Amministrative. La
linea della rottura con il Pd attraverso le città. Le liste di
sinistra, ma c’è chi teme il ritorno all’irrilevanza. Roma in piazza.
Oggi a Bologna riunione degli anti-Merola
di Daniela Preziosi, Il Manifesto
«Non siamo un cespuglio del Pd, a Roma la sinistra avrà un suo
candidato laico, popolare, capace allargare il campo». Presentando la
tre giorni di iniziative a Roma (dal 13 al 15 novembre) in cui Sel
tasterà il polso ai propri militanti dopo il «traumone Marino», ieri il
coordinatore Paolo Cento ha spiegato che, a sette mesi dalle
amministrative, la «questione romana» a sinistra è già chiusa: nessuna
alleanza con il Pd. In campo c’è la possibile corsa di Stefano Fassina,
l’incognita dell’ex sindaco, il rapporto con Civati, nel cui movimento
c’è chi chiede le primarie. Fra le cose possibili non c’è invece la
riedizione del centrosinistra, neanche riveduto e corretto. Per evitare
la catastrofe dell’esclusione dal ballottaggio, nel Pd romano si cercano
soluzioni con un tocco gauchist: sfumate le candidature di Walter Tocci
e Nicola Zingaretti (hanno detto no), ora c’è chi prova a convincere
Fabrizio Barca. L’ex ministro di Monti, amico di Vendola e un tempo
vicino a Civati, avrebbe forse un qualche appeal a sinistra.
Si vedrà. Renzi ha spiegato che per i prossimi sette mesi il Pd
penserà alla salute, cioè al malmesso partito. Probabile che a Roma si
celebri il congresso per chiudere il commissariamento di Matteo Orfini.
Ma la Capitale è ormai rubricata alla voce ’cause perse’ nell’agenda del
presidente-segretario. Che ora punta su Milano, per l’occasione
rieletta ’capitale morale’, per costruire lo storytelling delle
amministrative.
E però anche lì un rischio c’è. La città che ha riunito sotto la
bandiera arancione di Giuliano Pisapia uno schieramento che va dalle
associazioni radical ai fan dell’Expo, in breve potrebbe trasformarsi in
un vietnam politico. Tutto dipende da quando e come Giuseppe Sala
scioglierà la riserva sulla corsa per palazzo Marino.
Sabato scorso le forze del centrosinistra (fra cui Pd e Sel) hanno firmato un patto in cui confermano le primarie e annunciano il sostegno leale al candidato che le vincerà. Qualsiasi esso sia. Ma la lettura di sinistra del testo puntualizza che quella firma vale per le candidature fin qui conosciute, ovvero Lele Fiano e Pier Francesco Majorino. Cosa succederebbe se spuntasse Sala? «La valutazione non la farà Sel da sola. Tutte le associazioni che si sono riconosciute nel percorso di Peer Milano, nel caso decideranno tutte insieme», spiega il deputato Daniele Farina. «La cosa da valutare è se Sala può garantire di portare avanti l’eredità di Pisapia, cosa che sembra difficile. Ma prima ancora c’è un fatto fondamentale: Sala ha ricevuto gli apprezzamenti di Lupi e Formigoni. Le primarie con lui riscriverebbero l’alleanza allargandola di fatto all’Ncd. Come successe in Liguria nello scontro Paita-Cofferati. Anzi peggio: qui in forme esplicite ed esibite». Il guaio, a sinistra, è che Giuliano Pisapia ha assicurato comunque a Renzi che benedirà le primarie. Se Sala si candiderà, la frattura fra chi lo segue e chi no a sinistra sarebbe certa.
Sabato scorso le forze del centrosinistra (fra cui Pd e Sel) hanno firmato un patto in cui confermano le primarie e annunciano il sostegno leale al candidato che le vincerà. Qualsiasi esso sia. Ma la lettura di sinistra del testo puntualizza che quella firma vale per le candidature fin qui conosciute, ovvero Lele Fiano e Pier Francesco Majorino. Cosa succederebbe se spuntasse Sala? «La valutazione non la farà Sel da sola. Tutte le associazioni che si sono riconosciute nel percorso di Peer Milano, nel caso decideranno tutte insieme», spiega il deputato Daniele Farina. «La cosa da valutare è se Sala può garantire di portare avanti l’eredità di Pisapia, cosa che sembra difficile. Ma prima ancora c’è un fatto fondamentale: Sala ha ricevuto gli apprezzamenti di Lupi e Formigoni. Le primarie con lui riscriverebbero l’alleanza allargandola di fatto all’Ncd. Come successe in Liguria nello scontro Paita-Cofferati. Anzi peggio: qui in forme esplicite ed esibite». Il guaio, a sinistra, è che Giuliano Pisapia ha assicurato comunque a Renzi che benedirà le primarie. Se Sala si candiderà, la frattura fra chi lo segue e chi no a sinistra sarebbe certa.
La linea del tormento di Sel è un binario ad alta velocità che da
Roma arriva a Milano. Passando per Bologna. Stasera nella città delle
Torri si svolgerà l’assemblea degli ’autoconvocati’ che propongono una
lista contro la ricandidatura del sindaco Merola. Allo scorso giro Sel
aveva appoggiato la lista civica di Amelia Frascaroli (civica o quasi:
si chiamava «Con Amelia per Bologna con Vendola»). Dopo la rottura
dell’alleanza, Fascaroli non ha ancora detto cosa farà. Ma due giorni fa
a Radio Città del Capo ha spiegato: «Comunque accompagnerò il sindaco
nella sua azione amministrativa». Insomma, che si ricandidi o no, la
pedagoga amica di Prodi non mollerà il sindaco. E non è un mistero che
in Sel c’è chi farà altrettanto.
Così come succederà a Torino dove l’ex fiom Giorgio Airaudo ha
annunciato la rottura con Fassino e lanciato la sua «Torino in comune»:
i malumori sono già in circolazione. Lungo una linea di piccole
fratture, abbandoni per lo più singoli, ma dolorosi, agitati dalla paura
di vedere ritornare nella marginalità il partito che un tempo era la
sinistra del centrosinistra. A Ravenna, per esempio, dallo scorso giugno
è nata la lista alternativa «Ravenna in comune» che ha già scelto per
candidata l’ex dirigente comunale Raffaella Sutter. Anche qui Sel ha
mollato il sindaco Matteucci, del Pd. «Non ha rispettato una virgola
degli accordi stretti con noi», spiega il deputato ravennate Giovanni
Paglia. Anche qui un’assessora e una consigliera hanno detto no alla
rottura. A Napoli invece Sel ormai ha stretto l’alleanza con De
Magistris, snobbato allo scorso giro a favore del dimenticato prefetto
Morcone, candidato del Pd. Ma che succederebbe se alle primarie tornasse
Antonio Bassolino, l’ex sindaco del Rinascimento napoletano, alla cui
memoria la sinistra è tuttora devota?
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