martedì 15 ottobre 2013

12 miliardi di lacrime e sangue. E non è che l'inizio


12 miliardi di lacrime e sangue. E non è che l'inizio
Novantuno pagine come al solito zeppe di riferimenti misterici (articoli, commi, codicilli, ecc), di lettura quasi soltanto per iniziati. Ma una traduzione pratica tutto sommato semplice. Ci levano 12 miliardi tra servizi tagliati e nuove tasse, senza troppi riguardi per le capacità delle tasche in cui vanno a infilare le mani. Anzi, con una certa preferenza per il saccheggio delle tasche semivuote, e un sobrio titillio di quelle più piene.
L'elenco è ovviamente sterminato, come si conviene alla "manovre omnibus" che si devono occupare un po' di tutto, sotto la duplice pressione della Troika dall'alto e delle lobby particolari dal basso (ovvero dall'interno dei partiti e del governo, mica della cittadinanza silente e stordita).
Il dato più sanguinoso è quello reltivo alla sanità, per cui sono previsti tagli per oltre 4 miliardi. Quando scriviamo che il loro programma è "dovete morire prima" non stiamo inventandoci nulla; è la semplice verità.
E' ovvio, e lo ripetono a pappagallo tutti i commentatori di regime (vedere Sergio Rizzo sul Corsera, titolo "Dimagrire senza proteste", manco si stesse parlando di un restyling), che in ogni settore pubblico esistono sprechi enormi. Basti pensare al Tav tra Torino e Lione, per cui non è neppure previsto lo sbocco in Francia (che ha rinviato ogni decisione al 2030), ma che "si deve fare" per forza, anche militarizzando tutto il Piemonte (la logica della "zona rossa" è per definizione espandibile ad libitum). Basti pensare a consulenze megagalattiche pagate a portaborse e faccendieri che non fanno un beneamato niente, ma assicurano qualche pacchetto di voti oppure "agganci giusti" con altri faccendieri di altri "giri". E ci sono naturalmente anche sprechi locali insopportabili, vergognosi, da mandarci subito i carabinieri (togliendoli dalla Val Susa!), come certi ospedali mai aperti, certe autostrade che non si possono completare perché ci sono "'ndrine" da rispettare e deputati locali da compiacere, certe forniture che costano quasi come "i fagiolini" nella spending review fatta dalla Pascale nella villa di Arcore.
Ma i tagli non riguardano mai queste voci: sono "lineari", alla radice, non nel ramo secco o nel biberon che nutre le clientele. Quelle sopravvivono, magari con qualcosa in meno, mentre i servizi essenziali chiudono. Sic et simpliciter. Quattro miliardi alla sanità significano meno cure, meno medicine e operazioni, un sacco di morti in più, prima del tempo. E solo l'anno scorso è stato registrato un aumento consistente delle morti tra gli ultra-65enni (+5%); un primo effetto dei tagli precedenti. Ora cercheranno di battere alla grande questi primati criminali.
In omaggio alla teoria interessata degli "sprechi pubblici", in aggiunta, ci sarà un altro anno di congelamento della contrattazione salariale nel pubblico impiego; ovvero, salari fermi ancora al 2007. E altrettanto logicamente un bel prolungamento del blocco del turnover (niente assunzioni, se non in misura assai inferiore ai collocamenti in pensione).
In cambio - ed è una vera presa per i fondelli - viene ipotizzato il "taglio del cuneo fiscale", ovvero una riduzione delle tasse in busta paga, sia per i dipendenti che per le imprese. Risultato: circa 200 euro l'anno in più (ma alcune versioni "promettono" molto meno), pari a 55 centesimi al giorno. Non spendeteli tutti insieme, mi raccomando!
Anche perché, di fatto, non entreranno nemmeno nelle vostre tasche. Da cui dovrete invece estrarne molti di più per pagare le nuove tasse sugli immobili che sostituiranno l'Imu sulla casa di abitazione, "abolita" per far contento quel disonorato del Cavaliere. Un elenco non breve di nuovi acronimi dal significato univoco: pagheremo tanto, pagheremo di più.
La bozza di legge prevede l’introduzione di una nuova tassa battezzata Trise (tributo sui servizi comunali), articolata in due distinti tributi. La Tari, tassa sui rifiuti, sarà ufficialmente incentrata sul principio «chi più inquina più paga» (in realtà un mix tra dimensioni del nucleo familiare e metri quadri dell'immobile, che prescinde dalla capacità di "inquinamento" vero e proprio). I Comni se la dovranno far bastare, in ogni caso, perché i loro sbilanci non verranno più integrati con trasferimenti "perequativi" dal governo centrale.
Il secondo tributo si chiama invece Tasi (tributo sui servizi indivisibili), con il limite massimo dell’1 per mille (o a scelta del Comune di 1 euro per metro quadrato), ma che si aggiungerà al vecchio tributo solo per le seconde case (forse). In caso di immobile affittato la Tasi dovrà essere a carico dell’inquilino per una quota tra il 10 e il 30% (a scelta del Comune).
Ma sulla casa torna anche l'"Irpef fondiaria", una tassa commisurata sulla rendita catastale. Torna nella misura del 50% per le seconde case. Si divide in due la rendita catastale originaria e si aggiunge il 5% al risultato (se la casa è disposizione di un congiunto); al risultato così ottenuto ai aggiunge un altro 33,3% se la casa invece è vuota. L’Imu rimane anche per le abitazioni principali di categoria A/1, A/8 e A/9 ("di lusso").
Non è finita, ma non dovrebbe riguardare la maggior parte della popolazione. Dal primo gennaio 2014 l’aliquota per la tassazione delle rendite finanziarie passerà dal 20 al 22%, come l'Iva. Si tratta, ad esser precisi, di una tassa sui guadagni, ovvero sulle plusvalenze dell'investimento finanziario; non si paga se si va invece in passivo. L’aumento non riguarda i titoli che già godevano della tassazione 12,5%, ovvero i titoli di Stato italiani ed esteri, i buoni fruttiferi postali, i fondi comuni mobiliari e le polizze vita. In pratica, riguarda le quote azionarie, compresa la quota relativa nei fondi comuni di investimento.
Ma, come dicevamo all'inizio, è sulla sanità che si è scatenata la fantasia macabra del governo. Un miliardo in meno nel 2014, altri 1.550 milioni l’anno successivo, 1.600 milioni nel 2016. Totale, 4.150. E ancora non è entrato in funzione il Fiscal Compact! Tagli che non eliminano gli aumenti dei ticket su farmaci e diagnosi specialistiche, per un totale di ulteriori due miliardi, che dovrebbero essere applicati a partire dal prossimo anno in base alla finanziaria varata dall'ultimo governo Berlusconi (nemmeno due anni dopo la cacciata ha finito di far danni...).

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