Mi
è ancora misterioso il movente del ladro che nel lontano 1974 si dette
pena di forzare lo sportello di una Simca 1000, appena riverniciata con
le mie stesse mani in un giallino “chartreuse” (così recitava il
bidoncino di vernice) al fine di sottrarmi Scheinprobleme in der Philosophie di
Rudolf Carnap. I falsi problemi della filosofia si proponeva di
smascherare l’insensatezza di molte tesi metafisiche e la violenza,
spesso magniloquente, che esse facevano al linguaggio, ma non credo sia
mai stato un bestseller nemmeno ai tempi del circolo di Vienna, quindi
quel furto rimane ancora come un enigma ai miei occhi, a meno che non si
dimostri l’esistenza di una qualche organizzazione segreta e
misteriosofica di heideggeriani.
Però l’episodio mi è tornato in mente stamattina leggendo le cronache
delle dichiarazioni di Renzi e Giovanardi, vale a dire di due delle
migliori intelligenze di cui dispone il Paese, le quali sarebbero state
un esempio perfetto delle modalità con cui il vaniloquio volgare infetta
i piani alti del pensiero e in qualche misura ne costruisce l’aura di
apparente sensatezza. Dunque Giovanardi, fisico delle particelle di
idiozia senza massa, dice che «Il sesso è diventato un bene di consumo e
dunque lo stupro non deve sorprendere». Ora capisco che per un politico
che ha mangiato per decenni nel trogolo del berlusconismo
istintivamente consideri l’appropriazione indebita come un fatto
naturale. Ma se anche fosse possibile l’impresa titanica di dare un
significato chiaro e distinto al sesso “come bene di consumo” (immagino
che persino Giovanardi non ignori che pure nel linguaggio ecclesiastico
la consumazione rispetto al sesso è moneta comune) questo vorrebbe dire
che qualsiasi furto o rapina o violenza trova una qualche
giustificazione. Esattamente come lo stupro di intelligenza che
Giovanardi pratica in modo seriale, anche se naturalmente non si può
dare tutta la croce addosso a uno che è capace di volere, ma non di
intendere.
E veniamo al giovane Renzi, uomo senza macchia e senza paura, capace
di farsi scrivere sul gobbo cose di audacia inaudita. La sua nuova
commedia congressuale si articola su due tesi contrapposte, ognuna delle
quali da sola è capace di raccogliere consenso, ma messe insieme si
elidono e non significano niente. La prima esprime una riserva rispetto
alle larghe intese che dovrebbero essere solo un’eccezione, anche se non
vengono spiegate le circostanze e i limiti della stessa. Bene, gli
umori antiberlusconiani sono soddisfatti. La seconda è che bisogna
andare a caccia dei voti del Pdl e del M5S, perché il Pd non dev’essere
un partito di reduci del passato. Ottimo per i rinnovatori da salotto,
sacrestia, clientela e semplice pancia. Ma questo cosa vuol dire? Per
catturare voti bisognerà in qualche modo adottare tesi e punti di vista
altrui, riproponendo perciò le larghe intese all’interno di un partito
piuttosto che tra partiti. In due parole le due cose insieme non hanno
senso. Ed è anche ovvio che sia così: il vecchio Carnap sosteneva che le
proposizioni metafisiche sono prive di senso perché usano espressioni e
termini che non hanno alcun riferimento empirico. Infatti Renzi si
guarda bene dal parlare di qualsiasi cosa possa essere sospetta di una
minima concretezza: dai suoi turiboli escono solo antinomie create sulla
base di sondaggi, ripulite dalle tracce di realtà e confezionate dagli
spin doctor dei reality.
Appuriamo così che in fondo il povero Giovanardi un qualche barlume
ce l’ha non appena trasponiamo la sua frase: ”La politica è diventata
un bene di consumo e dunque la violenza non deve sorprendere”. In
questo caso possiamo escludere il furto, solo i ciechi non si accorgono
che dentro la confezione non c’è nulla oppure che l’etichetta è
ingannevole: non c’è pericolo che qualcuno apra gli sportelli. Ma magari
qualche sportellata ci starebbe da dio.
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