Il destino inevitabile in questo Paese è di doversi occupare giorno dopo giorno della mediocrità. Quindi anche di Odifreddi, cattolico irrisolto e divulgatore scientifico, ma soprattutto prezzemolo nelle minestre mediatiche che ci vengono fornite dal convento italico. Questa volta in occasione dei funerali di Priebke, ha superato se stesso proponendosi come un laico del negazionismo. Insomma non nega del tutto, naviga nel grigio del dico e non dico a quanto pare senza aver mai approfondito l’argomento, come egli stesso ammette. Sembra vittima di quella strana paresi dell’intelligenza che attribuisce la shoa alle sole camere a gas (leggi qui) e in preda a cognizioni parecchio nebulose e decisamente come dire “volgari” nel suo significato più proprio, cioè in base proprio al sentito dire e ai ragionamenti generici contro cui si scaglia.
Ma l’astutissimo Odifreddi sa che la storia la scrivono i vincitori e dunque costruisce le sue tesi e il suo “metodo” (ha persino il coraggio di chiamarlo così) su questa base: poiché la storia dopo il 45 l’hanno scritta gli Usa ecco che viene preso dai dubbi. Infatti egli si scaglia contro gli americani per il genocidio del indiani, 18 milioni di morti. Un momento, ma visto che anche questa storia l’hanno scritta gli invasori europei com’è che conosciamo il numero dei morti pellerossa? Odifreddi non si sofferma su questa aporia del suo ragionamento, né sembra capire che la storia la scrivono i vincitori non significa necessariamente che vengano alterati i dati sui quali convergono troppe fonti, vuol dire che chi prevale afferma i suoi valori e il suo potere: avesse vinto la Germania di certo la Shoa sarebbe stata esaltata come un merito e magari si sarebbe anche forzato il numero verso l’alto.
Ma su questo, il finto laico e cattolico nel torso Odifreddi, pare essere d’accordo: infatti egli tentando di precisare e aggiustare quello che gli è uscito dalla tastiera sembra adontarsi del fatto che solo lo sterminio degli ebrei abbia un ruolo centrale e sia considerato l’ Olocausto per antonomasia. A uno che nelle latebre del proprio cervello, molto matematico come uno dei tanti idiot savant che fuori dai numeri e dalle formulette si rivela decisamente non all’altezza, si sente offeso dal deicidio non dubito che questo sia sconvolgente. Ma se solo riflettesse capirebbe facilmente che i pellerossa non furono sterminati in quanto tali, ma solo perché si voleva strappare loro la terra. E che insomma tra le infinite stragi che si potrebbero enumerare l’Olocausto ha la particolarità di essere il primo ad essere stato perpetato per puro pregiudizio razziale e oltretutto in totale contrasto con gli interessi stessi della Germania. Forse solo l’olocausto degli Armeni in Turchia ha caratteri simili, almeno per quello che conosciamo della storia ben documentata.
Il fatto poi che la Shoa sia servita agli americani, per inaugurare l’epoca della sovranità limitata, non ha alcun serio valore indiziario proprio perché l’operazione doveva avere solide basi per riuscire. Anzi tende a nascondere il cinismo con cui è stato usato l’Olocausto, come si è svenduto il suo monito, per trasformarlo in un banale e degradante giochino di numeri. Cosa che è forse più alla portata umana e intellettuale di Odifreddi. Fatto sta che oggi se gli ebrei tornano in gran numero in Germania, da Israele, dalla Russia, dagli Usa è forse perché nessuno, nemmeno il più incallito dei revisionisti, nega l’Olocausto e nessun governo può nemmeno sfruttarlo in qualche modo come avviene altrove. E dove, al contrario che da noi, i tuttologi e i laici con le nostalgie metafisiche, non fanno fortuna.
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