Che il dispensatore di “praline di ovvietà” – come lo definisce
efficaciemente Crozza – possa incantare il popolo del Pd fa strano ma
non sorprende, ma che la retorica di Matteo Renzi faccia breccia
nell’immaginario e nella “narrazione” dei vendoliani è la conferma di
come la grammatica delle parole possa affermarsi a tutto danno della
sostanza e dei contenuti.
“L'energia della Leopolda mi ricorda il social
Forum che si fece anni fa proprio nello stesso luogo. Un'energia che
vuole interrompere il flusso di quanti vogliono mantenere lo status
quo", ha affermato il capogruppo di Sel alla camera, Gennaro Migliore.
"Per me l'obiettivo è combattere la destra. Se dentro al Pd c'è chi
vuole interrompere le larghe intese ben venga. Renzi, dicendolo, si
assume una responsabilità importante". "Quello che serve è segnare chi
sta pagando questa crisi e chi va difeso”.
Ma alla fulminazione del capogruppo di Sel per
Renzi, si è aggiunta subito anche quella del leader Vendola. “Apprezzo
molto il vocabolario del cambiamento, lo sforzo di uscire fuori dal
pantano e trovare parole adeguate e nuove che restituiscano alla
politica - ha concluso Vendola - la capacità di ricongiungersi alla vita
e di evocare la speranza". “Tuttavia - ha aggiunto Vendola - voglio
dire a Renzi direttamente una cosa: non dimenticare mai che ci sono
delle cose antiche, che vanno nominate con parole antiche: povertà, marginalità sociale, disoccupazione di
massa, e vanno affrontate con spirito e cultura radicale perché le
mille forme di impoverimento della società italiana ed europea
rappresentano veramente un terreno minato su cui rischia di saltare per
aria un assetto di convivenza e democrazia.” “Sul tema delle “larghe
intese - continua Vendola - la considerazione che vorrei rivolgere a
Matteo Renzi è che ‘mai più a larghe intese’ non dovrebbe avere come orizzonte temporale un indefinito domani ma dovrebbe cominciare subito”.
A leggere le valutazioni di Migliore e Vendola
sembrerebbe che non abbiano ascoltato la sostanza delle cose e dei
progetti di Renzi ma che si siano inebriati dell’atmosfera (Migliore) e
delle parole (Vendola).
Renzi ha detto chiaramente una cosa che separa
come una spada i progressisti e i reazionari, i democratici e i templari
della governance: no al proporzionale. Basterebbe questo per
individuare nella filosofia dell’ovvietà distribuita a piene mani un
abisso di separazione e contrasto politico. I sostenitori del
maggioritario – come Renzi e Veltroni – sono responsabili della
demolizione della struttura democratica del paese e funzionali alle
riforme controcostituzionali che si vanno delineando con evidenza.
Questo spiega – come prevedibile – come la manifestazione della Via
Maestra del 12 ottobre abbia già fatto scomparire ogni sua traccia
(gonzo chi ci è cascato e chi ci è andato).
Cassare l’ ingombrantissimo dettaglio sul sistema
proporzionale diventa una scelta di complicità con il peggior orizzonte
possibile. In questo strano paese può accadere che l’affabulazione e un
abile uso delle parole accontentino i cuori semplici del popolo della
sinistra. Ma sono i fatti a dirimere quello che va bene e quello che va
male. E i fatti ci dicono che Renzi, per molti aspetti, può rivelarsi
più pericoloso di Berlusconi.
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