La vicenda dei vigili
romani a Capodanno – ampiamente amplificata – possiamo considerarla una
zampata di antipasto dello scontro che ci attende nei prossimi mesi.
Uno scontro che gli input dall’alto inviati ai mass media vorrebbero
depistare alla dimensione del "mondo di sotto", alimentando
competizione, rabbia, invidie malposte solo tra coloro che vi abitano, lavorano, cercano lavoro.
Che si scannino tra loro quelli del "mondo di
sotto"; si scannino tra chi lavora e chi è disoccupato, tra chi lavora
nel settore pubblico e quello privato, tra chi ha un contratto stabile e
chi precario, tra chi ha un residuo di possibilità di avere una
pensione e chi è destinato alla miseria anche dopo aver lavorato tutta
la vita. In compenso, quelli del "mondo di sopra" – proprietari e
dirigenti, comandanti e magistrati, ministri e finanzieri rampanti – se
la possono godere con le cene da 1000 euro per sostenersi tra loro.
Hanno le leggi che glielo consentono, attraverso mille deroghe che li
rendono sempre “casi specifici diversi” da quelli del "mondo di sotto".
Il "mondo di sopra", nella Capitale, è riuscito
paradossalmente a rimanere fuori dalla pubblica indignazione (e dagli
arresti) per l’inchiesta su “mafia-capitale” che si è abbattuta sul
"mondo di mezzo", portando alla luce solo le briciole del malaffare a Roma; robetta rispetto alla vera posta in gioco che tutti conoscono. Ma
è l’occasione per togliersi dalle scatole gli scomodi e talvolta
inquietanti intermediari del "mondo di mezzo" e lasciare il campo libero
ai “grandi”, a quelli che vivono di sopra e che progettano investimenti
pesanti sull’area metropolitana di Roma e i suoi dodici milioni di consumatori dinamici
in più che ne affollano le strade commerciali o gli hotel ogni anno
come turisti. Sono queste le priorità in cima ai pensieri del mondo di
sopra, non certo la gente delle periferie o gli utenti dei servizi.
Ma non serviva solo rimettere in riga un invadente "mondo di mezzo", serviva anche un evento scatenante per mettere in riga il "mondo di sotto". A
questo serve e su questo è stata costruita la campagna mediatica e
politica sui vigili in malattia a Capodanno. Un fatto marginale,
soprattutto perché non ci sono state conseguenze gravi, incidenti,
morti, feriti come magari avviene nelle giornate “normali” e sotto gli
occhi di tutti. Pare, tra l’altro, che il dato delle assenze sia molto
inferiore a quell’83% diventato parametro di disonore e pubblica
indignazione. Ma nelle canee e nella tempesta mediatica, questi due
elementi fondamentali – l’assenza di conseguenze gravi e i numeri reali
delle assenze – sono stati abilmente offuscati, dimenticati, manipolati.
Lo scontro tra governo e amministrazione della
Città Metropolitana da una parte e lavoratori del Comune e della
Provincia dall’altra, va avanti da mesi, soprattutto da quando i salari
già fermi da cinque anni per le decisioni dei governi Berlusconi, Monti,
Letta, Renzi, verranno tagliati di altre centinaia di euro al mese;
mentre si annunciano esuberi, mobilità, panorami di totale incertezza e
insicurezza. Nel privato è già cosi, ci dicono in tanti.
Ma questo ha
significato un miglioramento o un peggioramento delle condizioni di vita
e di lavoro dei lavoratori nel settore privato? Perché se avesse
comportato un miglioramento avrebbero ragioni da vendere, ma se si è
rivelato nel suo contrario, dovrebbero riflettere prima di appagarsi con
un “tutti insieme nella merda”. Ma in fondo l’idea del "mondo di sotto" è proprio questa, come nei più lungimiranti film di fantascienza da Metropolis a Blade Runner.
Per rompere questo schema serve tanta, tantissima
determinazione e un senso della dignità elevato; e queste c’è chi ce
l’ha e chi “non se le può dare”, come Manzoni fa dire al pavido Don
Abbondio. Il primo dato certo è
che entrambi, pur essendo bagaglio della soggettività di ognuno,
diventano efficaci solo nella dimensione collettiva. Il secondo è che il
conflitto va giocato a tutto campo e con tutti i mezzi necessari,
inclusi e non esclusi quelli "non ortodossi" messi in campo da vigili
urbani o macchinisti delle metropolitane. Le regole ormai servono solo a
impedire ogni cambiamento, anche minimo, sia sindacale che
contrattuale. Le regole le hanno scritte tutte quelli del "mondo di
sopra" approfittando della complicità di Cgil Cisl Uil per tanti anni,
una complicità che si sta ormai rivoltando contro anche di loro.
Il dato decisivo però è non perdere mai di vista il
problema e il nemico principale: il "Mondo di sopra". Sono loro che
fanno le leggi e le regole che stanno rendendo la vita impossibile al
"Mondo di sotto" e non un solo giorno l’anno, ma tutti i giorni.
Che il 2015 sia l’anno della rabbia giusta.
Nessun commento:
Posta un commento