 03Pneumatici fuori uso
16 01 19Plastica
16 01 22Componenti non specificati altrimenti
16 03 04Rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 16 03 03
17 02 01Legno
17 02 03Plastica
17 06 04Altri materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 17 06 01 e 17 06 03
18 01 04Rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni (es. bende, ingessature, lenzuola, indumenti monouso, assorbenti igienici)
19 05 01Parte di rifiuti urbani e simili non compostata
19 05 02Parte di rifiuti animali e vegetali non compostata
19 05 03Compost fuori specifica
19 08 01Vaglio
19 08 05Fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane
19 10 04Fluff-frazione leggera e polveri, diversi di quelli di cui alla voce 19 10 03
19 12 01Carta e cartone
19 12 04Plastica e gomma
19 12 07Legno diverso da quello di cui alla voce 19 12 06
19 12 08Prodotti tessili
19 12 10Rifiuti combustibili
19 12 12Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 12 11

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