lunedì 2 novembre 2015

Il debito, come e perché di Centro Nuovo Modello di Sviluppo -

Il debito pubblico è il debito accumulato nel corso del tempo dalle strutture della pubblica amministrazione: stato, regioni, provincie, comuni.
Al giugno 2013 il debito pubblico italiano oltrepassa i 2.000 miliardi di € ed è quasi tutto a carico dello stato.

Il bilancio pubblico è il documento che registra le entrate e le uscite della pubblica amministrazione.
Per capire se si sta generando debito bisogna analizzare i saldi posti a due livelli.

1° livello: SALDO PRIMARIO
È un saldo parziale che mette a confronto le entrate totali con le spese per servizi, investimenti e previdenza sociale.
A rimarcare la loro centralità, tali spese sono anche dette primarie. Il risultato può evidenziare un risparmio (avanzo primario), un eccesso di spese (disavanzo primario), una parità (pareggio primario).
2° livello: SALDO DI BILANCIO
È il saldo finale che mette a confronto le entrate totali con le uscite totali, ivi comprese eventuali spese per interessi. Il risultato può essere un avanzo di bilancio, un deficit di bilancio o un pareggio di bilancio. 

Nel 2012 abbiamo avuto un avanzo primario di 39 miliardi.
Ma gli interessi ci hanno provocato un deficit di 48 miliardi.

Se non si hanno abbastanza soldi per pagare gli interessi, si entra nella spirale perversa degli interessi che alimentano il debito. 

Gli anni bui del debito pubblico italiano vanno dal 1980 al 1996, un quindicennio durante il quale il debito cresce 10 volte: da 114 a 1.213 miliardi di €. Ma non fu solo per troppe spese. 
Dal 1980 al 1991 la spesa primaria fu superiore alle entrate per 140 miliardi di €. Ma il vero problema furono gli interessi che oscillavano fra il 12 e il 20%. Bisognò attendere il 1996 per vederli scendere sotto al 9%.
 
In parte l’Italia pagava per le scelte di Reagan che aveva bisogno di soldi per finanziare lo scudo spaziale. Non volendo alzare le tasse, si finanziava richiamando capitali dal resto del mondo offrendo alti tassi di interesse. Gli altri paesi assetati di prestiti non avevano altra scelta che offrire di più.
Con l’eccezione del 2009-2010, tutti i governi successivi al 1992 hanno mantenuto la spesa primaria al di sotto delle entrate. Ma il debito ha continuato a crescere per effetto degli interessi. 
Riepilogando, i conti non tornano
Dal 1980 al 2012 le spese per servizi sono state inferiori al gettito fiscale per 672 miliardi.
Ma 2.230 miliardi di interessi ci hanno fatto indebitare all’inverosimile.
Nel trentennio 1980-2011, per 14 anni abbiamo avuto spese per servizi superiori alle entrate.
Ma negli altri 18 siamo stati al di sotto producendo un risparmio netto di 484 miliardi.
Ciò nonostante ci ritroviamo con un debito di 2.000 miliardi. Qualcosa non torna.

40 anni di debito i taliano in rapporto al Pil 
Trattandosi di un rapporto, la grandezza varia in base
all’andamento delle due variabili. Rimane stabile se Pil e debito crescono o diminuiscono della stessa proporzione. Cambia drasticamente se le due misure si muovono in direzione opposta. Cambia moderatamente se si muovono nella stessa direzione, ma in proporzioni diverse.
 
Il volto dei creditori 
L’84% del debito pubblico italiano è per prestiti ottenuti dal mercato finanziario in cambio di titoli di stato. 
 

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