SULLE ELEZIONI LOCALI, SU SEL E SU DI NOI
Ho
pensato molto a questa storia delle elezioni locali e delle possibili
alleanze. Una storia su cui si sta spaccando quell’embrione di sinistra
unitaria in cui tanto avevamo sperato.
Ci ho pensato molto perché il destino delle città mi è stato sempre molto a cuore. Perché ho sempre salutato con entusiasmo ogni, anche timida, “primavera dei sindaci”, da quelle lontane degli anni 90 a quella, bellissima, del 2011, quando abbiamo creduto che dal ventennio berlusconiano si stesse uscendo a sinistra.
Dire basta a queste speranze e a questi progetti, non mi è facile. E capisco come possa essere tanto più difficile per chi in essi si è impegnato in prima persona. Non credo che si tratti di essere “attaccati alla poltrona”; credo che sia, piuttosto, l’ostinata volontà di portare avanti un lavoro, di voler vedere i frutti di un cambiamento.
Ma con le speranze deluse e i progetti finiti bisogna, purtroppo, fare i conti. E mi sono convinta che, no, con il PD non sono possibili alleanze locali, che quello schieramento “progressista” (già la parola non mi piace) di cui parla Vendola nella sua intervista di qualche giorno fa al Manifesto, con il PD non possa proprio essere costruito.
Ci ho pensato molto perché il destino delle città mi è stato sempre molto a cuore. Perché ho sempre salutato con entusiasmo ogni, anche timida, “primavera dei sindaci”, da quelle lontane degli anni 90 a quella, bellissima, del 2011, quando abbiamo creduto che dal ventennio berlusconiano si stesse uscendo a sinistra.
Dire basta a queste speranze e a questi progetti, non mi è facile. E capisco come possa essere tanto più difficile per chi in essi si è impegnato in prima persona. Non credo che si tratti di essere “attaccati alla poltrona”; credo che sia, piuttosto, l’ostinata volontà di portare avanti un lavoro, di voler vedere i frutti di un cambiamento.
Ma con le speranze deluse e i progetti finiti bisogna, purtroppo, fare i conti. E mi sono convinta che, no, con il PD non sono possibili alleanze locali, che quello schieramento “progressista” (già la parola non mi piace) di cui parla Vendola nella sua intervista di qualche giorno fa al Manifesto, con il PD non possa proprio essere costruito.
Ci sono eccezioni? Può darsi. Forse a Cagliari, dove si tratta di riconfermare un sindaco non del PD.
Certamente
non a Roma, qualsiasi sia il candidato che il PD deciderà di mettere in
campo, fosse anche quel Fabrizio Barca che sembra aver deciso di legare
i propri destini politici a quelli del PD e del suo “commissario “
Orfini. La storia di Roma è amarissima. La città ha pagato e pagherà il
prezzo della crisi profonda della sinistra: non siamo stati capaci nel
2013 di presentare una candidatura veramente autonoma e forte e la
sinistra ha finito per legare oggettivamente i propri destini a quelli
di un sindaco debole e palesemente non all’altezza del compito. Ne
paghiamo e ne pagheremo un prezzo pesante ma purtroppo non ci sono
scorciatoie possibili.
E certamente
nemmeno a Milano, per quanto possa essere doloroso interrompere
un’esperienza in cui in tanti avevamo sperato. Non si tratta di mettere i
voti a Pisapia: non conosco abbastanza la situazione milanese per
valutarne l’opera, ma il progetto a cui ora una parte della sinistra
milanese, con l’aperto sostegno di Pisapia, sembra puntare è
politicamente insostenibile: provare a costruire un’alleanza con “la
parte buona del PD” (la candidatura Majorino) e farne il modello per un
accordo a livello nazionale che “condizioni” Renzi. Un progetto
politicamente debolissimo: credere ancora che si possa “condizionare”
Renzi significa a mio parere non aver capito niente della natura del
renzismo. E anche un progetto rischioso: che ne sarà di SEL e della
sinistra milanese se Majorino, come è certamente possibile, non vincerà
le primarie?
Una scelta di rottura
porterà alla vittoria in alcune città della destra o – più probabile –
del M5S? Ammesso che così fosse, perché è tutt’altro che certo che
un’alleanza di SEL con il PD sposti un numero di voti significativo,
anche con questo risultato possibile dobbiamo fare i conti.
Personalmente considero ormai insopportabile essere gravata di
responsabilità non mie. Se dovesse vincere la destra o Grillo, la
responsabilità sarà tutta e sola del PD, che ha allontanato i suoi
elettori, gettandoli nelle braccia del M5S o nel mare
dell’astensionismo.
Io, per quel che vale la semplice dichiarazione di una elettrice, dichiaro sin da ora che non voterò nessun candidato sindaco del Partito democratico. Se, al primo turno, potrò esprimere il mio voto per qualcuno che non faccia solo una sterile testimonianza ma una seria opposizione, dipenderà molto da quel che la sinistra saprà fare in questi mesi. Se così non sarà diventerò anch’io parte del partito dell’astensione.
Io, per quel che vale la semplice dichiarazione di una elettrice, dichiaro sin da ora che non voterò nessun candidato sindaco del Partito democratico. Se, al primo turno, potrò esprimere il mio voto per qualcuno che non faccia solo una sterile testimonianza ma una seria opposizione, dipenderà molto da quel che la sinistra saprà fare in questi mesi. Se così non sarà diventerò anch’io parte del partito dell’astensione.
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