Intervista
con il filosofo tedesco Peter Jehle, direttore editoriale dell’Istituto
di teoria critica e protagonista del monumentale progetto
internazionale di un «Dizionario storico-critico del marxismo», ormai
giunto alla pubblicazione di nove volumi
di Gianpaolo Cherchi, Il Manifesto
Il Dizionario Storico-Critico del Marxismo è un progetto unico
nel suo genere, non solo per le dimensioni monumentali e per il
carattere internazionale che esso assume (si pensi solo ai numerosi
collaboratori che partecipano da ogni parte del mondo), ma soprattutto
per il momento storico preciso in cui una simile operazione ha luogo: un
periodo che, oltre ad essere assai povero di criticità nel dibattito
politico internazionale, anche sul piano culturale sembra aver perso un
orizzonte critico di riferimento.
Carenza di criticità che ha portato ad una situazione assai lontana
dalla «fine delle ideologie» prospettata da Francis Fukuyama: quella in
cui viviamo, infatti, è in realtà l’era più ideologica della storia, con
l’affermazione su scala globale del modello capitalista, supportato
e mai contraddetto dalle nuove democrazie liberali.
In un tale contesto, quello di un Dizionario Storico-Critico del Marxismo (HKWM, n.d.r.) rappresenta un punto di assoluta importanza e di rilievo internazionale.
Abbiamo intervistato Peter Jehle, responsabile del progetto editoriale, nonché membro dell’Istituto berlinese di Teoria Critica (InKriT; www.inkrit.de).
Ci vuole illustrare il progetto dell’HKWM?
Come si può facilmente prevedere, l’influenza storica del pensiero di
Marx delinea il principale ambito tematico del HKWM. Ma l’indagine di
Marx conduce più lontano: il «marxismo», così come è interpretato dal
HKWM, è tutt’altro che un fenomeno isolato, settario o specialistico, ma
ha sviluppato e diffuso un cambiamento radicale a livello sia pratico
che teorico nelle questione relative le forme di socializzazione e le
relazioni dell’uomo con la natura. Si tratta di questioni generali, che
riguardano l’intero orizzonte della vita umana. L’indagine di Marx
rintraccia le condizioni storiche del dominio e dello sfruttamento, ed
è stata ampliata, elaborata e sostenuta scientificamente in un immenso
processo di ricerca. Il HKWM, pertanto, indaga nel passato, come una
sonda, allo scopo di comprendere gli sviluppi scientifici, tecnici
e culturali del nostro tempo.
L’elemento più interessante del Dizionario è che esso non si
risolve in una semplice opera di «filologia marxista», ma accoglie
e rielabora nuovi concetti politici e cerca di inserirli all’interno di
una mappatura teorica in continua evoluzione, e che talvolta si trova
a dover rendere conto di posizioni contrastanti e differenti all’interno
della costellazione teorica marxiana, e che si riferiscono a pratiche
politiche, movimenti sociali e approcci teorico-critici differenti. Come
è possibile mantenere insieme questa pluralità di voci?
Come abbiamo scritto nella prefazione al primo volume del Dizionario,
nel 1994, un marxismo sostenibile deve essere in grado di affrontare
i problemi di sopravvivenza dell’umanità persino in una «astronave
terra». Da allora, dopo vent’anni, sono stati pubblicati (considerando
anche le divisioni in tomi) altri 11 volumi, nei quali
quell’affermazione ha trovato una conferma: oltre al movimento operaio
e alle esperienze socialiste e comuniste, sono comprese anche le
questioni relative alla crisi ambientale e al movimento femminista, così
come hanno trovato un ampio spazio anche la teologia della liberazione
e la questione post-coloniale del «terzo mondo».
Il significato del nostro progetto, ovvero quello di essere un
dizionario «storico-critico», assume pertanto un nuovo significato, che
lo porta a trascendere e andare oltre l’aspetto puramente
archivistico-editoriale, rispettandone allo stesso tempo le regole. Vi
sono certo delle contraddizioni alle quali il nostro progetto deve far
fronte, come quella di conciliare un lavoro dal respiro internazionale
che nonostante tutto viene pubblicato in una lingua nazionale, o la
tensione fra una vocazione globale del progetto e la sua gestione
locale, o ancora quella di un quadro di riferimento unitario all’interno
del quale sia tuttavia possibile dare espressione a una molteplicità di
voci, a una pluralità di movimenti sociali.
All‘indagine nel passato si accompagna dunque una attenzione
sempre rivolta alle esperienze sociali più recenti. Il futuro della
politica pare giocarsi, oggi, proprio sulla capacità di azione e di
incisione non solo pratica, ma anche teorica, dei movimenti sociali. La
teoria marxista è veramente così distante da essi? Nello specifico,
quale contributo può fornire un progetto come quello dell’HKWM?
Se sul piano teorico il principale contributo di Marx è stato
l’analisi del capitalismo, sul piano pratico è stato la nascita del
movimento operaio, il quale ha agito da guida programmatica per il
movimento internazionale dei lavoratori. Ma la domanda di Marx è basata
sull’imperativo categorico di inquadrare nella prospettiva critica di un
mutamento sociale tutte le condizioni «in cui l’uomo è umiliato, reso
schiavo, abbandonato, ridotto ad una essenza spregevole»: quella
domanda, la sua domanda, va ben oltre ogni movimento di emancipazione.
Il movimento operaio, così come i movimenti sociali, devono imparare
a riflettere sul proprio ruolo e sulla propria azione in modo critico,
ripetutamente. Come sostiene il direttore del progetto, Wolfgang Fritz
Haug, è necessario che essi sviluppino «un rapporto storico con i propri
concetti e un atteggiamento critico nei confronti della propria
storia». Questa consapevolezza critica non si deve limitare a una
semplice e banale conoscenza storica, ma deve essere uno strumento in
grado di affrontare le problematiche del mondo di oggi. Così nel
Dizionario appaiono voci come «Hacker», «Hollywood», «Jeans»… Come
appare anche la voce «Lorianismo», termine utilizzato da Gramsci per
definire quegli intellettuali privi di spirito critico, che si può
applicare, naturalmente, anche a certi autori marxisti.
Si tratta, allora, di una opera di ricostruzione storico
critica del pensiero marxista in una forma auto-riflessiva, o meglio
auto-critica?
La fine del marxismo-leninismo ha lasciato un debito storico, un
enorme cumulo di macerie che minaccia di seppellire e cancellare
definitivamente, insieme agli elementi irrazionali e pericolosi, anche
i germi sommersi di un possibile futuro che nel marxismo erano
contenuti. La possibilità di una auto-riflessione critica sulle proprie
posizioni teoriche, l’idea stessa di una auto-critica, era un tabù nel
socialismo sovietico, nel socialismo di Stato. Non tutti hanno ancora
compreso che un simile tabù verso la critica, verso l’auto-critica,
porta alla paralisi politica e sociale. Si pensi a Rosa Luxemburg,
o allo stesso Gramsci.
Quando si parla di «Teoria Critica» si pensa immediatamente
all’Istituto per la Ricerca Sociale di Francoforte sul Meno, e ad autori
quali Adorno, Horkheimer, Marcuse. Che tipo di rapporti ha InkriT con
Francoforte? E che tipo di posizionamento teorico assume rispetto alla
Teoria Critica?
Il HKWM è un progetto politico, che deve tuttavia essere portato
avanti rispettando le logiche «apolitiche» di un lavoro scientifico
e teorico, del tutto impossibile senza una adeguata attitudine
accademica, senza una suddivisione disciplinare del lavoro, e senza un
affiancamento costante alla ricerca. Aspetti, questi, che ci avvicinano
al lavoro portato avanti dalla Scuola di Francoforte. Tuttavia, l’InKriT
non vuole spodestare la Scuola di Francoforte, appropriandosi del
termine «Teoria Critica»: è nota a tutti la profondità di significato
che questo termine ha assunto, tanto che quando ci si riferisce alla
Teoria Critica francofortese si adoperano le lettere maiuscole. Noi
scriviamo «teoria critica», a caratteri minuscoli; e significa
semplicemente che non abbiamo nessun rapporto privilegiato con la Scuola
di Francoforte. Come Benedetto Croce ha voluto distinguere cosa è
«vivo» e cosa è «morto» in Hegel, allo stesso modo noi intendiamo fare
con la Teoria Critica.
Grazie al concetto di critica dell’ideologia possiamo, per esempio,
ricominciare a considerare in maniera neutrale Lenin e il marxismo. È la
dimostrazione del guadagno cui si va incontro nell’appoggiarsi ancora
al concetto marxiano di critica dell’ideologia, poiché grazie ad esso si
può costruire qualcosa di produttivo. Mentre invece, la dicotomia
habermasiana tra lavoro e interazione sociale, ha limitato la
prospettiva di Marcuse riducendola ad una forma di razionalità
alternativa nelle scienze e nella tecnica, a scapito di una critica
globale, ecologica, al capitalismo. Se in molte voci del nostro
Dizionario facciamo riferimento alla Critica francofortese, lo facciamo
chiamandola in causa sia come soggetto che come oggetto di indagine, sia
come strumento che come materiale di analisi.
Viviamo in una condizione che obbliga e costringe il pensiero alla
fatica, al dolore, ma anche al potere del negativo, per dirla con
Adorno. Il pensiero oggi deve trasformarsi in una critica spietata per
mantenere le condizioni di sopravvivenza: solo in questo modo,
attraverso una critica che sia in grado di illuminare la coscienza
e riattivare l’immaginazione sociale, sarà possibile salvare l’umanità
dalla rovina.
SCAFFALI
800 autori e 15 volumi. E non solo
«Neofordismo», «Egemonia», «Razionalità tecnologica», «Femminismo»,
«Riforma Agraria». Sono solo alcune delle voci che compongono il
monumentale lavoro del Dizionario Storico-Critico del Marxismo (HKWM),
il cui progetto editoriale, a cura dell’Istituto di Teoria Critica di
Berlino (InkriT) e della rivista «Das Argument», è diretto da Wolfgang
Fritz Haug ed è supportato da un comitato editoriale di cui hanno fatto
parte, tra gli altri, Pierre Bourdieu, Étienne Balibar, Jacques Derrida,
Eric Hobsbawm. Nato inizialmente nel 1983, traducendo il «Dictionnaire
Critique du Marxisme» fino al 1989; dopo il crollo dell’URSS si
è modificato in un programma di più ampio respiro, raccogliendo
collaboratori da tutto il mondo. Attualmente sono stati stampati
8 volumi (l’ultimo in due tomi), mentre il numero 9/I è in lavorazione
(con le voci «Maschinerie-Mitbestimmung»). L’opera completa comprenderà
ben 15 volumi, oltre 1500 voci e il contributo di oltre 800 autori da
diverse parti del mondo, e sarà il più ricco, completo e internazionale
dizionario sul marxismo. Per avere maggiori dettagli sul progetto
è possibile consultare il sito web dell’Istituto di Teoria Critica di
Berlino (www.inkrit.de).
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